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Gontero: «La famiglia di nuovo al centro»

INTERVISTA – IL PRESIDENTE DEL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI DEL PIEMONTE: «CON L’ASSEGNO UNICO SIAMO SULLA STRADA GIUSTA, MA VIGILEREMO SU STANZIAMENTI E TEMPISTICHE. LA SCUOLA PILASTRO DELLA SOCIETÀ»

Nei giorni scorsi il Senato ha approvato in via definitiva la legge delega sull'Assegno unico per i figli, misura universale che assorbe tutti i precedenti sostegni (bonus bebè, assegni familiari per i dipendenti, ecc...), dando un assetto più razionale al complesso delle politiche a favore della famiglia.
L'Assegno unico, che entrerà in vigore il prossimo 1° luglio, sarà erogato fino al compimento dei 21 anni con importo commisurato al numero di fi gli, prevedendo una maggiorazione del 20 per cento a partire dal terzo figlio. In caso di figli affetti da disabilità la cifra sarà maggiorata del 50 per cento e qualora siano a carico della famiglia non sarà soggetta a limiti di età. L'importo mensile, che sarà meglio definito nei decreti attuativi in via di approvazione, dovrebbe situarsi in una forbice tra 150 e 250 euro, con una parte fissa, garantita a tutti, e una parte variabile, in base al reddito della famiglia.
Si tratta dunque di una grande novità per il nostro Paese che finalmente si allinea, o quanto meno si avvicina, ad altre nazioni europee, come Francia, Svezia o Germania, che da lungo tempo dispongono di incisivi strumenti a favore dei f gli conseguendo esiti positivi sul tasso di natalità.
L'Assegno unico rappresenta anche il coronamento dell'impegno del Forum delle Associazioni familiari (ne raggruppa oltre seicento in tutta Italia) nella sua opera di sensibilizzazione della classe politica riguardo all'emergenza denatalità e a tutto quanto ruota attorno ai problemi della famiglia. Di tutto questo abbiamo voluto parlare con Roberto Gontero, presidente del Forum delle Associazioni familiari Piemonte.
Famiglia finalmente al centro?
In Italia sul tema delle politiche familiari scontiamo un'inerzia pluridecennale. Certo, in anni più recenti non sono mancati appuntamenti di notevole visibilità mediatica, come i Family day o gli Stati generali della
famiglia, ma poi, a parte ripetuti proclami e solenni enunciazioni di principio, tutto è rimasto fermo. Adesso è la prima volta che si tocca con mano qualcosa di concreto. Con l'Assegno unico la politica si è finalmente svegliata da un torpore che sembrava irrimediabile. Si può affermare che questo è un successo del Forum delle famiglie che per anni ha premuto sulla classe politica per far comprendere l'importanza di idonee politiche volte a valorizzare la natalità. Ci siamo sempre mossi in maniera bipartisan e debbo dire che sulla necessità di sostenere la famiglia tutto il ceto politico è ormai concorde. Del resto credo sia evidente a tutti che la famiglia non sia di destra o di sinistra, ma una grande risorsa per l'intera società. I figli non possono venir considerati un costo per la finanza pubblica, ma il vero investimento per il nostro futuro. Nulla è più importante di questo.
Cosa cambia con l'Assegno unico?
La nuova misura accorpa tutte i sostegni preesistenti che valevano circa 8,2 miliardi in termini di bonus e detrazioni a favore dei figli. Per la sua realizzazione sono stati messi nel piatto 20 miliardi, molto più di quanto stanziato sinora. Si tratta di un dispositivo unico, in quanto supera la mancanza di organicità che
regnava in materia, ed universale, poiché riguarda tutti, comprendendo anche gli incapienti e i lavoratori autonomi, fino a questo momento esclusi da specifiche detrazioni. Positivo poi che l'erogazione avvenga già a partire dal settimo mese di gravidanza: un messaggio importante per le giovani coppie.
E riguardo agli importi?
Gli importi saranno precisati nei decreti attuativi, in questo momento non vi è ancora certezza sulle cifre. Alcune stime, che circolano in questi giorni, parlano di 161 euro mensili per redditi Isee fino a 30mila euro. Ma, ripeto, per adesso nulla risulta definito, per cui ritengo sia meglio attendere. Di certo come Forum delle famiglie siamo chiamati a vigilare sull'iter di attuazione del provvedimento, lanciando anche qualche iniziativa per mantenere alta l'attenzione della politica e dell'opinione pubblica.
Come pensate di muovervi?
Da tempo abbiamo costituito, a livello di Forum, una speciale Commissione dedicata all'Assegno unico che da mesi opera in raccordo con Stefano Lepri, deputato Pd e principale artefice del provvedimento assieme a Graziano Delrio, e con il ministro delle Pari opportunità e famiglia, Elena Bonetti (Italia viva), che si è impegnata a fondo per giungere all'approvazione del provvedimento. C'è stato un proficuo lavoro di squadra, sancito dal voto sostanzialmente unanime del Parlamento. Adesso la questione sarà di monitorare le diverse condizioni familiari per giungere all'individuazione delle cifre e dei meccanismi più adeguati per
tutelare in modo pieno ed efficace le famiglie.
Tutto bene dunque…
La direzione di marcia è quella giusta. Si tratta di confermare gli stanziamenti previsti e le tempistiche di attuazione. Poi permangono alcuni aspetti da correggere.
Ad esempio?
Come Forum ritenevamo che nel calcolo del contributo non dovesse venir graduato sul reddito Isee, sembrandoci giusto approdare ad una misura veramente universale. Pensiamo cioè che sia un controsenso porre dei limiti reddituali quando si parla di figli e non averne invece quando si tratta di bonus per i monopattini o per le colf. In ogni caso, al di là di questi aspetti su cui bisognerà intervenire, l'Italia comincia ad avvicinarsi a quei Paesi europei dotati di efficaci politiche familiari e validi sostegni per la maternità. D'altronde le cifre parlano chiaro. A fronte di una media Ue di spesa per la famiglia dello 0,9 per cento del Pil, il nostro Paese è fermo ad un modesto 0,4 per cento. Un divario che va assolutamente colmato, anche considerando il recente rapporto della Banca d'Italia che evidenzia, a causa della grave crisi economica, un significativo impoverimento proprio delle famiglie con figli.
Un altro aspetto sono i servizi per la famiglia…
La famiglia va aiutata con risorse economiche, ed è il caso dell'assegno per i figli, ma anche sostenuta con adeguati servizi, a partire dagli asili nido, la cui rete nel nostro Paese va decisamente potenziata. Specie nel Mezzogiorno. Altro punto cruciale è la scuola, con particolare riguardo alla didattica a distanza (Dad) di cui oggi, in tempi di Covid, si fa largo uso e che, comunque, in futuro costituirà probabilmente una modalità di supporto alla normale lezione in aula. Occorre allora investire nella rete telematica, perché oggi troppi giovani non dispongono di infrastrutture adeguate e risultano svantaggiati nel loro studio. L'Italia è in ritardo rispetto a molti Paesi europei. Un dislivello che coinvolge sia la scuola statale, che quella paritaria. Il fatto è che da noi il dibattito in materia scolastica assume spesso un carattere ideologico.
In che senso?
Che siamo ancora a domandarci se scuola pubblica sia solo quella gestita dallo Stato, trascurando realtà non statali, altrettanto decisive nell'istruzione e nell'educazione dei nostri giovani. Talvolta emergono toni da vecchio anticlericalismo ottocentesco. Eppure la legge parla chiaro, quando configura - come accade in larga parte dell'Europa - un servizio pubblico costituito dalle scuole statali e da quelle paritarie. Poco si riflette sul fatto che grazie alla scuola paritaria lo Stato risparmia molte risorse. Una ricerca del 2014 mostra che con un milione di studenti che scelgono la scuola paritaria viene a generarsi un risparmio per lo Stato di circa 6 miliardi. Eppure il contributo statale alle scuole paritarie ammonta a poco più di 500 milioni, cui se ne aggiungono altri 100 a sostegno della disabilità. Una sproporzione assurda. Ma poi c'è un altro tema, che va direttamente ad intrecciarsi con le politiche familiari.
A cosa si riferisce?
Al fatto che da anni si parla di scuole aperte al pomeriggio per offrire maggiori servizi alle famiglie. Una modalità che nelle scuole statali non si riesce a realizzare pienamente e che le scuole paritarie mettono a
disposizione per agevolare in special modo la donna che lavora. Con orari scolastici troppo corti, che lasciano fasce scoperte, non dobbiamo poi stupirci che la percentuale di lavoro femminile in Italia sia più bassa che in altri Paesi Ue. Oggi poi la didattica a distanza sta accentuando le disuguaglianze tra le famiglie.
Occorre restituire alla scuola quella funzione di ascensore sociale che un tempo riusciva a svolgere. Questo è un tema che il Forum ha sempre messo in evidenza e che dopo la denatalità rappresenta la seconda, drammatica questione su cui tutti siamo chiamati a riflettere, perché la famiglia e la scuola sono i due veri pilastri della società.
Come vede il futuro?
Rispetto a dieci o venti anni fa riscontro molta più consapevolezza riguardo ai problemi della famiglia, in
quanto sono meglio compresi i rischi connessi alla denatalità e, quindi, la necessità di approntare adeguate
politiche familiari. Le buone intenzioni devono però venir seguite da scelte concrete e coerenti. Di certo, si nota un cambiamento culturale, ancor prima che politico: la famiglia non è più ritenuta soltanto un fatto
privato, ma se ne riconosce l'indispensabile funzione sociale.

La Voce e il Tempo dell'11 aprile 2021 - Aldo NOVELLINI