Eventualità sempre più rara, ma possibile.
Bocciature, i consigli per i genitori«Ci spiace comunicarle che suo figlio non è stato ammesso alla classe successiva ». È la formula di rito per avvisare le famiglie in caso di bocciatura. Una comunicazione che, se si manterranno le percentuali dello scorso anno, in questi giorni riceverà circa il 7% delle famiglie con figli alle superiori. Poche ( cinque anni fa la percentuale dei bocciati era del 9,8%), ma comunque alle prese con un fallimento che, oggi più che mai, sembra faticosissimo affrontare.
In questi casi, le reazioni più frequenti dei genitori sono tre: c’è chi se la prende con la scuola e con i singoli insegnanti, chi piange e sprofonda nella 'vergogna sociale' e chi opta per severe misure punitive. Tre reazioni diverse ma sempre figlie di una fragilità educativa oggi diffusa e con ricadute pesanti sui figli. Perché, chiariamolo subito, una bocciatura è solo una bocciatura, non è un dramma e non è un giudizio sull’intelligenza o sulla vita del ragazzo. Nell’immedesimazione che oggi c’è tra genitori e figli, frutto di un investimento narcisistico che non ha precedenti nella storia, finisce infatti che l’insuccesso scolastico venga amplificato, drammatizzato, finché non appartiene più solo al vissuto degli alunni ma a quello dei genitori che si sentono loro stessi 'bocciati', segnati dal marchio del fallimento.
Certo, perdere l’anno non è una cosa positiva, infatti io auspico una scuola che esca dalla logica del giudizio. Perché la bocciatura rallenta il percorso del ragazzo, ne prolunga la dipendenza, ne ritarda la conquista dell’autonomia. In più, sul piano psicoevolutivo, un insuccesso come questo lascia sempre una sensazione di inadeguatezza contro la quale i genitori devono rimboccarsi le maniche: ecco perché, nuovamente, è molto importante che la reazione famigliare sia quella giusta. Altrimenti, lo dicono le statistiche, ci sono altissime probabilità che un alunno bocciato ripeta l’esperienza anche l’anno successivo. Occorre quindi tenere a bada l’emotività, non punirlo (la bocciatura è già una punizione) e cominciare subito a ragionare insieme a lui sull’opportunità di cambiare scuola o, magari, sezione, per indirizzarsi su un percorso più adatto e, soprattutto, per non prolungare nel tempo il peso di questo giudizio, cosa inevitabile se si resta nella stessa scuola, con gli stessi insegnanti. Se la famiglia reagisce nel modo giusto, una bocciatura si supera e per il ragazzo può iniziare un percorso di maturazione. Non per niente sono numerosi i casi di 'bocciati illustri', persone che poi hanno raggiunto ottimi risultati nello studio e nella professione. Ma questo può accadere solo se non ci facciamo travolgere dall’emotività e dalla rassegnazione.
Avvenire.it del 29 giugno 2019