Il diritto all’istruzione? Ecco perché ha bisogno della libertà di scelta educativa
L’appello del presidente dell’Agesc Frare per la completa attuazione della legge 62/2000: «Guardare ai numeri dell’Ocse»In Italia il sistema scolastico è egualitario sulla carta, ma nei fatti non consente ancora di superare le differenze di partenza tra studenti legate al contesto familiare e sociale, anzi le consolida: non tutti gli studenti hanno pari accesso a un insegnamento di alta qualità e questa disuguaglianza può spiegare gran parte dei divari di apprendimento osservati tra gli alunni più favoriti e quelli svantaggiati. I dati raccolti dall’Ocse dimostrano inoltre come l’alta percentuale di abbandono scolastico in Italia sia determinata principalmente dalle risorse economiche di cui dispongono le famiglie. Perché il sistema formativo italiano possa perseguire gli obiettivi fissati dalla Costituzione, bisogna condividere l’urgenza delle quattro principali questioni giuridiche e normative poste dal documento della Cei, tutte peraltro strettamente concatenate tra loro: la discriminazione degli studenti, per ragioni economiche, nel loro diritto ad apprendere; la non ancora completa attuazione delle prescrizioni della legge 62/2000 per garantire l’autonomia e la sostenibilità delle scuole paritarie, anche in rapporto alla libertà di insegnamento; la mancanza di una effettiva libertà di scelta educativa, sia per gli studenti sia per i genitori, dovuta anche al forte divario economico tra la gratuità della scuola statale e l’onerosità di quella paritaria, che è interamente a carico delle famiglie; la carenza, infine, di un’adeguata valorizzazione professionale dei docenti delle scuole paritarie, penalizzati sotto molteplici aspetti rispetto ai loro omologhi delle scuole statali.
Come affermato dal cardinale Bassetti in occasione del convegno tenutosi a Roma qualche giorno fa e intitolato 'Autonomia, parità e libertà di scelta educativa in Italia e in Europa', «finché gli Italiani non avranno la scelta educativa vera non potranno esercitare fino in fondo la loro libertà educativa. Questo in senso laico non religioso. Perché – ha detto il presidente della Cei – noi non avremo una scuola paritaria finché
non ci sarà un adeguamento economico». Non è un caso che negli ultimi anni siano scomparse oltre mille scuole cattoliche su 9mila e si siano persi oltre 160mila alunni: dati che manifestano la crisi in cui versano le scuole cattoliche senza le quali è doveroso sottolineare il sistema scolastico non starebbe in piedi. Nel suo intervento, sempre a quel convegno, la presidente del Senato Casellati ha ribadito che la cultura costituisce «la più grande ricchezza che ogni individuo può acquisire e mettere a frutto in un percorso di vita aperto al prossimo, alla collettività, al confronto e al dialogo». L’istruzione è «un diritto di ogni persona, che acquista una dimensione e una portata così ampia da realizzarsi con il diritto fondamentale di libertà, dignità e autonomia del singolo individuo».
All’incontro c’era anche l’Agesc con il presidente Giancarlo Frare, invitato come relatore, che ha riflettuto sul valore della persona, il diritto costituzionale alla libertà di istruzione e di insegnamento, la libertà di scelta educativa. «A vent’anni dalla Legge sulla Parità si rende necessario completare il discorso sulla parità tra scuola statale e non statale, superando le decennali contrapposizioni tra scuola statali e paritarie, sulla legittimità del loro finanziamento, sulla loro natura pubblica o privata – ha detto –. Se al centro sta la persona con i suoi diritti alla libertà di insegnamento e di apprendimento, si pone l’esigenza, per le istituzioni, di far sì che quei diritti vengano garantiti. In particolare deve essere eliminata la grave disparità esistente tra alunni con disabilità della scuola statale e quelli che frequentano le scuole paritarie ». Il diritto all’istruzione ha bisogno della libertà di scelta educativa. Sarebbe utile una riflessione, da parte di tutte le Istituzioni, sulla via suggerita dall’Ocse di finanziamenti mirati alle famiglie più povere, o una attenta valutazione di proposte come quella contenuta nel documento della Cei relativa alla determinazione di un «costo standard di sostenibilità per allievo». «Intendiamo – sottolinea il presidente Frare – tornare a chiedere per i genitori la piena libertà di scelta in campo educativo, che la legge 62/2000 non è riuscita ancora a risolvere».
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