Liceo classico o istituto tecnico? I nostri ragazzi chiedono di essere guardati
La scelta della scuola superiore è un passaggio delicatissimo che richiede il coinvolgimento dei genitoriLicei classici in calo di iscrizioni; scientifici in crescita, così come pure gli istituti tecnici. Nei giorni immediatamente successivi alla chiusura delle iscrizioni scolastiche, è stato tutto un commento sui dati che la stampa ha diffuso relativamente alla scelta della scuola che tanti ragazzi hanno fatto con le loro famiglie nel mese di gennaio.
Dati e percentuali che riportano tendenze, ma soprattutto rivelano “preoccupazioni”, o quantomeno “incertezze”, sul futuro che molti genitori immaginano per i propri figli e sulla difficoltà di pensare come e quale potrà essere la scelta giusta per ogni studente; quella che aiuterà ad essere felici e realizzate le giovani generazioni alle prese con la scelta della scuola che le condurrà ad affrontare contesti di complessità (di studio o di lavoro) dove nulla, o quasi, è più “sicuro”.
«Il Classico ti apre la mente», dicevano i nostri genitori e qualcuno l’ha scritto su autorevoli giornali anche in questi giorni. E se questa affermazione è senz’altro vera altrettanto lo è quella che considera come molti genitori siano cresciuti ascoltando il richiamo importante del lavoro e non abbiano avuto la possibilità di dedicare tempo alla scoperta di sé, dei propri talenti e forse anche dei propri sogni di realizzazione.
A dire il vero, andando a leggere bene i dati diffusi dal Ministero dell’Istruzione e del Merito si scopre come la percentuale di studenti che scelgono il liceo sia più elevata e in crescita rispetto allo scorso anno (57,1% contro il 56,6%), anche se il classico viene scelto dal 5,8% dei ragazzi, mentre un anno fa era al 6,2%. Forse è questo l’indice che i sogni e i desideri prevalgono sulla realtà e i bisogni?
Al di là dei numeri, rileviamo come anche questo rappresenti un segnale dietro il quale si nasconde in parte la richiesta di aiuto nella scelta della scuola di cui abbiamo più volte parlato: dopo la secondaria di primo grado, invece di restringere l’orizzonte di un quattordicenne, dovremmo allargarlo, ma abbiamo bisogno di un sistemascuola che ci aiuti o quantomeno provi a farlo, soprattutto valorizzando la dimensione pratica degli studi umanistici e quella scientifico teorica degli studi tecnici. Nel mondo contemporaneo capacità di pensiero e concretezza di sguardo sono imprescindibili e contemporaneamente necessari. Ma come si fa ad allargare la mente di un quattordicenne? Siamo sicuri che come adulti, insegnanti o genitori, siamo in grado di farlo?
Ma più che altro capiamo fino in fondo cosa significa? Noi di Agesc crediamo che allargare la mente voglia dire allargare il cuore: vale a dire ampliare gli orizzonti dei nostri ragazzi attraverso il loro cuore. Ecco perché, pur apprezzando l’indubbia attenzione che finalmente è stata data al problema dell’orientamento e quindi apprezzando lo sforzo di introdurre un monte ore extra per orientare i nostri studenti, riteniamo che questo non sia sufficiente. L’orientamento si fa in classe, ogni giorno, con lo studio delle discipline e uno stile metodologico che non sia aridamente attento solo all’aspetto cognitivo, ma umanamente critico e progettualmente significativo. Non si tratta solo di promuovere le cosiddette Stem subjects, acronimo inglese che sta per scienze, tecnologia, ingegneria e matematica; o le Art subjects ossia le materie umanistiche.
Non si tratta neanche di fare del cosiddetto mismatch, altra parola inglese oggi in voga che sta a significare il divario crescente fra profili professionali disponibili sul mercato e posti vacanti che invece ne richiedono altri. Ci sembra infatti che certi schemi siano troppo riduttivi e si limitino semplicemente ad allargare la mente nel senso di fornire nuove informazioni.
Quello che si può fare piuttosto è osservare i nostri ragazzi. Genitori e insegnanti insieme possono capire negli anni quali sono le attitudini e i talenti che i loro figli e allievi hanno sviluppato. A quel punto ha senso orientare un ragazzo o una ragazza a un ampio raggio di scelta, perché non esistono indirizzi di serie A o B o addirittura C. Ogni indirizzo ha la sua dignità e sarà importante che le famiglie comprendano questo fondamentale principio e che ci sia una sinergia reale, concreta, perché i nostri studenti devono essere accompagnati e non semplicemente informati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte:Avvenire