«Rimettere la persona al centro, per una scuola accogliente e inclusiva»

IL CONSIGLIO NAZIONALE A MILANO
«Rimettere la persona al centro, per una scuola accogliente e inclusiva»

Per nulla scontato e di rito, domani si svolgerà a Milano il Consiglio nazionale di Agesc, Associazione genitori scuole cattoliche. Appuntamento importante nell’attività associativa che vede riuniti, due volte l’anno, i soci provenienti da tutta Italia.

In periodi di grande emergenza educativa, cui si aggiungono le sfide quotidiane di una situazione difficile come quella attuale, fondamentale diventano il dialogo ed il confronto per affrontare le pressanti questioni educative e le necessità emergenti delle famiglie, oltre al dibattito su temi cari ad Agesc per i quali é sempre evidente l’impegno a livello locale ed istituzionale.

È in questo contesto che si inserisce l’appuntamento di domani mattina, il convegno pubblico al quale sono invitati genitori, insegnanti, responsabili e gestori di scuole, che gravitano in particolar modo per questioni puramente logistiche, nell’area metropolitana di Milano e della Lombardia.

Il titolo dice tutto: “La persona al centro, offerta pluralitaria, inclusione, accoglienza, sostegno alle famiglie.”

L’abbiamo ripetuto più volte, anzi è una sorta di “mantra” che ritorna in ogni nostro intervento o pubblicazione: per noi il “nocciolo” della questione è la centralità della persona. Chi legge potrebbe dire che a tutti sta a cuore la persona, ogni persona, ma la questione non è di lana caprina… sulla definizione, ma di sostanza. Quando parliamo di persona che cosa intendiamo? Qual è l’idea che abbiamo di persona e quindi anche dei suoi bisogni e delle sue aspirazioni? Se da un lato aspiriamo tutti ad essere felici, dall’altro abbiamo anche un grande bisogno di sapere che quello che facciamo “conta” per qualcuno; che il nostro esserci “ha senso” per qualcuno.

A tal proposito mi raccontava il preside di un istituto milanese che agli insegnanti della sua scuola viene chiesto prima di tutto di voler bene ai ragazzi, al ragazzino delle elementari come a quello maggiorenne arrivato alla fine del percorso delle superiori; viene chiesto cioè che «…chi frequenta la scuola per nessuno sia un numero, ma per tutti sia quella persona che ha quel nome, quel cognome, e quella storia. Col passare del tempo le relazioni diventano così più feconde. Chiediamo anche che sia disponibile a partecipare alla comunità educativa, agli incontri di formazione e che abbiano un approccio volto ad accogliere la complessità e bellezza degli allievi che hanno davanti e delle loro famiglie».

Un bel programma no?

È questa “tensione” che vorremmo sempre fosse presente in noi e nei vari attori del mondo della scuola di oggi: la capacità/volontà di avere un approccio che tende a capire ed accogliere la complessità e al tempo stesso la bellezza dei nostri ragazzi, di tutti i ragazzi e studenti. Su questa idea condivisibile si innesta quella della “offerta pluralitaria”, che non è “pluralismo” ma qualcosa di diverso e di più comunitario.

Chi legge si chiederà da dove viene questo termine, questo aggettivo “pluralitario”. È presto detto: è la sintesi tra “pluralistico” e “paritario”.

Come Agesc siamo per una pluralità di visioni, perché crediamo che ognuno debba essere legittimato nella sua autonomia al proprio pensiero; ma siamo anche per il dialogo, il confronto e la parità delle posizioni perché questa dimensione del pluralismo non diventi un soggettivismo individualistico ma una visione da mettere a confronto con le posizioni di tutti in un atteggiamento di pare dignità ma nello stesso tempo tale da conservare le caratteristiche e la visione di ciascuno.

Questo in un’ottica di insieme, in un’ottica di condivisione, in un’ottica di rispetto reciproco sociale ed individuale.

Un sistema che sappia tutelare la libertà di scelta educativa, che la promuova abbattendo le difficoltà economico/sociali che la generano, che vada nella direzione della valorizzazione dei saperi patrimonio di civiltà che il mondo tutto ci invidia, può intendersi come “pluralitario”.

Su questo ci confronteremo nell’incontro pubblico a Palazzo Reale di Milano domani nella certezza che il cammino fatto insieme, nel confronto, è un cammino che guarda e può portare lontano.

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Fonte:Avvenire