Paritarie a rischio: subito il fondo

Le famiglie sono in difficoltà a versare le rette. «Ma gli stipendi agli insegnanti vanno pagati», ricordano le scuole. Che chiedono modifiche urgenti al decreto “Cura Italia”
Paritarie a rischio: subito il fondo

La chiusura prolungata delle scuole, molto probabilmente fino all’inizio del prossimo anno scolastico, rischia di avere un effetto letale per tanti istituti paritari, che si sostengono con le rette versate dalle famiglie, molte delle quali versano in grave difficoltà economica proprio a causa della sospensione di gran parte delle attività produttive. «I genitori non riescono più a versare le rette, ma noi gli stipendi agli insegnanti dobbiamo pagarli lo stesso», è stato il grido d’allarme dei gestori delle scuole paritarie. Un appello fatto proprio dalla Conferenza episcopale italiana, che ha lanciato la proposta di un fondo straordinario destinato agli istituti paritari, oltre alla detraibilità fiscale delle rette. L’iniziativa è stata resa pubblica dal sottosegretario Ivan Maffeis, con un articolo su Avvenire di ieri, in cui si ricorda come «intervenire oggi è l’ultima campanella». Questi temi sono stati messi sul tavolo della maggioranza di governo, durante il vertice di mercoledì convocato dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Alla quale la Regione Lombardia ha chiesto ieri un contributo di 100 euro al mese per ogni bambino iscritto agli asili nido e alle scuole dell’infanzia parificate e accreditate.

«Finora le paritarie sono state dimenticate dal decreto “Cura Italia” », denuncia la presidente della Fidae, Virginia Kaladich. Che ricorda i “contributi” erogati dallo Stato per far fronte all’emergenza in atto. «Per la sanificazione delle scuole – elenca la presidente della Federazione delle attività educative – abbiamo ricevuto 4,5 euro per alunno, mentre altri due milioni di euro sono stati destinati all’acquisto di pc e tablet per la didattica a distanza. Facendo i conti, si tratta di un contributo di 2,5 euro a testa».

Analogo discorso, sottolinea la presidente Kaladich, vale anche per gli insegnanti delle scuole paritarie. Contrariamente ai colleghi

degli istituti statali, non hanno ricevuto la “card del docente” di 500 euro, che molti in questo periodo stanno spendendo proprio per acquistare device e connessioni per le lezioni online. «I nostri docenti non si tirano certo indietro e continuano ad erogare un servizio che, per legge, è pubblico – sottolinea la rappresentante della Fidae –. Solo che lo fanno con mezzi propri e tanti ci stanno dicendo di essere in grave difficoltà a sostenere anche questi costi».

Quello della Cei è stato un «richiamo di concretezza al Parlamento», per Luigi Morgano, segretario della Fism, la Federazione delle scuole materne non statali, presenti in più di 4mila Comuni con oltre 9mila scuole, tra materne e servizi educativi, per circa mezzo milione di bambini iscritti e 40mila dipendenti. «La settimana prossima – ricorda Morgano – la Camera comincia la discussione del decreto “Cura Italia”, nel quale le scuole paritarie sono totalmente assenti. Una lacuna da colmare, se vogliamo salvaguardare un patrimonio educativo che anche l’Ocse considera parametro di eccellenza a livello internazionale. Le nostre scuole – sottolinea Morgano – sono enti non profit, ma devono sostenere una serie di costi fissi che, nella situazione di crisi attuale, stanno diventando insopportabili. I nostri alunni, le loro famiglie, le nostre educatrici non sono di serie “B”. È una questione di equità e di rispetto per l’utenza, composta anche da fasce popolari e da famiglie incapienti. Anche loro colpite dall’emergenza coronavirus».

Avvenire del 17 aprile 2020 - Paolo Ferrario