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Autonomia e parità i grandi assenti nei decreti attuativi della «Buona scuola»

Il presidente Roberto Gontero: peggiorata una Legge che già penalizza la libertà di scelta educativa dei genitori Passi avanti solo per lo statalismo

I decreti attuativi della legge 107 sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri. Le norme sono in attesa della firma di Mattarella, ma il MIUR ha diffuso le schede di approfondimento che ne sintetizzano il contenuto. «Fin dall’inizio del lavoro sulla legge 107/2015 – afferma Roberto Gontero presidente AGeSC – abbiamo sostenuto, nelle audizioni parlamentari e negli incontri con il Ministro Fedeli, che una maggiore valorizzazione del sistema pubblico paritario avrebbe significato non solo affermare un principio strategico per la sostenibilità economica presente e futura dei servizi pubblici d’istruzione nel nostro Paese, ma anche ribadire che uno Stato democratico ha nella libertà di educazione uno dei suoi diritti fondamentali. Non trovarne praticamente traccia nei decreti attuativi significa depotenziarli e perciò disattendere a un reale miglioramento di tutta la scuola». Ancora una volta, grandi assenti sono autonomia e parità.

I passi indietro sul tema dell’autonomia rispetto alla presentazione della 'Buona scuola' sono tantissimi, per cui si può dire senza ombra di dubbio che il sistema scolastico italiano con questi decreti sarà sempre più centralizzato, o meglio, 'statalizzato', perché di spazi e di sostegni al sistema di istruzione paritario non c’è traccia in queste norme. Politici e ministri assicurano sempre attenzione e interventi a favore della libertà di scelta educativa delle famiglie, ma al momento del voto su norme riguardanti la scuola – come nel caso di questi decreti – promesse e assicurazioni vengono dimenticate e tradite. Iniziando dal decreto sul Sistema integrato di educazione e di istruzione fino a sei anni si rileva che gli interventi sono esclusivamente dedicati alle scuole statali. Infatti, la focalizzazione della copertura di tutto il territorio nazionale con il servizio integrato 0-6 ha di fatto escluso il sistema paritario da qualsiasi beneficio. Anzi, limitando l’azione ai soli enti pubblici locali, dove le scuole d’infanzia paritarie sono numerose, si rischia di fatto il progressivo annullamento della loro presenza. Il decreto sulla disabilità, dopo le critiche delle associazioni familiari e di categoria, è stato modificato e migliorato notevolmente. Ma anche in questo caso nulla è previsto per superare l’odiosa discriminazione subita dagli alunni disabili che scelgono le scuole paritarie. Sul diritto allo studio le schede ministeriali dichiarano esplicitamente che certi servizi sono assicurati solo agli alunni delle scuole statali. Ma negando un diritto universale si privilegia una categoria di cittadini discriminandone un’altra e questo confligge con la Costituzione.

Per il resto l’attenzione mira solo alla questione del personale, del suo reclutamento e soprattutto della sua stabilizzazione, con dubbi interventi sulla valutazione degli studenti, specie nelle scuole del primo ciclo. Per l’istruzione professionale poteva essere fatto molto di più. E non solo per questioni occupazionali ma anche per combattere l’abbandono scolastico favorendo l’inclusione.