Rimettere al centro dell’agenda politica l’emergenza educativa
APPELLO DEL PRESIDENTE FRARE ALLA RIPRESA DELLE LEZIONIÈ iniziato un nuovo anno scolastico con problemi vecchi che si sperava fossero superati. La ripresa delle attività didattiche è al centro del dibattito politico attuale, soprattutto in considerazione del perdurare della crisi sanitaria legata alla pandemia e ai dati sulle vaccinazioni riguardanti la scuola. Si tratta di una discussione importante per il nostro Paese, che coinvolge migliaia di giovani e famiglie che da settembre sperano di poter tornare all'interno degli istituti scolastici, soprattutto per poter recuperare quelle carenze che, secondo quanto emerso dal recente rapporto Invalsi, hanno subito un peggioramento nel periodo più difficile dell’emergenza sanitaria, in particolare per i ragazzi della Scuola Secondaria di II grado, che, più di altri, si sono trovati a dover rinunciare ad una relazione educativa fondata sulle dinamiche della didattica in presenza. «La Dad è stata un parziale fallimento – afferma il presidente dell'Agesc, Giancarlo Frare – perché i ragazzi apprendono dai loro compagni: la scuola è luogo privilegiato di sperimentazione di vita. Occorre evitare – prosegue Frare – che la scuola riduca gli studenti ad una presenza solitaria davanti a un monitor. Ora, dopo che il governo ha attuato un impegnativo intervento di risorse umane, economiche e materiali a favore della scuola per metterla al passo con le altre realtà europee, da quei Paesi si dovrebbero trarre dei suggerimenti sulla gestione dei contagi a scuola e della quarantena. In altri Paesi solo i ragazzi positivi al test vengono posti in quarantena, non tutta la classe. Anche la modalità di svolgimento del test dovrebbe essere meno invasiva. Si stanno sperimentando altrove test molecolari semplici e efficaci con il risultato di riuscire a garantire la maggiore applicazione della didattica in presenza. Mettere regole senza accanirsi sugli alunni è assolutamente possibile. In Europa, dove la scuola è iniziata da agosto, funzionano efficacemente metodi di prevenzione più compatibili con la continuità didattica».
Per quello che riguarda il problema contagi basterebbe vedere cosa succede negli altri paesi. In Germania - ad esempio - solo i dipendenti e gli alunni positivi saranno messi in quarantena, così come i loro familiari. Perché bisogna imparare a convivere con il virus, altrimenti i danni collaterali possono superare i benefici delle misure di prevenzione. Sono evidenti infatti i problemi psicologici derivati dalla lunga fase di didattica a distanza.
«Se l’obiettivo è assicurare la presenza di tutti gli studenti – riprende il presidente Frare – si devono ricercare soluzioni nuove perché il ritorno sistematico alla Dad rischia di provocare ulteriori danni per il terzo anno consecutivo. Non possiamo permettercelo e dobbiamo fare ogni sforzo per evitare questo disagio alle nuove generazioni. Il vero cambiamento, infatti, ha il sapore della sfida, che coinvolga tutti i soggetti del mondo della scuola, ma anche il territorio e tutta la comunità educante. Si tratta di rimettere il tema dell’emergenza educativa al centro dell’agenda politica e culturale del dibattito, ripartendo dai nuclei fondamentali attorno ai quali è possibile costruire un vero cambio di paradigma che possa garantire ad ogni bambino e ad ogni ragazzo il pieno sviluppo della propria personalità. La scuola non è un ospedale, non è un’impresa che ha bisogno di tecnici per ricominciare a produrre, la scuola ha bisogno di maestri che prendano a cuore l’esperienza educativa scolastica nella sua totalità. Nel porgere gli auguri a tutte le ragazze e i ragazzi – conclude Frare – che ritornano in aula auspico che questo che si apre sia un anno di scuola più sereno degli ultimi due e alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno scolastico di Pizzo Calabro alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rilevo che iniziano già le segnalazioni delle classi messe in quarantena».
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Fonte:Avvenire