«Un libro, una matita, un bambino possono davvero cambiare il mondo»

Al termine dell’anno scolastico, i genitori della scuola cattolica rilanciano la loro presenza negli istituti
«Un libro, una matita, un bambino possono davvero cambiare il mondo»

In molti Paesi è un “dono”, in altri è l’unica via per un “riscatto” sociale, in altri ancora rimane purtroppo un miraggio, se non addirittura un luogo “negato”. La scuola, di cui noi genitori di Agesc, ci sentiamo parte, è un mondo in evoluzione che ha bisogno di essere continuamente scoperto e vissuto, ma anche valorizzato e considerato per quella grande opportunità che offre. In modo particolare nel nostro mondo occidentale, questo aspetto dovrebbe essere continuamente tenuto presente e ribadito. È una riflessione che ci viene in questo tempo di esami, che per migliaia di giovani, in Italia come in tanti altri Paesi, segna un passaggio importante.

In Cina per la maturità si arriva addirittura a chiudere le strade perché gli studenti non vengano disturbati durante il grande impegno della loro prova finale. Nulla deve turbare il lavoro intellettuale, la serenità, la concentrazione dei ragazzi, considerati da tutti come la principale risorsa del Paese. Ma non dappertutto le cose stanno in questo modo: paese che vai, cultura e scuola che trovi, ed anche talvolta, purtroppo, scuola che “non” trovi, come ancora oggi avviene in molte realtà nelle quali discriminazione, povertà, fanatismo ideologico o religioso privano tanti giovani della cultura scolastica o proibiscono alle donne l’accesso all’istruzione.

È in tale contesto caratterizzato da una sofferenza sottile e perversa, perché non sempre e non da tutti compresa e condivisa, che risuonano come un severissimo monito le parole pronunciate il 12 luglio 2013 davanti ai membri dell’assemblea delle Nazioni Unite dalla giovanissima Malala Yousafzai, che nel 2014 avrebbe poi vinto il premio Nobel per la pace: «Cari fratelli, care sorelle, non dobbiamo dimenticare che milioni di persone soffrono per la povertà, le ingiustizie e l’ignoranza. Non dobbiamo dimenticare che milioni di bambini non vanno a scuola. Non dobbiamo dimenticare che le nostre sorelle e i nostri fratelli attendono un futuro luminoso e pacifico. Allora combattiamo una battaglia globale contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo e solleviamo i nostri libri e le nostre penne. Sono le armi più potenti».

Oggi, con questo articolo, si chiude anche per noi di Agesc un anno scolastico, vissuto da genitori che credono nella scuola impegnandosi attivamente e ne testimoniano il valore nella società civile. Proprio per questo ci piace ricordare il celebre discorso di questa ragazzina (ora donna) pakistana, che nonostante la violenza subita a causa del suo amore per la scuola (i talebani hanno tentato di ucciderla sul suo scuolabus nel 2012), con coraggio è divenuta testimone di quel diritto negato, per farsi voce di tanti altri giovani donne e giovani uomini come lei. È questo un modo per affermare senza incertezze quanto sia prezioso il bene della Scuola, del cui valore spesso non ci rendiamo conto, quanto sia vitale, per la società tutta, questa realtà e quanto vada sorretta, stimolata, partecipata ed anche indubbiamente “ringraziata”.

In questo tempo di scrutini e d’esami, in cui si fanno bilanci, si maturano decisioni e scelte, si vivono passaggi importanti di stagioni della vita, non è fuori luogo domandarsi quanto sia adeguatamente compreso il valore del sistema di istruzione, pur con le sue inevitabili fragilità e quanto la società civile sia pronta a quelle alleanze delle quali da queste colonne più volte abbiamo affermato l’importanza.

Essere Agesc oggi è anche questo: stare con i nostri figli, tutti i nostri figli, da soggetti attivi dentro questo mondo complesso e stimolante che è la scuola, nutrendo la speranza di una società giusta e solidale, ma soprattutto credere che la scuola possa insegnare a tutti a vedere il mondo con occhi diversi, nella certezza che «un libro, una matita, un bambino possono cambiare il mondo». Agesc vuole essere soprattutto questo: un gruppo di genitori che ci credono e per questo, per poter continuare ad esserci, ha bisogno di crescere e di adesioni. Sostenere Agesc con il tesseramento all’associazione vuol dire partecipare e sostenere attivamente la nostra missione che va dai momenti di aggregazione e formazione dei genitori all’interno degli Istituti, unitamente ai gestori, fino ai tavoli istituzionali e al Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica in Cei.

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Fonte:Avvenire