SCUOLA E DISABILITA’: TRA RITARDI E DISUGUAGLIANZE, SERVE UNA SVOLTA
Nel paese dello Stato che alla burocrazia tutto affida e solo in essa confida, creando procedure, categorie, certificazioni, diritti modulati sulla base di criteri e livelli di reddito incomprensibili perché evidentemente arbitrari, neanche la vita di bambini e ragazzi disabili sfugge a meccanismi implacabili che rendono lungo e faticoso l’iter per vedersi riconosciuto il diritto al supporto educativo.
Ne parla meritatamente Avvenire in questi giorni illustrando le tappe che una famiglia deve percorrere, come stazioni di un calvario, per giungere, in tempi inaccettabili, ad ottenere il sostegno per un figlio disabile.
L’articolo ha il pregio di spiegare che, come spesso accade in Italia, le Linee Guida emanate tra il 2022 e il 2023 dai Ministeri della Salute e dell'Istruzione per ottenere le nuove certificazioni e il profilo di funzionamento avrebbero dovuto sveltire e semplificare l’iter. È accaduto invece che tali Linee guida siano state accolte da alcune Regioni e non da altre, mentre altre ancora le hanno adattate alla prassi locale complicando e burocratizzando un processo che rende impossibile avere interventi efficaci in tempi ragionevoli.
Un genitore deve infatti prima di tutto rivolgersi all'Asl per ottenere un certificato medico diagnostico-funzionale. Una volta ottenuto deve premurarsi di inoltrarlo all'Inps che si riserva 60 giorni per fissare la visita del minore.
A questo punto la Commissione medico-legale dell’Inps, compendia in un verbale di accertamento la condizione di disabilità da trasmettere alla scuola per la richiesta di sostegno e al servizio di Neuropsichiatria infantile (in pratica Asl o Uonpia in quanto enti pubblici) per il rilascio del Piano di funzionamento sulla base del quale, finalmente, l’istituto scolastico può redigere il Piano educativo individualizzato (Pei) ovvero un percorso personalizzato per lo studente con disabilità.
Un gioco dell’oca crudele che sfiora il kafkiano e mette a dura prova il più coriaceo dei genitori, dilatando i tempi di erogazione del servizio di sostegno. A farne le spese ancora una volta il bambino o l’adolescente che deve fronteggiare la propria disabilità per portare a termine il percorso di studi.
Come se non bastasse anche in questo ambito esistono differenze incomprensibili tra scuole statali e paritarie in termini di ore di sostegno educativo finanziate.
Come associazione genitoriale chiediamo, insieme ad altre associazioni, che l’iter parta dalla risposta al bisogno dell’alunno rendendo disponibili per tutte le scuole pubbliche il numero di insegnanti ed educatori necessario a garantire il diritto di tutti gli studenti a partecipare appieno alle attività didattiche. È quanto ha sancito la Corte Costituzionale nel 2010 con una sentenza finora disattesa. La penuria di personale specializzato in neuropsichiatria e psicologia deve portare a protocolli diagnostici precoci, già a partire dalla scuola dell’infanzia, così da garantire poi il sostegno per tutti i gradi futuri senza obbligo di rivedibilità. Obbligo che incredibilmente sussisteva fino a due anni fa per una patologia come l’autismo per cui era prevista una revisione triennale.
Infine, bisogna attivare percorsi per formare un numero maggiore di specialisti e aumentare gli organici delle strutture sanitarie pubbliche ricorrendo alla sussidiarietà e incrementando la presenza di medici nelle scuole che possano valutare tempestivamente e sul campo il problema specifico dello studente.
Continuiamo a dialogare e fare proposte per una scuola che sia luogo di giustizia e amore per tutti i ragazzi che nell’educazione devono trovare la libertà che viene dall’essere a tutti gli effetti parte attiva e partecipe di una comunità educante, solidale e inclusiva.
Umberto Palaia
Presidente Nazionale
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