Statale o pubblica paritaria che sia, la scuola deve avere pari dignità

A 75 anni dalla ratifica, la Dichiarazione universale dei Diritti umani, non è ancora del tutto rispettata
Statale o pubblica paritaria che sia, la scuola deve avere pari dignità

Qualche giorno fa, esattamente il 10 dicembre, ricorreva un anniversario per noi particolarmente significativo. Il 10 dicembre 1948, infatti, veniva ratificata la Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo che, insieme ad altri fondamentali documenti internazionali, sancisce la priorità educativa dei genitori. Sono passati esattamente 75 anni da quella data, ma si ha la sensazione che l’idea di fondo di quella Dichiarazione resti nel nostro Paese ancora lontana dall’essere pienamente compiuta.

Il primato educativo della famiglia ed il diritto alla libertà educativa dei genitori sono sanciti nella nostra Costituzione repubblicana, e sono, a nostro parere, valori trasversali fondanti che certamente ci toccano direttamente come associazione, ma che non sono solo dei genitori i cui figli frequentano le scuole pubbliche paritarie, ma piuttosto di tutti i genitori, senza distinzioni. Purtroppo però di questo si parla poco, arrivando così a sottovalutarne l'importanza e di conseguenza a non “vedere” tutte le volte che quel valore viene in certa misura declinato secondo ottiche marcatamente ideologiche ed esorcizzato, o persino sterilizzato, con azioni silenziose e poco visibili, ma incisive ed efficaci nei fatti al punto da creare discriminazioni inaccettabili nel nostro tempo.

AGeSC, fin da quando è nata, si è data come obiettivo sostenere i genitori e le famiglie nel loro compito educativo affinché genitori consapevoli possano essere una risorsa fondamentale dell'alleanza educativa scuola famiglia, attori principali del loro diritto alla libertà di scelta educativa perché questo è alla base delle libertà che devono essere garantite ad ogni persona e, anzi, è parte stessa, per citare Papa Francesco, della natura umana.

Anche da queste pagine di Avvenire, con i nostri articoli, abbiamo sempre cercato di tenere accesi i riflettori su questo problema e cerchiamo di continuare a farlo con il nostro stile che è identitario ed inclusivo, così come lo sono le tante scuole dove siamo presenti come genitori che vedono “crescere” in armonica integrazione ragazzi le cui famiglie non sono tutte assimilabili all’identità cristiana. Certo, proprio in questo periodo in cui ci prepariamo alla festa del Natale, il nostro riferimento all’umanesimo cristiano, alla vita Buona del Vangelo, ci porta a guardare alla nostra identità anche nel mondo della scuola e di quella pubblica paritaria in particolare e ci chiede di essere nella scuola testimoni concreti di questa identità.

È una caratteristica che ci ha sempre contraddistinti quella di “prenderci cura”, per usare un’immagine tanto cara a don Milani, della scuola e nella scuola, considerando come nostri, propri figli tutti i ragazzi. Solo attraverso un impegno diretto, una disponibilità che diventa concreta si può intervenire con autorevolezza negli ambiti dove vengono affrontati i problemi che riguardano il mondo della scuola e dell’educazione, nei tavoli istituzionali tanto importanti, soprattutto in un momento storico come quello che stiamo attraversando.

«Mantenere, istruire ed educare i figli» è, per un’associazione di genitori come la nostra, un diritto/dovere che concretizziamo con una presenza significativa e costante al fine di contribuire a realizzare un vero sistema pubblico d’istruzione nel quale scuole statali e scuole pubbliche paritarie abbiano pari dignità anche sul piano del trattamento economico. Bisogna lavorare molto, senza interruzioni o pause, con interventi nella vita quotidiana della scuola perché le cose, la mentalità e la cultura, si cambiano attraverso i comportamenti, con il superamento degli schemi, con lo scardinamento di atteggiamenti ereditati ed ideologici che oggi non hanno più il senso di esistere.

Ne sono veramente convinti i nostri governanti? A vedere cosa sta succedendo, ci sono passi in avanti e qualche sosta che dimostrano come ancora sia essenziale “esserci”, dialogare con le istituzioni, cercando sempre di più di mantenere lo “stile” AGeSC, che guarda la sostanza e prende invece le distanze da sterili polemiche che a tutto servono tranne che ha creare sinergie e a migliorare le cose. Ricordate cosa diceva don Milani sulla scuola? Usava un verbo inglese «I care », che significa «A me interessa!». Talvolta verrebbe da dire «Who cares ?»…«A chi interessa?». Ad AGeSC interessa e molto!

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Fonte:Avvenire