Scuola cattolica, per i genitori la famiglia rappresenta la sfida per il futuro del Paese

Le numerose proposte dell’Associazione in vista della Conferenza di fine settembre. «Bisogna sostenere i nuclei che decidono di mettere al mondo i figli. E invece oggi sono vessati economicamente»
Scuola cattolica, per i genitori la famiglia rappresenta la sfida per il futuro del Paese

Molte sono le proposte sensate e condivisibili avanzate dal mondo cattolico e da quello laico per la Conferenza sulla famiglia programmata a fine settembre dal Governo. Ridare dignità e valore alla famiglia non può essere una battaglia confessionale o ideologica. La famiglia composta da un padre, una madre e dei figli, ma anche quando abbia perso qualche pezzo a causa di lutti o separazioni, rimane comunque il nucleo fondante del futuro del Paese. Il nucleo familiare è una grandissima risorsa, che crea vita e gioia, e che aiuta a condividere difficoltà, affanni, conflitti, dolori, handicap e vecchiaia. Una società che non riesce a trovare le risorse, umane ed economiche, per mettere al mondo figli è destinata al fallimento. Siamo già in una situazione avanzata di “amministrazione controllata”: stiamo diventando un Paese di vecchi. Ma se riusciamo ancora ad occuparci di loro, chi si occuperà di quelli che aumenteranno a dismisura in futuro? Non possiamo nemmeno pensare che la nostra società si sviluppi e tenga botta grazie al meticciato: molti stranieri che invecchieranno qui potranno decidere, come hanno fatto molti nostri emigranti, di tornare in patria dopo la pensione. E i loro figli, perché i migranti fortunatamente credono ancora nella famiglia, saranno i portatori di un’identità che non sarà più la nostra. Occorre quindi garantire risorse importanti affinché i nostri giovani possano lavorare in Italia (sempre più spesso investiamo ingenti capitali familiari in lauree costose che vanno a produrre Pil in paesi diversi e lontani), farsi una famiglia che deve diventare l’unico riferimento fiscale e godere di sgravi per l’importanza che riveste nel sistema Paese, con il ruolo della madre riconosciuto come primario nella crescita e l’educazione e quindi valorizzato dal punto di vista economico con formule dignitose e continuative, almeno fino alla fase dell’accesso alla scuola materna. Qui si apre un altro capitolo: sostenere asili o costruirne di nuovi serve a nulla se le tariffe, 6/700 euro al mese, sono inavvicinabili ai più. Diamo piuttosto alle famiglie sostegni che consentano di occuparsi dignitosamente dei figli, valorizziamo con sgravi fiscali le aziende che assumono donne in età fertile, che mettono a disposizione nidi aziendali, che strutturano il lavoro adeguandolo alle esigenze di maternità e paternità. La famiglia che vuole correre il rischio di mettere al mondo ed educare i propri figli non può essere vessata economicamente e sottoposta a stress che diventano insopportabili quando in casa ci siano anche anziani e portatori di handicap. Occuparsi in famiglia delle fragilità dev’essere un valore premiato: fa risparmiare lo Stato garantendo al contempo valori educativi che combattono la solitudine e l’edonismo imperanti. Occorre una manovra di bilancio ben dotata, anche rimodulando i 10 miliardi usati per il bonus da 80 euro. Diamo a Gentiloni, che ha assunto l’insidioso dicastero della famiglia , il beneficio della fiducia.

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