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School bonus e scuole paritarie: diamo a Cesare quello che spetta a Cesare

La misura penalizza gli istituti non statali perché prevede che le donazioni siano effettuate su un conto corrente del Ministero, che tratterrà un “balzello” del 10%. I Salesiani: «Come Robin Hood, ma al contrario»

Siamo prossimi alla chiusura dell’anno scolastico e vale la pena tornare sulla questione dello School Bonus. Come ha affermato il sottosegretario Gabriele Toccafondi su Avvenire, ci sarà un provvedimento di rettifica circa la necessità di redigere convenzioni con gli enti locali proprietari degli immobili scolastici (necessità comprensibile per le scuole statali, ma insensata per le paritarie), ma è stato nel contempo precisato che non sarà possibile modificare la normativa relativa al versamento delle erogazioni su un conto dello Stato e alla trattenuta del 10% da parte del Miur. Sarebbe quindi opportuno porre in essere ogni tipo di intervento perché nel provvedimento di modifica di cui sopra si provvedesse perlomeno ad indicare due capitoli distinti (attualmente v’è solo il 3.626) per quel che riguarda le scuole statali da un lato e le paritarie dall’altro. Il motivo è lampante e solo al Miur non si sono interrogati al riguardo (o forse si?): per l’edilizia delle scuole di cui è gestore lo Stato, il Miur ha in essere i seguenti stanziamenti (provenienti dal prelievo fiscale, nazionale o europeo che sia, quindi dalle tasche dei cittadini, anche dei genitori i cui figli frequentano le scuole paritarie): 3,9 miliardi di euro per il Fondo Unico, 40 milioni per le indagini diagnostiche, 905 milioni per i mutui Bei, 400 milioni per “Scuole sicure”, 130 milioni per “Scuole belle”, 240 milioni di fondi Pon, 40 milioni di euro per “Scuole antisismiche”, 244 milioni per “Scuole nuove”, cui si sono aggiunti i 64 milioni stanziati dal governo quindici giorni fa. In tutto sono 5 miliardi e 963 milioni di euro (Fonte: sito Miur, sezione Edilizia scolastica).

Ora, che con questa abbondanza di fondi - cui le scuole paritarie non hanno ovviamente accesso - si possa presumere una grande motivazione di ulteriore fundraising delle scuole statali, pare davvero impensabile: più probabile che il 10% delle erogazioni raccolte dalle scuole paritarie finisca a finanziare scuole statali meno intraprendenti delle altre, aggiungendo ingiustizia ad ingiustizia. Per questo, se proprio la norma non si può cambiare, permettendo ai donatori di erogare direttamente alle scuole paritarie ed eliminando il balzello del 10% (che sa tanto di Robin Hood al contrario), sarebbe forse meno irragionevole che il 10% di erogazioni liberali raccolte da scuole paritarie venisse ripartito fra queste ed il 10% di quelle raccolte dalle scuole dello Stato fra le statali. Se c’è la volontà politica, è una cosa che si può fare con la semplicissima indicazione di un diverso capitolo del Miur; viceversa sarebbe il segnale eloquente che nei rapporti di forza all’interno del governo, al di là delle dichiarazioni di facciata, la linea che si impone è ben lontana dal gradimento per l’esistenza delle scuole paritarie e dal rispetto del diritto di libertà di scelta educativa per i cittadini italiani.

don Sergio Castellini - vicepresidente nazionale Cnos/Scuola Salesiani per la scuola

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