«Tenere aperte le scuole in estate è una sfida che coinvolge anche le famiglie»

“La vita è ciò che ci accade mentre facciamo altro”
Finalmente una circolare scritta con il cuore e non in burocratese, con molta pedagogia e persino con un riferimento alla poetica di John Lennon, entra di diritto a far parte di una eventuale antologia
«Tenere aperte le scuole in estate è una sfida che coinvolge anche le famiglie»

Fin dall’arrivo del premier Mario Draghi, ha fatto la sua comparsa l’ipotesi di tenere le scuole aperte anche in estate, visione più volte accolta con entusiasmo dall’Agesc. L’idea si è concretizzata in un vero e proprio piano voluto dal ministro Bianchi. Finalmente – afferma l’Agesc – si pensa di aprire la scuola nei mesi estivi per attività facoltative di recupero ed approfondimento su materie ed altre competenze, coinvolgendo i nostri ragazzi, che stanno vivendo un anno difficile e drammatico sotto il profilo relazionale, psicologico e didattico. Auspichiamo che tutte le iniziative siano realizzate con la partecipazione attiva dei genitori all’interno del patto di corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia perché anche i genitori hanno bisogno di sostegno e formazione per la gestione educativa dei propri figli, in questo momento delicato e difficile.

Ma entriamo nel dettaglio della circolare che fornisce le prime indicazioni su come potranno essere spese le risorse stanziate dal Governo (circa 510 milioni) per consentire agli studenti di “recuperare” la perdita di scuola in presenza di questi lunghissimi mesi.

Il piano si basa su una strategia messa in atto in tre fasi, per colmare le lacune e i deficit formativi che l’infelice connubio di pandemia e didattica a distanza ha causato negli studenti: rafforzamento degli insegnamenti dell’anno scolastico passato a giugno; attività di recupero della socialità a luglio e agosto; accoglienza e inizio del nuovo anno scolastico a settembre.

Le attività sono molteplici e puntano proprio a far sviluppare nei giovani la sfera relazionale che in questo periodo è stata penalizzata forse più dell’apprendimento vero e proprio. Ci saranno: laboratori artistici; di canto; attività di educazione alla sostenibilità; educazione motoria; attività ludiche; scrittura creativa; potenziamento delle competenze digitali.

Tutte attività che verranno svolte in spazi aperti attinenti alla scuola o in aree extrascolastiche come teatri, parchi, centri sportivi, musei con la collaborazione attiva di educatori e di esperti dei vari settori. Ma la novità è rappresentata dalla forma in cui è scritta la circolare ministeriale inviata alle scuole. Gran parte della circolare fornisce riflessioni di natura squisitamente pedagogica. In particolare il passaggio: «Dopo un anno e più di pandemia si è venuto a creare un gap fra i livelli di apprendimento teoricamente attesi e quelli effettivamente conseguiti» e per «misurare » le dimensioni dello «scarto» non si possono usare strumenti standardizzati ma bisogna «farsi guidare da consolidate modalità pedagogiche e didattiche» dialogando con i ragazzi, è illuminante.

«Un secondo elemento da considerare è che i ragazzi hanno imparato altre cose, durante questa pandemia, e che per poter costruire un insegnamento efficace occorre sapere quali sono queste altre cose e come possono essere utili per gli apprendimenti formali. L’apprendimento non consegue necessariamente da un insegnamento formale».

Ma con quali fondi verrà finanziato il piano scuola per l’estate? Il Piano si basa su risorse e fondi stanziati per una cifra complessiva di 510 milioni di euro provenienti rispettivamente: 150 milioni dal decreto Sostegni; 320 milioni dal Pon per la scuola; 40 milioni dai finanziamenti per il contrasto delle povertà educative. L’Agesc sottolinea che le risorse sono destinate sia alle scuole statali che a quelle paritarie (cosa che capita raramente) anche se dei 3 capitoli di spesa il primo è riservato solo a quelle statali e forse anche il terzo. Finalmente viene sollecitata l’autonomia delle scuole a fare progetti e ottenere così finanziamenti. Si tratta di un impegno gravoso ma è sicuramente importante l’attenzione riservata ai ragazzi e il criterio che la scelta tocca alle scuole. D’altronde, chiarisce il Capo Dipartimento, «la scuola ha il compito di ricollegare apprendimenti informali (“sparsi” e a volte inconsapevoli) degli alunni, in questo periodo di pandemia, con quelli formali».

Questo è un tempo non facile per gli esseri umani e per la socialità. Gli studenti, cioè coloro maggiormente in “divenire” nella costruzione di sé, ne risentono particolarmente gli effetti, anche laddove non lo manifestino esplicitamente. Il “fare scuola” è proseguito, nonostante tutto, ma inevitabilmente con difficoltà mutevoli, in spazio e tempo. Occorre dunque realizzare un “ponte” fra questo anno scolastico che volge al termine ed il nuovo che andrà ad aprirsi, per accompagnare anche in questo tempo i nostri studenti.
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Fonte:Avvenire