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Mattarella: «La scuola costituisce una grande e centrale questione nazionale»

Nel discorso inaugurale dell’anno scolastico, il Capo dello Stato ha indicato tra le priorità l’attuazione della libertà di insegnamento. In Italia non c’è ancora eguaglianza tra istituti paritari e pubblici

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’inaugurazione dell’anno scolastico ha voluto offrire alcune 'riflessioni' che ci sembra utile riprendere e sviluppare.

Ha definito la scuola «struttura portante» della società, in quanto «contribuisce in modo determinante a far crescere la loro personalità, a radicare i loro valori, a definire e consolidare le loro speranze, a metterne alla prova intelligenza, socialità, creatività. Vi si prepara il domani della nostra civiltà e della nostra democrazia». Per garantire questi obiettivi è necessario che tutti riconoscano che la scuola «costituisce una grande e centrale questione nazionale. Perché la scuola è motore di cultura e, quindi, di libertà, di eguaglianza sostanziale». È un forte richiamo all’attuazione dei principi costituzionali contenuti nell’articolo 33, che dovrebbero essere a fondamento del nostro sistema di istruzione: «libertà di insegnamento», scuole statali istituite dalla Repubblica, «piena libertà» delle scuole non statali, «trattamento scolastico equipollente» per gli alunni di entrambe le categorie di scuole.

Purtroppo tutti sanno che quanto previsto dalla Costituzione non viene garantito, per cui le famiglie pagano due volte la scuola se scelgono per i figli quella paritaria, desiderando veder «crescere la loro personalità e radicare i loro valori» secondo una concezione ed un’esperienza di vita che liberamente scelgono ('diritto di istruire ed educare i figli', articolo 30).

Sono risultate efficaci le parole del Presidente contro il vandalismo: «Chi, tra di voi, assisterebbe alla distruzione di ciò con cui gioca, del tavolo dove mangia, del letto dove dorme, senza provare un senso di ribellione, di sconforto, di delusione, di dispiacere? Quella distruzione rappresenterebbe una ferita, una violenza alla vostra vita di tutti i giorni. Quando si danneggia una scuola, viene ferita, in realtà, l’intera comunità nazionale».

A maggior ragione la chiusura, per meri motivi economici, di scuole cattoliche forti di una grande tradizione pedagogica è «una ferita, una violenza» che colpisce sia le famiglie, private così di libertà di scelta, che tutto il Paese che perde parte della ricchezza formativa che lo ha costruito generazione dopo generazione. Ancora una volta l’AGeSC chiede alle istituzioni e alla politica a tutti i livelli di farsi carico della difficile situazione della scuola paritaria e di adottare soluzioni adeguate per la sua sopravvivenza e la sua ripresa in modo da adeguarci all’Europa. Anche perché essa, pur tra difficoltà crescenti, continua ad offrire ottima formazione a tutti i propri alunni ed accoglienza a stranieri e disabili in misura crescente, nonostante la diminuzione costante e complessiva degli studenti. Infine sarebbe auspicabile che si celebri l’inaugurazione ufficiale dell’anno scolastico ogni tanto anche in una scuola paritaria, che è 'pubblica' a tutti gli effetti secondo la legge italiana e accoglie comunque più del 10% della popolazione scolastica. A cura di ufficio stampa AGeSC