L’Italia dei bambini poveri «Ripartire da asili e scuole»
Dossier Openpolis e Con i Bambini: lo stato di indigenza assoluta per i minori si è triplicato in soli 15 anni. Le famiglie più bisognose sono anche quelle con i più bassi tassi di scolarizzazioneIn meno di 15 anni la percentuale di minori italiani in povertà assoluta è triplicata, passando dal 3,9% del 2005 al 12% del 2018. Considerando che le famiglie più povere sono generalmente quelle con minore scolarizzazione e che l’incidenza del tasso di povertà risulta doppia nei nuclei in cui il componente di riferimento non ha un diploma, è facile capire perché i figli degli italiani tendono a mantenere lo stesso livello di istruzione dei genitori più spesso della media Ocse (il 66% contro il 42%). Senza contare che nel nostro Paese a un bambino che nasce in una famiglia a basso reddito potrebbero servire anche 5 generazioni per raggiungere il reddito medio nazionale. I dati sono contenuti nel secondo Rapporto sulla povertà educativa minorile in Italia, 'Scuole e asili per ricucire il Paese', realizzato dall’osservatorio Openpolis assieme all’associazione 'Con i Bambini', e presentato ieri all’università di Roma La Sapienza. «Con il secondo rapporto abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sulla presenza e l’accessibilità dei servizi per i minori – spiega Carlo Borgomeo presidente di 'Con i Bambini' –. Questo permetterà una conoscenza sempre più approfondita del fenomeno per orientare le attività promosse dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile».
L’unico modo per invertire la tendenza, evidenzia la ricerca, sarebbe quello di offrire concretamente a tutti i minori, a prescindere dal reddito dei genitori, uguali opportunità educative. Eppure l’Italia risulta quintultima in Europa per le spese destinate all’istruzione. Soltanto per quanto riguarda gli asili, a fronte di una platea potenziale di 1,5 milioni di bambini, sono circa 350mila i posti disponibili (di cui il 90% in asili nido, mentre la parte restante in servizi integrativi). Per di più sulla copertura incide anche un notevole calo della popolazione tra 0 e 2 anni, -16,70% dal 2011 al 2018.
«Il Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, nato grazie a un accordo fra Fondazioni, governo e Forum del Terzo settore, è uno degli strumenti più innovativi per la lotta alle disuguaglianze in Italia – ragiona a margine del- l’incontro Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri –. Il rapporto contribuirà ad accendere ancora di più i riflettori su questa tematica, che deve essere considerata una priorità in un paese civile». «Quando l’ascensore sociale di un Paese è rotto e due terzi dei bambini con genitori senza diploma resta con lo stesso livello d’istruzione, è indispensabile – commenta Vincenzo Smaldore, responsabile editoriale Openpolis – un forte investimento sull’educazione, intesa in senso lato, dalla scuola ai servizi rivolti ai minori».
Avvenire del 11 aprile 2019