Studenti disabili iscritti alle scuole paritarie: figli di un dio minore?

I genitori chiedono un maggior sostegno all'inclusione, anche attraverso nuove risorse dedicate all'assunzione degli insegnanti
Studenti disabili iscritti alle scuole paritarie: figli di un dio minore?

Da mercoledì scorso il Ddl relativo alla Legge di Bilancio 2022 è approdato in Senato con la previsione del rifinanziamento del fondo per l’inclusione di studenti con disabilità nelle scuole paritarie per 70 milioni, (come lo scorso anno). Non è stata invece accolta la richiesta di costituzione di un fondo strutturale che oltre ai fondi consolidati del 2020 preveda ulteriori 320 milioni per le scuole paritarie, richiesta di cui abbiamo già parlato e che sulla quale contavamo per svoltare finalmente pagina: dal provvisorio allo strutturale appunto. Anche in questo autunno riparte dunque l’azione dei rappresentanti delle scuole paritarie e delle famiglie di studentesse e studenti che le frequentano, per ottenere quanto necessario per poter sostenere lo sforzo economico e l’impegno al fine di garantire il servizio pubblico svolto dalle scuole paritarie e rispondere alle attese educative delle famiglie.

Se da un lato non possiamo nascondere la soddisfazione per lo stanziamento dei 70 milioni dall’altra non vi è dubbio che il Governo ha fornito risposte parziali alle richieste presentate. Ora spetterà ai parlamentari più attenti alle istanze della Scuola fornire risposte concrete per il rilancio e il potenziamento del Sistema educativo di istruzione e di formazione nazionale composto, importante sottolinearlo, da scuole statali e paritarie.

Eppure i fondi previsti per la Scuola sono notevoli. Il Pnrr prevede investimenti strutturali per 17,6 miliardi che non sono pochi. Entro fine mese dovrebbero poi partire i bandi per investimenti sugli immobili per 5 miliardi (asili, scuole, mense, palestre ecc.) specie al Sud. Interventi importanti che però sembra non tengano conto delle strutture scolastiche delle scuole paritarie già presenti (e quindi utilizzabili) e della progressiva riduzione dei nuovi nati che dovrebbero usufruire di queste strutture, mentre una più decisa politica di sostegno alla natalità e alla maternità, che sarebbe auspicabile fosse attivata contestualmente a questi investimenti, pare essere ancora lontana dalle priorità della politica.
Una maggiore attenzione inoltre (leggi: investimenti) dovrebbe essere posta al personale docente, mediante il potenziamento dei corsi di studio universitari per garantire l’incremento necessario degli insegnanti, specie per il sostegno. Serve garantire il regolare svolgimento delle attività didattiche fin dalla apertura dell’anno scolastico sia per la scuola statale che per la scuola paritaria, evitando la consueta “fuga verso la statale” di molti insegnanti già formati dalle scuole paritarie, ma anche una adeguata presenza di insegnanti di sostegno per consentire incarichi, a questo personale specializzato, per le ore di frequenza dell’alunno bisognoso del sostegno, evitando come è accaduto di recente ( Tar Campania con decreto n. 1936 del 15/11/2021) con la condanna del ministero dell’Istruzione obbligato ad incaricare il docente di sostegno almeno per le ore di presenza dell’allievo da accompagnare nel percorso educativo e non solo per un tempo forfettario.

Noi di Agesc ribadiamo quanto detto e scritto, più volte che è una richiesta di equità: servono maggiori attenzioni (e fondi) per garantire un pari trattamento di tutti gli studenti, partendo dal sostegno dell’allievo che ha più bisogno. Per il rilancio del Paese nessuno deve rimanere indietro.

Noi genitori siamo disponibili a dare il nostro contributo per ricercare le scelte migliori.

Ora la parola, ma soprattutto i fatti, spettano ai nostri rappresentanti, iniziando dal Senato.
Giancarlo Frare

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Fonte:Avvenire