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Per le paritarie è il momento del rilancio

L’appello alla politica: la convenzione con il Miur per dare più stabilità alle scuole. No alle promesse elettorali

L’appuntamento elettorale del prossimo 4 marzo, al di là dei facili proclami e degli scenari possibili, impegna il Paese a una analisi e a un approfondimento su una situazione complessa, dagli esiti incerti, che riguarda tra l’altro tutto il sistema delle scuole paritarie italiane, in particolare quelle dell’infanzia.

pedagogica. La legge sulla parità scolastica del 2000 ha certamente contribuito a riconoscere il ruolo pubblico svolto dalle nostre scuole – che sono no profit – ma ha solo in minima parte affrontato il problema della parità economica. Problema oggi aggravato dalla crisi che colpisce molte famiglie, dal forte calo demografico, dalla sempre maggiore complessità gestionale richiesta alle scuole, accompagnata dalla notevole difficoltà nel reperire personale docente con i titoli richiesti dalla legislazione vigente.

L’appuntamento da cogliere è quello di un impegno serio, fattivo, per concorrere a realizzare un dinamico sistema nazionale di istruzione, costituito da scuole autonome statali e paritarie che superi gli obsoleti modelli accentratori e burocratizzati del passato, in grado di affrontare le sfide dell’odierna società, anche sul versante della coesione e dell’inclusione.

La Fism, per il prezioso servizio educativo che le scuole aderenti da decenni svolgono in oltre la metà dei comuni italiani, fa appello alla politica perché a livello nazionale affronti in modo concreto e affidabile l’annosa questione, irrisolta, di un doveroso, adeguato sostegno economico statale, per realizzare, finalmente, la piena parità anche nel nostro Paese.

Molti sono i temi e le questioni aperte, ma la principale è che le scuole dell’infanzia paritarie Fism stanno vivendo un momento quanto mai difficile e decisivo che riguarda la possibilità, o meno, di poter continuare il loro servizio, un servizio, peraltro, assai apprezzato dalle famiglie.

Se le scuole paritarie fossero costrette a cessare la loro presenza, interi territori verrebbero sguarniti di un importante avamposto educativo, di aggregazione e promozione umana e sociale, di una presenza rappresentativa di una grande tradizione È questa una scelta d’interesse generale, o è l’esatto contrario? E a chi giova?

D’altro canto è evidente che il sostegno economico è elemento irrinunciabile della parità. L’inserimento delle scuole paritarie nel sistema nazionale di istruzione, in forza del servizio pubblico svolto, deve comportare equità nell’accesso al sistema, senza condizionamenti economici non solo per gli alunni, ma anche per il personale. Un profilo, quest’ultimo, troppo trascurato. Eppure è fin troppo ovvio che ogni scuola ha costi “fissi”, tra i quali quello per le retribuzioni rappresenta la parte più consistente. Fino a quando tali costi non saranno assunti dalla Repubblica (Stato, Regioni, Comuni nel loro complesso e con riferimento alle rispettive competenze) non si avrà equità nell’accesso al sistema nazionale di istruzione consentendo, così, solo a chi può sul piano economico la possibilità di poter scegliere la scuola, e non a tutti. L’obiettivo da raggiungere, dunque, resta un finanziamento adeguato alle scuole paritarie (ovviamente finalizzato e da rendicontare), in modo da non comportare per le famiglie costi diversi da quelli previsti per la frequenza delle scuole statali.

A tale riguardo, il costo standard (finalmente allo studio ma che necessita di complessi calcoli e conseguentemente di tempi lunghi) è strumento che consente la dovuta trasparenza per un corretto impiego delle risorse economiche della Repubblica per il sistema nazionale di istruzione: è il costo ottimale efficiente per lo sviluppo dell’attività educativa, cioè per l’istruzione di ogni alunno.

È indubbio che il costo standard – calcolato assumendo come riferimento la scuola che garantisce tutto ciò che deve ai costi più efficienti nel quadro del fabbisogno standard – può essere utilizzato quale strumento generale per l’avvio di un processo riformatore dell’intero sistema nazionale di istruzione. In ogni caso, per poter proseguire il servizio – per quanto riguarda le scuole Fism – l’indicazione e la nostra proposta è quella della stipula di una convenzione tra Miur e scuole Fism: convenzione pluriennale, adeguata nell’entità economica, certa nell’erogazione e nei tempi di accreditamento dei fondi, sulla base del numero di scuole e di quello di sezioni per scuola, nonché di un’attenzione particolare alle monosezioni. Questa è la formula che permette di dare più stabilità alle nostre istituzioni – che, ribadiamo, sono no profit – consentendo di operare anche con un credito cedibile.

La convenzione, inoltre, dando garanzia di continuità del servizio al personale promuove il mantenimento di una qualità alta dell’offerta formativa, come ci viene autorevolmente riconosciuto dall’Ocse che definisce il Sistema nazionale dell’infanzia – plurale, integrato – parametro di eccellenza a livello internazionale.

Questo potrebbe aiutare non poco anche l’inquadramento, la programmazione e la stabilizzazione di tutto il comparto zero sei, sia a gestione statale, sia non statale paritario, nella costruzione di un futuro che ci sta a cuore, come cittadini e come Federazione.

Cosa chiediamo dunque alla politica?

Un preciso e reale impegno a completare la legge 62 del 2000 sul versante economico, un impegno che non sia costituito da promesse elettorali.

Il costo standard (finalmente allo studio) consente la dovuta trasparenza per un corretto impiego delle risorse economiche della Repubblica per il sistema nazionale di istruzione

Avvenire del 6 febbraio 2018