«Soltanto il pluralismo scolastico è garanzia di qualità del sistema d’istruzione»
L’APPELLO DEI GENITORI: MANTENERE E POTENZIARE IL BUONO SCUOLAGli studenti lombardi che beneficeranno quest’anno del “Buono Scuola” sono 25.297, con il raggiungimento di un significativo pluralismo educativo. Ecco perché la decisione della Regione Lombardia di sostenere le famiglie nella scelta educativa con il buono-scuola è un «fatto importante e molto apprezzato », afferma Giancarlo Frare, presidente dell’Agesc. La Lombardia può contare su 5.200 sedi scolastiche statali frequentate da 1.173.645 allievi e su 2.506 scuole paritarie frequentate da più di 229.700 allievi. Questo pluralismo educativo consente una spesa più efficiente e più efficace, se si considera che gli studenti arrivano ai primi posti Ocse - Pisa. Il premier Draghi, nel chiedere che la scuola sia posta al centro del Paese, evidentemente pensa alla distanza del rendimento dei nostri giovani rispetto ai parametri europei. A ulteriore conferma che garantire il diritto all'istruzione serve a spendere meglio non è solo l’Europa a dircelo, ma uno sguardo attento alla nostra penisola. Il pluralismo in Puglia è del 4%, in Calabria del 5%, regioni che, con la Campania, si contendono gli ultimi posti Ocse-Pisa. Minore è il pluralismo, maggiore è il degrado. Sullo scenario di una scuola che alimenta le diseguaglianze tra Nord e Sud è intervenuto anche il Covid. La scuola della Lombardia si caratterizza per gli alti livelli dei risultati formativi raggiunti che la pongono ai primi posti in Italia e sopra la media delle graduatorie Ocse, insieme a Trentino Alto Adige e Veneto. Pur senza voler ridurre le cause dei risultati ad un unico fattore, non si può non evidenziare come quelle citate siano le tre Regioni italiane che con varie modalità offrono il maggior sostegno alla libera scelta delle famiglie della scuola paritaria. D’altra parte questa libertà di scelta caratterizza molti sistemi scolastici europei e in modo più significativo quelli che ottengono i migliori risultati nelle indagini Ocse-Pisa.
Inoltre, la Lombardia è la regione italiana con il maggior numero di alunni di scuola paritaria, il che la pone abbastanza vicina alla percentuale di scuole non statali di grandi Paesi europei come Francia e Spagna. Questa forte presenza di scuole paritarie è un elemento che da sempre caratterizza il territorio lombardo e lo rende ricco di proposte didattiche ed educative. Per difendere questo patrimonio culturale e pedagogico, visti i crescenti costi del personale, delle strutture e degli strumenti didattici che sempre più sono a carico delle famiglie, la Regione nel 2000 introdusse il buono-scuola, anche su suggerimento dell’Agesc che nel 1998 consegnò una propria proposta di legge regionale in merito. Il buono-scuola non riguarda il livello dell’infanzia, che come scuola paritaria è molto radicata sul territorio essendo frequentata da oltre il 55% dei bambini fra i 3 ed i 6 anni pur se in calo leggero e costante rispetto al 57,7% nel 2007-’08, ma è stato istituito per le scuole paritarie primarie e secondarie di I e II grado le cui percentuali sulla popolazione scolastica totale, pur essendo le più alte in Italia, sono decisamente lontane dai livelli dei Paesi europei.
A chi convenga abbattere il pluralismo educativo è chiaro: a chi non vuole formare cittadini liberi capaci di contribuire alla società e che non sono più facilmente manipolabili per il consenso facile. Emancipare il povero, dargli strumenti di conoscenza critica non conviene. Ma gli ultimi eventi calabresi insinuano un altro dubbio: se la crisi fa collassare le scuole paritarie serie, baluardo di civiltà e libertà, che collassano non riuscendo a sopravvivere con rette elevate, avanzano le scuole che guadagnano dall'essere diplomifici.
«Altro che favorire la scuola dei ricchi e dei potenti - sottolinea Frare -: è l’esatto contrario, è favorire la scuola per tutti la saggia indicazione del ministro Bianchi, quando si rende disponibile ad approvare una proposta che riveda il decreto Sostegni aiutando le famiglie delle scuole paritarie, realizzando in pieno, in Regione Lombardia, quello che è un investimento sui giovani».
L’Agesc, conclude Frare, «è cosciente che è compito dello Stato garantire la libertà di scelta educativa della famiglia, ma per evitare che il patrimonio che le scuole paritarie costituiscono per tutto il territorio regionale non deperisca, come invece sta accadendo in gran parte d’Italia, è necessario avere il coraggio di rilanciare il buono-scuola allargando la possibilità di usufruirne ad una platea più ampia di famiglie. Per ottenere questo sono necessari maggiori finanziamenti e vanno alzati i limiti di reddito che ne determinano l’accesso, possibilmente non utilizzando l’indice Isee.
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Fonte:Avvenire