Scuola, tempo di iscrizioni. E di una scelta davvero libera delle famiglie

Le domande si potranno inoltrare dal 18 gennaio.
«Sostenere le scuole paritarie, questione di democrazia»
Scuola, tempo di iscrizioni. E di una scelta davvero libera delle famiglie

Non so se è capitato anche a voi di imbattervi nella miriade di spot pubblicitari che vengono diffusi in questi giorni, soprattutto dalle emittenti radiofoniche, che pubblicizzano scuole, istituti ed indirizzi scolastici. Tra i tanti ce n’è uno il cui slogan termina così: «…se vuoi far diventare tuo figlio uno degli introvabili». A pochi giorni dall’inizio del periodo delle iscrizioni scolastiche, slittate quest’anno al 18 gennaio, la “caccia” all’iscritto fa pensare. A dire il vero non è fenomeno recente perché da anni gli strumenti di comunicazione di massa sono diventati sempre più “veicolo” di messaggi del genere.

Quello che però fa pensare è il tipo di linguaggio e la prospettiva, il futuro, che viene presentato ai genitori per il proprio figlio. Un futuro da “primo della classe”, permetteteci di usare questa definizione, con tutto quello che questo prevede. Ad essere sinceri è un po’ il contrario di quello che, come associazione, continuiamo a ribadire ogni volta che si incrociano argomenti che riguardano la formazione e il futuro dei nostri ragazzi, desiderosi come siamo, da genitori, che ognuno possa trovare la propria strada, possa realizzare e far fruttificare i propri talenti, possa essere sereno e felice del proprio lavoro. Il “successo” che ci sta a cuore, come noi lo intendiamo, non è quindi il miraggio di una superiorità narcisisticamente coltivata come vantaggio personale, ma un’eccellenza conquistata valorizzando i propri talenti. L’eccellenza, ricordiamolo, non è un punto di partenza da sbandierare, ma un punto d’arrivo al quale tendere, anche con fatica. Questo è un compito sempre più difficile per i genitori. Si tratta di essere vicini ai ragazzi per aiutarli e sostenerli nel mettere a profitto le loro attitudini e calibrare su queste le loro aspettative di vita, di futuro pienamente realizzato. Forse, e non sembri una battuta, anche a noi genitori servirebbe un Tutor per arrivare preparati alla condivisione con i nostri figli della scelta dell’indirizzo scolastico più coerente e opportuno e soprattutto dell’ambiente scolastico veramente configurato come luogo di crescita, di maturazione culturale e umana mediante la cultura, non solo come spazio di addestramento e informazione.

Da sempre Agesc sostiene il primato educativo della famiglia, e quindi il diritto dei genitori di scegliere a fini educativi, in piena coscienza e libertà per i propri figli, le istituzioni, le modalità e i momenti più rispondenti ai propri convincimenti morali religiosi e civili. Per questo siamo fortemente convinti che oggi più che mai sia necessario colmare il gap con le altre nazioni europee ed arrivare finalmente alla realizzazione della piena parità scolastica e quindi al raggiungimento della effettiva libertà di scelta educativa della famiglia. Soprattutto per coloro che ad oggi non possono neppure permettersi di valutare una possibile scelta, perché legata al pagamento di una retta, visto che lo Stato non sostiene tutte le spese della scuola pubblica paritaria, ma eroga solamente una minima parte: circa 600 euro a fronte del costo medio di 7mila euro spesi per allievo ogni anno nella scuola pubblica statale. Così i genitori che scelgono la scuola pubblica paritaria pagano il servizio due volte: prima con le tasse e poi sostenendo una retta a copertura delle spese non sostenute dallo Stato.

Poter scegliere senza essere condizionati pesantemente dall’aspetto economico e potendo contare anche su un sistema sempre più integrato vuol dire andare nella direzione di una comunità, di una società, che, nonostante le tante difficoltà, deve “ragionare”, “pensare”, “progettare” a partire dal “noi”, vale a dire dal bene comune che è anche il bene di ciascuno. Il concetto che abbiamo di scuola “libera” non è semplicemente la pretesa di avere vantaggi a costo zero. Come abbiamo più volte sottolineato, la parità sostanziale, non solo quella formale, si basa sul valore dell’educazione riconosciuto e sostenuto dallo Stato. La legge 62/2000 ha aperto la strada, ma il percorso si presenta ancora una volta lungo e disseminato di incomprensioni e pregiudizi. Sostenere la scuola pubblica paritaria non significa favorire profitti o consentire privilegi, ma riconoscere che la civiltà dell’educazione e il valore della cultura pedagogica sono comunque un prezioso investimento e quindi un autentico vantaggio per tutta la comunità civile e per la stessa compagine democratica della nostra Repubblica.

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Fonte:Avvenire