Stato-buono e privato-cattivo? No, il pluralismo è un valore
Lo Stato non è e non può essere l’unico garante del bene comune, che è invece responsabilità di tutti i cittadini e di una comunità civile formata da diversi attori.Gentile direttore, lei ci ha insegnato da sempre che i giornali sono strumento di dialogo oltre che di informazione, quindi vorrei condividere con lei qualche riflessione riguardo l’editoriale che l’11 gennaio scorso ha affidato a Massimo Calvi e titolato «Le responsabili concessioni» spiegando bene che si tratta de «Il caso 'Autostrade per l’Italia' e molto di più» ( tinyurl.com/respconc ). Un titolo azzeccatissimo per un pezzo altrettanto d’effetto che mette in risalto non solo e non tanto la questione serissima riguardante la gestione delle autostrade, ma va oltre e mette al centro la gestione privata e l’interesse pubblico. Oggi in Italia un dibattito purtroppo molto nascosto e mimetizzato è proprio quello che trasferisce l’immagine di un Paese nel quale l’interesse pubblico è in contrasto con quello privato e, viceversa, che quello privato confligge con quello pubblico. Lo Stato non è e non può essere l’unico garante del bene comune, che è invece responsabilità di tutti i cittadini e di una comunità civile formata da diversi attori.
La contrapposizione tra Statobuono e privato-cattivo paralizza tutto, fa cadere ombre sospette su tutto e deresponsabilizza anziché responsabilizzare. C’è un privato sociale, organizzazioni che nascono dalla società civile che meritano promozione, non sospetto. Io, come genitore, mi occupo di scuola, di scuola statale e paritaria e la parola che più difendo e affermo è 'pluralismo', pluralismo di idee, pluralismo che è dentro il nostro Paese, dentro la sua creatività non solo in campo scolastico. Pluralismo come passo avanti, responsabile, che afferma la diversità quale valore, occasione di incontro e di lavoro comune. Insomma pluralismo quale pari opportunità e incontro con l’altro in pari dignità, perché siamo tutti esseri umani. Chi lavora con responsabilità e intelligenza non teme il 'controllo' dell’Autorità, anzi lo ricerca quale riconoscimento di stima. Non cadiamo in un clima rancoroso, di sospetto, ma promuoviamo e riconosciamo un Paese, come ha scritto Calvi, dove «la ricostruzione della fiducia e della necessaria tensione etica è possibile solo se tutti i soggetti, cittadini, società civile, privati e articolazioni dello Stato, si assumono il compito della responsabilità cui sono tenuti ».
Maria Grazia Colombo - Vicepresidente nazionale Forum delle Associazioni familiari