«Riattivare l’ascensore sociale per garantire un futuro ai nostri figli»

Con tre milioni di Neet, l’Italia è fanalino di coda in Europa. Formazione, strada per il lavoro
«Riattivare l’ascensore sociale per garantire un futuro ai nostri figli»

Oggi, nell’aula Nervi, 7mila allievi e formatori della Formazione Professionale incontreranno papa Francesco.

La maggior parte degli Enti della Formazione Professionale è di ispirazione cattolica e deriva in gran parte, dai santi sociali come Don Bosco e Madre Mazzarello, Don Orione e Don Giuseppe Murialdo, Maddalena di Canossa e la Beata Lucia Angela Savio (Figlie della Carità). Il contesto in cui avviene questo importante incontro vede i nostri giovani per lo più ai margini della vita sociale, culturale e anche ecclesiale: essi hanno nei nostri Centri di Formazione Professionale e nei nostri bravi formatori, le uniche occasioni di approccio al messaggio di Gesù Cristo. Altro dato di contesto: viviamo un inverno demografico davvero preoccupante. Il rapporto Istat conferma l’inesorabile calo della popolazione con il saldo negativo tra nascite e decessi. La costante diminuzione delle nascite dice di una sfiducia nel futuro che fa rinviare la genitorialità e che determina squilibri generazionali con inevitabili ripercussioni nel tessuto sociale del Paese: nella scuola, nel lavoro, nel sistema del welfare, nelle pensioni. Eppure le famiglie italiane desiderano avere figli, come testimoniato, ad esempio, dalle indagini dell’Istituto Toniolo. Per questo è auspicabile che vengano messe in atto tutte quelle politiche attive che favoriscono la natalità e la famiglia, ricostruendo quella fiducia nel domani che sembra venuta meno negli anni. Dalla povertà educativa nascono l’abbandono scolastico, la realtà dei Neet, la noia e la rabbia giovanile che alimentano il fenomeno delle baby gang e sfociano in ripetuti episodi di violenza. È necessario e urgente dedicare tempo e risorse alla questione educativa, nell’ottica del Patto educativo globale proposto da papa Francesco. Come Enti di formazione professionale di ispirazione cattolica, sottolineiamo da anni che l’ascensore sociale in Italia è rotto. Se non riattiviamo l’ascensore sociale, non garantiremo alcun futuro ai nostri giovani e soprattutto non contrasteremo le diseguaglianze che sono la piaga della nostra civiltà. « La Formazione è l’unico investimento serio per recuperare quei giovani che vivono già ai margini, ai confini e dentro la vera emarginazione. È importante investire sulla Formazione Professionale perché gli allievi che frequentano i centri di formazione professionale sono quelli che resterebbero esclusi, ma sono anche quelli che possono fare la differenza per lo sviluppo e la coesione sociale del Paese. La grandezza della formazione professionale è trovare (faticosamente, perché non è facile) il merito per ciascuno e dare loro fiducia vuol dire affrancarli dal loro destino di povertà. Queste scuole devono diventare di serie A, perché grazie a loro i ragazzi trovano più facilmente lavoro ». (Card. Zuppi agli Enti Confap e Forma luglio 2023) Ulteriore dato di contesto sono tre milioni di Neet in Italia. Peggio di noi solo la Turchia, Montenegro e Macedonia. E a fronte di questo, una gravissima carenza di manodopera, spesso proprio nei settori dei quali si occupa la formazione professionale: un paradosso inaccettabile, al quale possiamo e dobbiamo porre rimedio.

L’incontro con il Papa assume un significato simbolico ed è certamente un segnale importante anche per i governi, nazionale e regionali, che sembra che a volte fatichino a considerarci meritevoli di pari dignità degli istituti scolastici, sia per quanto riguarda i finanziamenti sempre molto insufficienti, sia per quanto riguarda i riconoscimenti dei titoli di qualifica.

Incontreremo quel Papa che tra l’altro disse: «Non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro. In una società realmente progredita, il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale, perché non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere se stessi, per condividere doni, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo».

Lo ringrazieremo perché queste sue parole sono alla base del progetto, del sogno, degli ideali della formazione professionale.

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Fonte:Avvenire