La sfida della Maturità: rimettere al centro lo studente e il suo percorso

Il ritorno della prova scritta sta mettendo in difficoltà i ragazzi e le famiglie: ecco qualche consiglio per affrontarla
La sfida della Maturità: rimettere al centro lo studente e il suo percorso

Seppur ancora relativamente lontani dagli esami di fine anno, che per gli istituti superiori inizieranno il 22 giugno con la prima prova scritta, come genitori stiamo già condividendo ansie e preoccupazioni dei nostri figli per quello che resta uno spauracchio per ogni generazione di studenti: la Maturità. Una maturità culturale, per certi aspetti anche psicologica, che voleva (e vuole) testare la capacità di ogni studente di muoversi autonomamente nel mondo degli studi o di affrontare con sufficiente bagaglio di conoscenze i futuri impegni di lavoro. Sarà per le prove Invalsi che si fanno in questi giorni, sarà per l’emergenza Covid che ha lasciato e lascia una serie di incognite, fatto sta che nelle case di tante famiglie la tensione da esami si tocca con mano. Il ritorno delle prove scritte, pur in una modalità leggermente diversa dal passato, ha sollevato nei mesi scorsi molte discussioni e persino forti contestazioni. Le critiche più forti, sollevate non solo dagli studenti, hanno riguardato l’opportunità di un ritorno alla tradizione senza tenere conto di tutte le difficoltà causate dal lungo periodo di isolamento, di Dad, di carenza di lezioni “frontali”. Certo non si dovrebbero mai, in un sistema complesso come la scuola, prendere posizioni rigide. Forse riprendere gli scritti era opportuno, affinché l’esame non si appiattisse su forme semplicistiche di verifica, che avrebbero in certa misura potuto riverberarsi negativamente anche sulla vita ordinaria di classe, una volta ritornati alle normali relazioni. Forse si poteva battere la via più semplice di ripristinare solo la prima prova. In ogni caso due sono le prove e vanno affrontate con spirito positivo.

Da queste colonne tuttavia, come Associazione di genitori, non possiamo non richiamare l’attenzione dei docenti e dei dirigenti sul fatto che le commissioni avranno una grande responsabilità. Se l’intenzione del ministro era di ridare serietà all’esame, è pur vero che i docenti commissari delle materie caratterizzanti dovranno percorrere lo strettissimo sentiero (una lama di rasoio) fra la credibilità e la sostenibilità, fra la serietà della prova e la sua praticabilità. In tal senso quel pesante e talora ignorato 'Documento del 15 maggio' diventa un punto di riferimento imprescindibile, non solo per il colloquio, ma anche per l’adeguata e corretta calibratura della seconda prova scritta. Questa è sempre stata la preoccupazione dei nuclei ministeriali. Ora la sfida è alle capacità critiche e di valutazione preventiva delle commissioni. Si tratta di un cambiamento non da poco, potremmo perfino definirlo “epocale”, se questa sarà la linea dei prossimi anni. Cambiamento che ci coinvolge, ci chiama in causa e crediamo offra una grande opportunità di valorizzare quel bagaglio di professionalità e capacità di guardare allo studente nella sua centralità che nelle scuole paritarie da sempre è punto fondamentale.

Questa nuova impostazione degli scritti e la conferma delle modalità del colloquio già collaudata in tempo di Covid responsabilizza in maniera molto forte tutte le scuole. Un cambiamento che potrà rivelarsi come occasione di crescita professionale, per valorizzare e verificare un percorso formativo che, ci auguriamo tutti, possa fornire un ulteriore importante tassello di valutazione e autostima negli studenti e nei genitori, affinché il passaggio alla formazione universitaria o l’inserimento nel mondo del lavoro siano fruttuosi per tutta la nostra società civile. Quel Patto Educativo, dunque, che ha per soggetto lo studente, la persona studente, dovrà diventare, sul piano educativo e culturale, il cardine fondante di un modo di concepire la scuola non solo come 'servizio sociale', ma come condivisone di responsabilità. Ecco dunque perché da genitori guardiamo a questo fine anno scolastico e agli esami con un occhio particolare e con la speranza che la giusta tensione vissuta dagli studenti per queste prove, come per ogni prova della vita, possa renderli sempre più “robusti” per le sfide che verranno.

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Fonte:Avvenire