«Partecipazione, relazione, impegno, libertà: ecco la scuola che vogliamo»

«Partecipazione, relazione, impegno, libertà: ecco la scuola che vogliamo»

Quali ostacoli sono ancora da rimuovere perché abbia piena attuazione il sistema scolastico pubblico pluralista costituito da scuole paritarie e scuole statali, disegnato con tanta precisione dalla Legge 62/2000, voluta e sostenuta con passione dal ministro Luigi Berlinguer, che noi di Agesc ricordiamo con sincero dolore per la sua recente scomparsa? Quali i possibili risvolti di un finanziamento pubblico delle scuole paritarie “Non Statali e non rette da Enti Locali” e di un sostegno diretto alla libertà di scelta educativa delle famiglie? È possibile che il governo, in un’ottica di collaborazione, supporto e assistenza tecnica, promuova anche un interessamento degli enti locali così che il sistema “paritario” abbia attuazione secondo una interpretazione illuminata della Costituzione?

Sono solo alcune delle domande attorno alle quali si è sviluppata la due giorni del Consiglio Nazionale di Agesc a Roma lo scorso fine settimana. Un appuntamento che per la nostra associazione non è solo un adempimento previsto dallo statuto, ma è atteso momento di confronto e dialogo, ripreso con entusiasmo in presenza dopo la forzata sospensione imposta dai due terribili anni della pandemia. Sempre più urgente è emersa dal dibattito la necessità di un intervento politico per mettere fine ad una grave situazione di ingiustizia sociale che vede negata ancora ad oggi la libertà di scelta educativa delle famiglie. Ricordiamo che in Europa il dilemma tra funzione pubblica e gestione privata è già stato risolto da diversi decenni e vede purtroppo l’Italia ancora fanalino di coda insieme alla Grecia.

L’Educazione al centro, dunque, perché nella libertà di educare e di scegliere quale educazione vogliamo per i nostri figli, è implicito quell’educare alle domande di senso che apre alla speranza per una società migliore.

Da questo punto di vista le sfide che si aprono per Agesc e per i genitori in generale sono fondamentalmente due: da un lato quella della “necessità” che si realizzi finalmente la libertà di scelta educativa in un sistema di offerta pubblica che attribuisca pari dignità, tra scuole pubbliche statali e pubbliche paritarie; dall’altro quella che ci vede tutti coinvolti, come educatori e formatori, nell’abitare questo momento storico con “Speranza” che è caratteristica fondamentale di chi, non senza fatica ed impegno, cerca di vivere questa “notte culturale” (per usare un’immagine citata nel momento di riflessione formativa durante il Consiglio Nazionale). Abitare la quotidianità condividendo le domande di Senso dei nostri ragazzi, da educatori, apre alla libertà vera, apre a quella relazione che diventa partecipazione e che è in grado di generare responsabilità ed impegno. Ma la quotidianità è faticosa e diventa insostenibile, se, al di là delle parole, non ci sono fatti concreti. Nella società che si sta preparando la componente educativa sarà imprescindibile e avrà la fisionomia della sfida di fronte a ogni strumentalizzazione della persona, di ogni tentativo di annullarne l’autonomia mediante la narcosi tecnologica presentata spesso con il sorriso sulle labbra come un balzo di civiltà, come una forma di emancipazione dai limiti dell’umano. Vivere consapevolmente e con responsabilità questi cambiamenti è possibile solo adottando quella che noi di Agesc definiamo come “La metodologia della libertà”, fondata sul principio della “cura”, di quell’atteggiamento verso persone e cose che vive l’espressione «mi sta a cuore» (bellissima in latino: mihi cordi est) come un valore, non come uno slogan.

Partecipazione, relazione, impegno, libertà costituiscono i quattro punti cardinali che definiscono l’orizzonte aperto e vasto, al quale la nostra associazione guarda. Sono questi i cardini di una visione dell’uomo e della vita, che si apprende e comprende proprio in quella fase della vita per la quale la scuola costituisce l’ambiente quotidiano nel quale crescono i nostri figli. Non possiamo quindi pensare che nel luogo nel quale costitutivamente si sperimenta la complessità delle relazioni e la responsabilità della conoscenza, manchino il calore degli affetti, l’intensità delle passioni civili, la ricchezza della dimensione umana e la consapevolezza che gli aspetti cognitivi non possono prescindere dalla limpida autenticità delle emozioni. L’etica della conoscenza non si impara come una poesia a memoria, ma si vive come relazione significativa. Ed è qui che torna a farsi sentire il bisogno di una alleanza educativa a partire dal rapporto genitori-scuola, che in questi anni abbiamo cercato di rafforzare sempre di più fra genitori di scuole pubbliche paritarie e gestori. Come Agesc crediamo sia urgente impostare un lavoro di costruttiva e seria collaborazione delle famiglie con la scuola e tra le scuole.

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Fonte:Avvenire