Scuola, tempo di scelte importanti: decisivo il dialogo tra genitori e figli

In uno scenario molto cambiato negli ultimi anni, è importante “ascoltare” le aspirazioni e i desideri dei nostri ragazzi
Scuola, tempo di scelte importanti: decisivo il dialogo tra genitori e figli

Chi ha qualche anno sulle spalle, ricorderà certamente il simpatico protagonista di un famoso cartone animato di qualche decennio fa. Si chiamava Grisù ed era un draghetto che proclamava orgogliosamente la volontà di poter fare, da grande, «il pompiere», con un evidente, quanto provocato, cortocircuito dovuto alla sua natura di “sputafiamme”. Di pompieri, aviatori, ingegneri, ne sono nati tanti nei sogni dei ragazzini di quegli anni per poi morire all'alba confinati in un recinto professionale spesso scelto per far piacere a papà.

È per questo che quando si avvicina il periodo delle iscrizioni scolastiche ripenso a Grisù. È indubbiamente una scelta difficile quella che sono chiamate a fare in questi giorni tante famiglie. Una scelta che avrà ricadute che andranno al di là delle nostre stesse preoccupazioni e desideri come la situazione odierna della nostra società ci mostra.

A partire dagli anni novanta, i trend delle iscrizioni alle scuole superiori hanno subito un deciso cambiamento. Fino ad allora infatti la distribuzione degli studenti nelle diverse aree della scuola secondaria di secondo grado risultava abbastanza omogenea: il 30% circa sceglieva il liceo scientifico, il 25% gli istituti tecnici, il rimanente licei classici, istituti commerciali nautici e centri di formazione professionale (che a quel tempo avevano una diversa conformazione). I licei classici assorbivano una ridotta percentuale ma non così bassa come avviene oggi. La fotografia odierna, al contrario, ci presenta una sterminata platea di studenti (quasi il 50% ormai) che scelgono i licei scientifici, mentre il numero di quelli che scelgono gli istituti tecnici si è considerevolmente abbassato. Sono indubbiamente molti i fattori che hanno influito sul cambiamento ma sicuramente due sono quelli più rilevanti.

Da un lato la percezione da parte delle famiglie, specialmente quelle più culturalmente avanzate, che la scuola liceale valga di più di quella tecnica. Dall’altro, la sempre maggiore accessibilità di programmi e contenuti che rende di fatto possibile, ad oggi, a quasi tutti i ragazzi, di frequentare un liceo (tipico esempio il liceo tecnologico che va per la maggiore per coloro che non intendono studiare il latino).
Cosa dovrebbero quindi fare le famiglie di fronte a questo scenario? Famiglie sulle quali, è bene ricordarlo, solo per il nostro Paese, grava anche il peso economico “aggiuntivo” di una scelta che ricada su una scuola pubblica paritaria? Si perché non possiamo certo dire che in questo non influiscano i costi, per cui ancora una volta siamo costretti a denunciare questa ingiustificata disparità di trattamento che penalizza pesantemente famiglie e studenti che scelgono le scuole paritarie.

Credo che il messaggio che la scuola dovrebbe trasmettere debba essere che non esistono percorsi di serie A o di serie B e che i ragazzi devono essere accompagnati verso una scelta che risponda e valorizzi le loro caratteristiche attitudinali.

Questo è il momento della condivisione, del dialogo, dell’ascolto. Come genitori non dobbiamo aver paura di parlare e ascoltare i nostri figli soprattutto quando sono incerti. Bisogni e desideri vanno di pari passo e trovare la giusta calibratura tra obiettivi e potenzialità non è certamente facile ma è la strada da percorrere, l’unica che potrà dare frutto per tutti.

Il rischio è quello di ripetere scelte dettate da condizionamenti familiari e sociali che portano inevitabilmente a una dispersione scolastica che ancora oggi, statistiche alla mano, si fa sentire. La nostra società, il nostro Paese, ha bisogno di avvocati ingegneri e medici ma anche di operai specializzati, bravi tecnici nonché sapienti artigiani. Tutte le professioni hanno pari dignità e farlo cogliere ai nostri ragazzi spetta a noi. Difficile certo ma esaltante come fare il genitore.
Roberto Zoppi

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Fonte:Avvenire