Legge di stabilità da cambiare, per una politica lungimirante e attenta ai più deboli

Il presidente di Agesc Gontero evidenzia le carenze non colmate dal Parlamento: mancato rifinanziamento del bonus bebè e la scomparsa del fondo destinato alle scuole dell’infanzia paritarie
Legge di stabilità da cambiare, per una politica lungimirante e attenta ai più deboli

Ancora una volta la politica ostenta la sua incoerenza e incapacità di scelte di lunga portata. Nella legge di stabilità per il 2018 in via di definizione al Senato in questi giorni sono stati cancellati due interventi introdotti lo scorso anno che, seppure limitati come cifra complessiva, andavano nella direzione di affrontare problemi fondamentali per il futuro di questo Paese.

A fare le spese di questa miopia sono da una parte il bonus bebè o assegno di natalità che non è stato rifinanziato rinunciando così, senza prevedere provvedimenti sostitutivi, ad uno strumento utile a conseguire l’obiettivo di contrastare l’inverno demografico in cui ormai l’Italia è piombata; dall’altra il fondo destinato alle scuole dell’infanzia paritarie, che in molti territori rappresentano l’unico servizio presente in questo settore a favore delle famiglie e che stanno vivendo una grave crisi, vista la pluridecennale inadempienza dello Stato nei confronti delle famiglie che scelgono una scuola non statale. Infatti negli ultimi cinque anni hanno chiuso i battenti più di 650 scuole dell’infanzia paritarie.

Naturalmente mi auguro che il Parlamento nel varo definitivo della finanziaria 2018, come richiesto dall’Agesc insieme ad altre realtà associative e del sistema paritario, reintroduca queste misure, che guardano al futuro e al bene comune e non solo agli interessi di qualche categoria economica, le renda stabili e preveda il graduale ma progressivo aumento di fondi ad esse destinato.

Un’altra sollecitazione riguarda l’aumento del fondo per gli studenti disabili nelle scuole paritarie, completamente dimenticati nella recente legge 107 del 2015. È necessario colmare il divario di trattamento tra alunni disabili, tutti hanno gli stessi diritti e la stessa dignità ed è perciò inaccettabile che per quelli delle sue scuole lo Stato spenda in media 12mila euro all’anno mentre a quelli delle paritarie ne riservi solo duemila. Per permettere alle famiglie con figli disabili di scegliere anche una scuola non statale, se ritenuta più utile nel loro già difficile lavoro educativo, è indispensabile che il sostegno a loro destinato arrivi almeno al 50% di quanto si spende nello Stato, restando ancora molto lontani dall’eguaglianza di diritti prevista dalla Costituzione. Si tratta di una cifra inferiore a quella destinata agli sgravi fiscali sulle spese per i giardini, ma in questo caso in gioco ci sono dei minori con disabilità: a chi la precedenza? Altre richieste ai parlamentari da noi condivise riguardano la parità di trattamento tra scuole statali e paritarie in base alla legge 62/2000 in materia di pagamento della tassa rifiuti e di accesso alle iniziative promozionali per le istituzioni scolastiche: non esistono motivazioni che giustificano le diversità attualmente esistenti.

Mi auguro infine, anche se l’argomento non riguarda la legge di stabilità, che il Governo continui a seguire il problema dei fondi Pon europei per le scuole paritarie cosicché al più presto, almeno nei bandi per il 2018, queste possano partecipare ai progetti europei.

Roberto Gontero - Presidente nazionale Agesc

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