«Questo Natale ci chiede di fare silenzio per guardare all’essenza del dono»
I genitori delle scuole cattoliche rilanciano il ruolo educativo delle famiglie, in questo tempo tribolatoC’è un’immagine che ci sembra rappresentare con grande efficacia questo Natale che bussa ormai alle nostre porte: è l’immagine raffigurante la Madonna del Silenzio di Annibale Carracci; una raffigurazione particolare dove Maria, che regge tra le braccia il Bambino, con il classico cenno del dito sulle labbra invita a fare silenzio. Questo Natale ci chiede di fare silenzio.
Silenzio di fronte alle tragedie che vediamo crescere attorno a noi; silenzio di fronte alle domande di senso che inevitabilmente la cronaca di questi giorni ci porta a fare. Un silenzio che non è “assenza”, vuoto, smarrimento, bensì condizione necessaria per pensare alle cose che viviamo più in profondità; un «luogo» in cui fare spazio perché altri possano entrare. Spazio di dialogo, di discernimento, di confronto e incontro… con noi stessi e con gli altri.
Come genitori è l’atteggiamento che ci riporta a rivedere nei figli un dono ricevuto, che è dono sempre nonostante le fatiche, le fragilità, i limiti. Un dono che vede il dare ed il ricevere viaggiare strettamente insieme perché un figlio ci genera ad una vita nuova, ci genera come madri e padri, non solo biologici, all’interno di un orizzonte che è molto più vasto di quello della nostra famiglia, della nostra casa.
L’Evento del Natale arriva a ricordarcelo così come continua, che si creda o meno, a cambiare la “storia” e lo può fare nella misura in cui noi sappiamo fare silenzio e con quel silenzio prenderci cura. È proprio questa “cura” che vorremmo, da genitori che operano all’interno delle scuole, non venisse mai meno nel grande e fondamentale mondo dell’educazione. Lo scriveva anche Dietrich Bonhoeffer: « Nel silenzio è insito un meraviglioso potere di osservazione, di chiarificazione, di concentrazione sulle cose essenziali».
Come genitori delle scuole pubbliche paritarie cattoliche quello del saper fare silenzio per ricercare l’essenziale è un valore da rilanciare, da far crescere grazie all’apporto di tutti, con un impegno ed una presenza che vede nel lavorare insieme l’atteggiamento più efficace.
Vivere il Natale con questo spirito, in questo “orizzonte” e con questo atteggiamento rende tanti segni e presenze nelle nostre scuole (un presepe, la recita in un istituto, una iniziativa di solidarietà) patrimonio di tutti perché esperienza condivisa nella diversità.
Allora il silenzio dei pastori di fronte all’evento della nascita del “Dio con noi” diventa oggi per noi riflessione e monito riguardo all’azione e all’atteggiamento che dobbiamo avere di fronte alle grandi e piccole situazioni di fragilità che ci passano accanto con il rischio che non ci sfiorino, che non ci tocchino.
Se il Natale è il racconto di una “famiglia” con ogni famiglia, con ogni genitore che vive il complesso ed esaltante ruolo dell’educare, oggi ci vogliamo mettere in ascolto di quel bambino che ci viene affidato, di quel mondo sfruttato che ci viene affidato, di tutti quei ragazzi e ragazze ferite che ci vengono affidate.
Per questo crediamo sia importante essere in grado di unire insieme la necessaria azione di rivendicazione del nostro ruolo alla capacità di essere inclusivi, di non lasciare fuori o “scartare” – come ricorda spesso papa Francesco – seppur inconsapevolmente, nessuno. « Per chi viene?» si chiedeva don Primo Mazzolari alla vigilia del Natale del 1957. Quella domanda forte ed attuale è la stessa che anche noi oggi dobbiamo farci: per chi viene?
L’augurio dunque che ci facciamo, è che guardando al Bambino di Betlemme, nelle tante immagini raffiguranti Giuseppe e Maria dei nostri Presepi, noi possiamo sentire che quel dono è fatto oggi ad ognuno di noi, personalmente.
Davanti a quel Dio che viene ad abitare le nostre fragilità, le nostre povertà, mettiamo allora il meglio di noi. Buon Natale da tutta la famiglia di Agesc.
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Fonte:Avvenire