Figli a casa, allo studio rimborsi

Il governo dopo la scelta di chiudere le scuole: voucher e congedi per genitori. Pronte misure dalla Toscana Le associazioni dei disabili: assicurare la continuità didattica dei più fragili con insegnanti a domicilio
Figli a casa, allo studio rimborsi

LA DECISIONE

Conte: faremo aggiornamenti prima di riaprire, servirà proporzionalità. Chiuso il caso con la comunità scientifica. L’Iss: sacrificio da fare. Il Css: valutare lo scenario epidemiologico giorno per giorno Mamme e papà si organizzano, in Rete e su WhatsApp, anche grazie ai nonni.

I pediatri: attenti all’overdose digitale per gli adolescenti

Una decisione sofferta, che andrà monitorata giorno dopo giorno. Il governo indica due criteri, «adeguatezza e proporzionalità », per capire come valutare la chiusura di tutte le scuole, in vigore da ieri. E annuncia, per le famiglie che dovranno gestire da casa i figli in una situazione senza precedenti, un pacchetto di misure ad hoc per l’emergenza. «Sto pensando a possibilità di sostegno per i costi delle baby sitter, con i voucher » ha spiegato il ministro per la Famiglia, Elena Bonetti, ipotizzando anche «congedi straordinari per i genitori» e confermando al termine del Consiglio dei ministri che «già la prossima settimana avremo qualche proposta da mettere in campo ». Intanto, si è già mossa la Regione Toscana, che ha previsto un sostegno al personale sanitario in questi giorni al lavoro per l’emergenza coronavirus: chi è costretto a coprire con baby sitter l’assistenza ai figli per via della sospensione delle lezioni, riceverà un rimborso.

Strappo ricucito con la scienza

«È stata fatta la scelta di sospendere l’attività scolastica fino al 15 marzo, con la possibilità di rimodularla in base a quello che sarà lo scenario epidemiologico che andremo a verificare giorno per giorno» ha sottolineato Franco Locatelli, presidente del Css, il Consiglio superiore di Sanità, che ha sintetizzato la fase che stiamo vivendo nella formula «uniti, ma distanti». Dopo i dubbi filtrati nella giornata di mercoledì, ieri le massime autorità sanitarie del Paese hanno chiarito la loro posizione. A parlare è stato anche il numero uno dell’Iss, l’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, che da giorni accompagna nei suoi briefing quotidiani il commissario all’emergenza, Angelo Borrelli. «Mai detto» che la chiusura delle scuole sia inutile, ha precisato. «È un sacrificio che serve e va fatto». Tra gli aspetti su cui gli esperti avrebbero espresso elementi di incertezza, ci sarebbe stata anche la durata necessaria della sospensione dell’attività scolastica. Il problema resta legato al fatto che «non ci sono ancora dati certi in merito agli effetti sul contenimento dei contagi. Ma quanto deciso in Consiglio dei ministri non differisce dalle considerazioni espresse dal Comitato scientifico». Caso chiuso, dunque, tanto più che Conte, nel monitoraggio del provvedimento, ha sottolineato come «in prossimità della scadenza della riapertura delle scuole, faremo un aggiornamento», al fine di evitare le polemiche suscitate dalla decisione presa due giorni fa, con effetto immediato.

Cosa succede nelle case

Sono giorni in cui i genitori si autoorganizzano, magari in rete e tramite

WhatsApp, per rispondere alle richieste dei figli, mentre il canale tra scuola e famiglia è stato attivato in buona parte del Nord, dove le quarantene sono in corso ormai da quasi due settimane, e andrà monitorato nel resto d’Italia, dove però sia i progetti di dididattica a distanza sia le connessioni di rete sono meno sviluppate. Cruciale l’appoggio dei nonni. L’obiettivo è trovare una mediazione tra gli obblighi di legge e le necessità dei ragazzi, magari ritrovandosi in gruppi più ristretti per evitare che gli adolescenti deleghino definitivamente alla virtualità di chat e social la gestione delle amicizie e degli affetti, andando in “overdose” digitale. Ieri intanto sono state le associazioni dei disabili a tornare sulla chiusura prolungata degli istituti, chiedendo interventi precisi. Sono molte, infatti, le richieste di aiuto arrivate dai genitori di bambini e ragazzi più fragili, come raccontato da Avvenire nei giorni scorsi. Per Fish e Fand, in particolare, occorre una direttiva che consenta alle istituzioni scolastiche di attivare «al domicilio degli alunni con disabilità, e in accordo con le famiglie, la continuità didattica attraverso gli insegnati di sostegno».

Avvenire del 6 marzo 2020 - Diego Motta