Scuola cattolica, scelta per promuovere lo sviluppo dell’umanità integrale dei figli
Il presidente dell’Agesc Gontero ricorda che questa decisione comporta «un fardello economico sempre più pesante, perché lo Stato non riconosce economicamente le scuole paritarie»«È sempre più evidente l’esigenza per i genitori di scegliere un percorso formativo ed educativo per i propri figli, che abbia come obiettivo principale la formazione integrale della persona – afferma Roberto Gontero, presidente nazionale Agesc – e la scuola cattolica paritaria ha nei suoi progetti educativi l’esplicitazione di un percorso che guarda la persona a 360° gradi e ne cura la formazione senza moralismi o pregiudizi. Una scelta che comporta però un fardello economico sempre più pesante a causa della crisi e dell’inadempienza dello Stato italiano, che continua a non riconoscere economicamente le scuole pubbliche paritarie. Un sacrificio che diventa però investimento sul futuro dei propri figli. La scuola cattolica è una risorsa educativa, strategica della Chiesa locale per tutta la nostra società». Finiti gli Open Day e arrivati all’apertura delle iscrizioni, Agesc vuole rispondere alla domanda: «Perché un genitore dovrebbe iscrivere i propri figli alla scuola cattolica?». Le motivazioni sono legate all’esercizio del diritto di libertà di scelta educativa, sancito dalla nostra Costituzione, laddove si è convinti, sottolinea Gontero, «che un ragazzo cresce solo quando la sua libertà si confronta con una proposta precisa. La scuola cattolica è luogo di educazione alla libertà. Certo, il suo progetto educativo parte da un’identità che si pone naturalmente in dialogo con il resto della società. Nella scuola cattolica sono accolti tutti, a prescindere dal loro credo religioso».
Di questo molte famiglie hanno coscienza e, pure in mancanza di una vera parità scolastica, affrontano dei sacrifici per sostenere le rette. Per fortuna quasi tutte le scuole cattoliche hanno messo in cantiere iniziative per le famiglie in difficoltà. I tempi sono molto difficili non soltanto per l’economia ma anche per quella che il vescovo Gianni Ambrosio aveva definito «distrazione educativa». Una distrazione che investe tanto la scuola quanto la famiglia: «Tutti siamo chiamati a trovare insieme le strade per vincere l’ignoranza o la distrazione o l’indifferenza. Siamo chiamati a individuare e promuovere nuovi modi per dare senso, significato e dignità all’esperienza scolastica. Rispetto a un’opinione pubblica spesso fuorviata da visioni distorte e riduttive, rispetto a un contesto culturale segnato da tendenze individualistiche e scettiche, è necessario far emergere chiaramente la dimensione educativa della scuola collocando al centro lo studente».
Sempre più spesso manca, e purtroppo anche ai decisori, una cultura della scuola, una stima convinta del suo valore educativo. Spesso manca pure la percezione dell’importanza decisiva dell’istruzione per la vita civile ed economica. «La scelta della scuola per i figli non può essere determinata da questioni meramente logistiche, come la vicinanza a casa o la continuità di amicizie – conclude Gontero –. Il focus dev’essere lo sviluppo dell’umanità integrale dei nostri figli».