La «scuola» delle baraccopoli
A Maputo Avsi lavora per il presente e, soprattutto, il futuro dei bambiniAvviato nel 1999 il progetto opera in collaborazione con associazioni locali. Intervento emblematico, in uno dei quartieri più poveri la riqualificazione di un istituto primario con 2mila alunni e 100 insegnanti, oggi diventato un’oasi di bellezza
Le baraccopoli di Maputo si estendono per decine e decine di chilometri ad accogliere quasi un milione di persone: famiglie composte da 5 o 6 membri, con un reddito mensile di circa cento euro; case con tetto e pareti in lamiera e su terra battuta; fognature e servizi igienici inesistenti quasi; acqua da andare a prendere ogni giorno alla fontana; spazzatura fino alle ginocchia a ogni pioggia; inalazioni di emissioni nocive a causa dell’uso del carbone per cucinare e incedi delle discariche. In questa parte chiamata la “città di caniço“ (bambù) in contrapposizione alla “città di cemento”, la parte dei coloni, Avsi ha cominciato a lavorare nel 1999 per iniziativa di quattro giovani mozambicani che volevano aiutare i bambini delle famiglie più vulnerabili. Iniziato con poche decine di bambini e senza sede, oggi il programma di “Sostegno a distanza” ne supporta mille e conta su un centro attrezzato, con un campo da calcio, la mensa, una sala multimediale e una informatica, collabora con più di venti scuole primarie e forma centinaia di insegnanti.
«Quando mi chiedono quale sia la nostra ricetta – osserva Domingos Chissano, uno di quei quattro giovani e ora direttore di Khandlelo, l’associazione locale partner di Avsi – rispondo avere a cuore il destino di questi bambini. Su questo fondiamo un programma nutrizionale, garantiamo loro assistenza medica, li aiutiamo nei compiti e con il materiale scolastico, promuoviamo lo sport, attività culturali e ricreative, li seguiamo uno ad uno con le famiglie ». Nel corso degli anni, Avsi e Khandlelo hanno sistematizzato questo approccio fondato sulla concezione dello sviluppo umano integrale che considera l’individuo, la famiglia e la comunità come un insieme interconnesso. Nel distretto di Nhlamankulu, popolato da più di 150mila persone, grazie al piano di sviluppo locale integrato elaborato con e per il municipio, è stato possibile generare collaborazioni con altre 38 istituzioni tra autorità locali, associazioni locali e internazionali, agenzie come la Cooperazione Italiana, quella tedesca e la Ue, fondazione come la Fondazione Real Madrid, imprese private, università… Così si sono realizzati interventi in vari ambiti: formazione professionale e creazione di impiego per i giovani; aiuti alle imprese; formazione e rafforzamento delle organizzazioni della società civile; miglioramento della qualità dei servizi educativi; protezione ambientale, gestione rifiuti e raccolta differenziata; promozione delle donne, della cultura e della pratica sportiva; accesso all’energia pulita; costruzione o rifacimento di strade, drenaggi, scuole, piazze, centri di svago, latrine, punti di accesso all’acqua.
Un intervento emblematico ha riguardato la riqualificazione di una scuola primaria, per 2mila alunni e 100 insegnanti, nel cuore di uno dei quartieri più poveri che è stata trasformata in un’oasi di bellezza. Halima Cumbane, assistente sociale Avsi, ricorda: «Avevamo chiesto a tutte le classi di aiutarci a disegnare il logo del progetto “Educare attraverso la bellezza”. Con nostro stupore, la maggior parte dei bambini ha indicato la loro scuola come simbolo di bellezza. Pensare che era una delle più decrepite della capitale. Ma era naturale che i bambini indicassero la loro scuola dove potevano giocare e sentirsi bambini in contrapposizione alle case fatiscenti, all’abbandono cui sono destinati». Oggi quella scuola, Unidade 13, è diventata una delle più belle di Maputo, non si allaga più e ha aiuole fiorite.
Avvenire del 10 settembre 2019