Europa, serve un'azione immediata per fermare le stragi in mare

Mentre i leader europei si riunivano per designare i maggiori incarichi alla Commissione UE, una doppia tragedia si consumava nel mar mediterraneo, tra Roccella Jonica e Lampedusa. Nel primo caso il motore di un’imbarcazione, con a bordo cittadini iraniani, afghani e curdo-iracheni, si e’ incendiato provocando un naufragio in cui sarebbero disperse 66 persone, di cui 26 bambini. Nel secondo caso, lungo la rotta che porta dalla Libia all’Italia, su un altro barcone sono stati scoperti i corpi esanimi di 10 persone nella stiva che imbarcava acqua. Morti orrende e ingiuste, vittime dell’inerzia sull’applicazione del diritto internazionale.
Parliamo, infatti, di persone in fuga dall’Afghanistan e da altri paesi in cui i diritti civili e politici sono gravemente conculcati e le violenze contro i cittadini inermi all’ordine del giorno. Parliamo, dunque, di persone aventi diritto d’asilo. Ci chiediamo allora perché non vengano attivati percorsi legali e corridoi umanitari come quelli promossi dalla CEI in questi giorni, attraverso Caritas, insieme alla Comunita’ di Sant’Egidio, alla Tavola Valdese, alle Chiese evangeliche e all’Arci.
Grazie ad essi, 191 profughi afghani arriveranno giovedì in Italia con un volo da Islamabad senza rischi per la loro vita e per quella dei loro figli. Auspichiamo che questa ed altre iniziative possano illuminare le scelte politiche dei leader di tutto il mondo. Dal canto nostro, impegnati come siamo a sostenere il cammino educativo delle famiglie e il valore della vita sempre e in ogni luogo, continueremo a spenderci per una cultura dell’accoglienza e dell’inclusione cristianamente ispirata e riconoscente i diritti universali delle persone.

Umberto Palaia
Presidente Nazionale

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