Libertà di educazione. «L’Italia è uno dei peggiori esempi in tutta Europa»

Intervista a Rodrigo Melo, presidente dell’associazione europea che si batte per la libertà di educazione (Ecnais): «L’Europa ha bisogno delle scuole indipendenti. Ma bisogna combattere una battaglia a livello ideologico»
Libertà di educazione. «L’Italia è uno dei peggiori esempi in tutta Europa»

«Non è possibile modernizzare l’educazione in Europa senza l’aiuto delle scuole indipendenti. C’è una battaglia da combattere, soprattutto in Italia, dove l’ideologia che le avversa è forte». Parla così a tempi.it Rodrigo Melo, presidente dell’associazione Ecnais (Consiglio europeo delle associazioni nazionali delle scuole indipendenti).

Mentre in Italia si consuma il dibattito sulla autonomia differenziata, con toni da melodramma per ciò che riguarda la scuola, quasi si corresse il rischio di rovinare un gioiello di famiglia (mentre abbiamo a che fare con vero e proprio sistema in agonia….), in Europa si ragiona su libertà di scelta educativa, parità scolastica e rinnovamento dei sistemi di istruzione (temi a cui Tempi ha dedicato uno speciale nel numero di ottobre).

Il 5 febbraio scorso si è tenuto presso il Parlamento europeo un importante incontro, promosso da Ecnais. «Vogliamo che il Parlamento Europeo capisca quanto è importante l’educazione indipendente».

Presidente, come è nata l’idea dell’audizione del 5 febbraio al Parlamento Europeo sulla libertà di educazione?
L’idea di un’audizione al Parlamento Europeo è nata nel 2014 e si è tenuta per la prima volta nel gennaio 2015. La Confederazione per l’istruzione e la formazione portoghese aveva cominciato a celebrare la Settimana nazionale della scelta scolastica. Per aprirla a più persone, l’Associazione nazionale delle scuole indipendenti portoghesi la propose a Ecnais, che la accolse molto bene e addirittura propose di fare qualcosa di simile a livello europeo. L’educazione indipendente è fondamentale per concretizzare il diritto di educazione/istruzione e un evento all’Europarlamento serve a promuovere la diversità all’interno dei diversi sistemi di istruzione.

La libertà di educazione è rispettata in Europa?
Dipende dai paesi. In alcuni Stati è prevista nella Costituzione, sia come diritto di offrire istruzione che come diritto di ricevere fondi pubblici, mentre in altri paesi esiste il diritto di istituire scuole ma non quello di ricevere fondi. Comunque, in tutti i paesi c’è un dibattito che si sta svolgendo intorno al ruolo dello Stato come regolatore delle scuole indipendenti. Ci sono tre aree di discussione che avranno un impatto sulla libertà di educazione: la situazione delle religioni a scuola, la mancanza di insegnanti unita all’attrattiva della carriera da docente e la verifica della qualità dell’istruzione.

Il 5 febbraio ha parlato del ruolo delle scuole paritarie nella modernizzazione europea. Sono collegate?
Il settore delle scuole indipendenti rappresenta il 18,7% del totale della popolazione scolastica (in primaria e secondaria) in Europa. È considerato come un settore molto innovativo, orientato alla qualità e vicino alle persone. Quindi il tentativo di migliorare l’educazione in Europa non potrà avere successo se non si terranno in considerazione le scuole indipendenti e il contributo che esse possono apportare alla discussione. Esiste poi un trend evidenziato dalle statistiche europee: anche se con variazioni tra paesi, la percentuale di studenti che frequentano scuole indipendenti è in crescita, lenta ma costante. Questo significa che i genitori vogliono scegliere e scelgono. Non è possibile modernizzare l’educazione in Europa senza i genitori e le scuole che loro scelgono. Inoltre, le scuole indipendenti sono prima di tutto fondate su progetti con valore educativo. E questo va al cuore dell’Europa. Un’ Europa di popoli uniti nella diversità: questa è un’immagine che si adatta molto bene alle scuole indipendenti. Scuole di e per i genitori, unità nella diversità di valori e credo.

La libertà educativa è un diritto riconosciuto da numerosi pronunciamenti ufficiali europei e internazionali, ma ancora diversi Stati, tra cui l’Italia, nei fatti non la riconoscono pienamente. Perché?
Come nel caso di tutti gli altri diritti umani, anche per quanto riguarda la libertà di educazione riconoscimento e concretizzazione sono il risultato di un processo storico sociale. Attraverso Ecnais i nostri associati imparano come questi processi sono avvenuti in differenti paesi. Le principali ragioni per cui alcuni Stati e persone osteggiano la libertà di educazione sono: la paura di perdere il controllo su cosa accade nelle scuole (aspetto che capita più nel nord Europa); ragioni politiche legate ai sindacati dei docenti e ai partiti di sinistra (questo accade più nel Sud Europa). Le associazioni nazionali di scuole indipendenti hanno un’importante ruolo da giocare in questo settore. Dobbiamo aiutare innanzitutto a superare la paura e cercare di trovare un bilanciamento a livello politico.

Concretamente, cosa si può fare per favorire una reale libertà di educazione in tutti i Paesi europei? Quali ostacoli vanno rimossi?
C’è una battaglia ideologica da combattere. Da una parte è importante mettere in chiaro che cos’è l’educazione indipendente, dall’altra dobbiamo chiedere con forza di essere parte delle discussioni che stanno andando avanti sull’educazione. Questo è un compito che gli associati di Ecnais stanno cercando di portare avanti a livello di Unione Europea, ma l’istruzione è competenza degli Stati membri e quindi tantissimo può essere fatto solo a livello nazionale. È ad esempio importante la “capacity building”, i rapporti con governi e amministrazioni, attività che si rivolgono all’opinione pubblica, prendere parte alle discussioni sul tema educativo: tutto questo deve essere fatto in modo sistematico e professionale.

In un intervento del convegno di febbraio si parla di “indice di libertà educativa”: quando si può dire che in un paese c’è reale libertà educativa?
L’indice di libertà educativa è uno strumento molto importante che Oidel ha sviluppato in questi anni. Secondo me, c’è libertà di educazione quando le organizzazioni della società civile possono proporre un’offerta educativa basata su valori, ufficialmente riconosciuta e senza pesi che ne riducano la portata. Inoltre, è fondamentale che i genitori possano scegliere tra differenti offerte educative senza limitazioni di sorta.

Qual è il paese europeo che meglio attua la libertà educativa? Quando parliamo di finanziare la scelta dei genitori Olanda, Danimarca e Finlandia sono esempi molto interessanti. In Olanda e Finlandia le scuole indipendenti ricevono gli stessi fondi di quelle statali (o municipali in Finlandia). In Danimarca ricevono il 75% e possono chiedere rette ai genitori. In questi paesi, fondi pubblici a scuole indipendenti sono in essere da oltre 100 anni. Fondi pubblici vengono assegnati anche in Repubblica Ceca, Polonia, Spagna (solo alcune scuole, le “concertados”), persino in Turchia. In nazioni come Portogallo e Spagna è molto facile anche aprire una scuola indipendente (anche se senza fondi pubblici), perché i requisiti sono facili da adempiere. Un requisito importante è certamente la qualificazione dei docenti e la loro assunzione, e sotto questo aspetto l’Italia è uno dei peggiori esempi dato che le scuole indipendenti dipendono dai corsi abilitanti dello Stato.

Quale contributo può offrire Ecnais al dibattito sulla libertà di educazione in Italia?
Ecnais ha nella sua missione il compito di supportare le associazioni nazionali. Questo supporto è dato nel modo in cui le associazioni nazionali ritengono più utile. Le faccio alcuni esempi: Ecnais ha conferenze nei diversi paesi con un tema generale concordato con la locale associazione, in modo da avere visibilità pubblica. Questo è stato molto importante, per esempio, in Ucraina, quando svolgemmo una conferenza a Kiev nell’aprile 2018. Incontrammo il ministro dell’Educazione e le autorità competenti nel settore educazione della capitale. I documenti Ecnais su differenti temi possono aiutare le associazioni nazionali a mostrare ai politici cosa accade in altre nazioni come strumento di aiuto all’impegno per migliorare la situazione. Un esempio è il documento sulle restrizioni di scuole indipendenti che abbiam realizzato per l’associazione nazionale svedese per difendere le scuole religiose dall’ipotesi di limitarle. In ultimo, Ecnais può anche usare direttamente la sua voce per supportare misure migliorative o condannare quelle peggiorative. Lo abbiamo fatto nel 2016 in Grecia, quando scrivemmo al governo e alla Troika in un momento in cui Atene voleva restringere le scuole indipendenti attraverso eccessive tasse e leggi sul lavoro.

Tempi - Marco Lepore 18 febbraio 2019