Diplomati magistrali, 43mila posti a rischio
Domani nuovo incontro al Ministero Già proclamato lo sciopero per lunedìVia al concorso presidi, con oltre 7mila candidati in meno rispetto al 2011. Fedeli: «Presto rinnovo contratto»
Due i fronti caldi per la scuola in questo avvio di 2018: il “caso” dei diplomati magistrali esclusi dalle Gae e l’avvio del concorso per dirigenti. Mentre ieri la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha annunciato un’accelerazione nel rinnovo del con-tratto: «Puntiamo a sottoscriverlo in tempi rapidi: le risorse ci sono, nella legge di bilancio sono stati fatti importanti stanziamenti. Il rinnovo è una questione di giustizia, un atto doveroso nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche delle nuove generazioni e avverrà nella cornice dell’intesa del 30 novembre 2016».
Ma torniamo alle spine. Sul destino di migliaia di diplomati magistrali ante 2002, esclusi da ruolo e graduatorie a esaurimento da una recente sentenza del Consiglio di Stato, riprende domani al Miur il confronto coi sindacati. Al tavolo del sottosegretario Vito De Filippo saranno valutati gli effetti della sentenza che, secondo la Flc-Cgil ha segnato «una pagina terribile della storia della scuo- la». In sostanza, stando al sindacato autonomo Anief, sono 43.600 gli insegnanti inseriti con riserva nelle Gae della scuola dell’infanzia e della primaria a seguito di altre sentenze dello stesso Consiglio di Stato, poi ribaltate dall’ultima. «Andamento ondivago» che, secondo la segretaria nazionale della Cisl Scuola Maddalena Gissi, colpisce migliaia di docenti per i quali il sindacato auspica «una soluzione che saldi la tutela dei lavoratori e le esigenze di continuità didattica ». Il rischio, infatti, è che l’applicazione della sentenza porti alla risoluzione dei contratti stipulati con riserva, che, sempre secondo Anief sarebbero stati 5.300 negli ultimi due anni. Gli unici sicuri di mantenere il posto sarebbero, in definitiva, i circa 2mila insegnanti destinatari di sentenze favorevoli passate in giudicato.
Al sottosegretario De Filippo toccherà ricercare una soluzione condivisa dai sindacati che, in caso contrario, hanno già minacciato la mobilitazione. Alcune sigle (Anief, Adida e Mida) hanno già proclamato lo sciopero per lunedì 8 gennaio, giorno di ripresa delle lezioni dopo le vacanze di Natale. Stando a indiscrezioni, sembra che tra le soluzioni possibili del pasticcio venutosi a creare, ci sia quella di lasciare in cattedra gli insegnanti fino al termine dell’anno scolastico.
Secondo fronte caldo aperto al Miur è il concorso presidi. Al 29 dicembre, ultimo giorno utile, sono state inoltrate 35.044 domande mentre i posti a bando sono 2.425. Atteso dal 2011, il concorso, nelle intenzioni della ministra Fedeli, «darà una risposta effettiva al problema delle reggenze» che sono 1.748, mentre i presidi in servizio sono 6.792 e i posti vacanti 1.189.
Pur facendo «il tifo per il concorso» è cauto il giudizio del presidente dell’associazione presidi Disal, Ezio Delfino, che non manca di sottolineare la notevole diminuzione del numero di candidati al concorso rispetto al 2011. Allora furono 42.158, oggi 35.044, con una perdita secca di 7.114 aspiranti dirigenti scolastici. «Attendiamo questo concorso da così tanto tempo e troppi sono stati gli annunci puntualmente disattesi, che in molti non ci credono più», è il primo, amaro, commento di Delfino. Che ricorda come, già nel 2013, l’allora ministra Maria Chiara Carrozza promise solennemente di bandire la selezione entro il 31 dicembre di quell’anno. Cosa effetti-vamente verificatasi due governi (e altrettante ministre) dopo.
«Seconda ragione della disaffezione per il nostro lavoro – riprende il presidente di Disal – è la burocratizzazione che, soprattutto negli ultimi anni, ha snaturato la professione, appesantita da una mole sempre più invadente di adempimenti e responsabilità burocratiche piuttosto che educative».
Infine, il terzo problema che, secondo Delfino, avrebbe scoraggiato tanti potenziali candidati, è legato allo scarso trattamento salariale riservato ai presidi, inferiore alle buste paga di altri dirigenti statali a loro equiparati. Anche i 96 milioni recuperati nella legge di stabilità 2018, che dovrebbero portare a una progressiva armonizzazione degli stipendi entro il 2020, secondo Delfino sono «soldi che ci spettavano, non un vero e proprio aumento». Infine, un grosso punto di domanda Disal lo pone in capo anche all’obiettivo principe del concorso, aggredire il fenomeno delle reggenze a partire dal prossimo anno scolastico. «Sarà praticamente impossibile», sentenzia Delfino, il quale ricorda che il 27 febbraio si conoscerà la data della prova preselettiva. Cinque giorni dopo si andrà alle elezioni politiche e questo farà allungare le procedure. «Se tutto andrà bene – conclude Delfino – i tempi si sposteranno avanti di almeno un anno. Detto questo, facciamo il tifo per il concorso e la ministra, che almeno è riuscita a bandirlo e auspichiamo si dimostri determinata nel portarne avanti le procedure».