Così la scuola cattolica fa crescere i nuovi talenti

Analizzando i dati distinti tra statali, tutte le paritarie e quelle cattoliche, quest’ultime mostrano risultati migliori superiori di 5 punti rispetto agli altri. Dato giudicato «significativo » dallo stesso Invalsi.
Così la scuola cattolica fa crescere i nuovi talenti

Maggior attenzione allo studente (sia in difficoltà sia con potenzialità), coinvolgimento dei genitori, un corpo docente giovane. Sono alcuni degli elementi di forza che emergono dal terzo monitoraggio nazionale sulla qualità della scuola cattolica, che sarà presentato oggi in un webinar dal Centro studi per la scuola cattolica (Cssc), che lo ha realizzato. Un lavoro reso possibile anche dalla collaborazione con il ministero dell’Istruzione e con l’Invalsi, l’istituto nazionale incaricato della valutazione del sistema scolastico. Collaborazione che ha permesso al Cssc di utilizzare i dati raccolti dal ministero con i rapporti di autovalutazione (Rav), un questionario a cui le scuole statali sono obbligate a partecipare, mentre le paritarie non lo sono, ma che, invece, a grande maggioranza hanno voluto compilare: il 68,8% delle elementari, il 73,8% delle medie e il 72,1% delle superiori. «Una partecipazione significativa – spiega Sergio Cicatelli coordinatore scientifico del Cssc – che ha reso possibile mettere a confronto i dati delle paritarie con quelli delle statali ». Unico rammarico per gli estensori del rapporto l’assenza della scuola dell’infanzia, che «rappresenta una parte significativa della scuola paritaria».

Il monitoraggio proposto dal Cssc ha preso in considerazione solo una porzione della mole di dati che il Rav raccoglie. «È una fonte di informazione estremamente importante per conoscere la realtà di una singola scuola», sottolinea il coordinatore. Si è cercato di individuare «aspetti, dati e situazioni – aggiunge Cicatelli – che sono segnali di qualità di una scuola». Ecco allora il capitolo «dirigenti e docenti», assi portanti della scuola. Secondo i dati analizzati ci troviamo davanti a dirigenti di scuola cattolica paritaria più “longevi” nel loro incarico rispetto ai colleghi delle statali (l’anno scolastico di riferimento di tutta la ricerca è il 2016/2017): 8,3 anni nella primaria contro 4,6 anni della statale; e 8,7 nelle medie e 8 nelle superiori rispetto a 4,5 complessivo della scuola secondaria statale. Analogo discorso per la componente docente dove si raggiunge una media di anzianità di servizio di 8,4 nelle elementari, 9,3 nelle medie e 14,7 nelle superiori. Ma, avverte il terzo monitoraggio sulla qualità, la scuola cattolica ha sicuramente un corpo docente più giovane e con entusiasmo di chi è all’inizio della carriera, rispetto alle statali, pagando però le periodiche emorragie di insegnanti dalle paritarie alle statali a seguito dei concorsi. Una considerazione che, però, il monitoraggio volge anche al positivo: «Le scuole cattoliche costituiscono per quantità e qualità un importante vivaio di docenti delle scuole statali». Molto interessanti sono anche i risultati circa le azioni didattiche poste in campo nei confronti degli studenti. «Si può osservare una sorta di tendenza unitaria tra statali e paritarie sotto molti aspetti: modelli comuni di progettazione

all’interno della scuola, adesione all’alternanza scuola-lavoro, iniziative di continuità verticale fra ordini e gradi di scuola, attività di orientamento ». Una differenza sostanziale, invece, si osserva sull’attenzione al «recupero» e al «potenziamento degli studenti più capaci». In campo le scuole cattoliche pongono lo svolgimento dei compiti al pomeriggio anche in presenza di tutor, in tutti gli ordini di scuola con percentuali spesso più che doppie rispetto alle statali. Sul fronte del comportamento degli studenti a scuola, quelle cattoliche paritarie registrano percentuali minori rispetto alle statali in merito a comportamenti irregolari (furti, aggressività, vandalismo e altro). E qui entra in campo anche il rapporto con le famiglie che nella scuola paritaria, pur registrando un lieve calo nel corso degli anni di studio, vede una percentuale di interazione tra scuola e famiglia piuttosto significativa e che non si limita al solo colloquio con i docenti o la consegna della pagella. «Un elemento qualificante» lo definisce il monitoraggio del Cssc.

Ultimo aspetto, certo non per importanza, i risultati delle prove Invalsi per verificare il livello di apprendimento sulla lingua italiana e la matematica lungo il percorso. Analizzando i dati distinti tra statali, tutte le paritarie e quelle cattoliche, quest’ultime mostrano risultati migliori superiori di 5 punti rispetto agli altri. Dato giudicato «significativo » dallo stesso Invalsi.

Prevista oggi la presentazione online dello studio, realizzato anche sulla base dei Rapporti di autovalutazione degli istituti

Avvenire del 29 maggio 2020 - Enrico Lenzi