La riforma del Terzo settore e quei decreti attuativi necessari a cambiare pelle
Il testo modificherà radicalmente l’inquadramento giuridico, amministrativo e fiscale degli Enti no-profitTrecentomila associazioni, un milione di lavoratori, oltre 5 milioni di volontari: sono questi i numeri del grande e prezioso universo che in Italia costituisce il cosiddetto Terzo settore. Grazie al D.lgs nr.117 del 3 Luglio 2017e al Codice del Terzo settore che ne completa l’attuazione, si fa ordine in questo settore e gli si riconoscono ruolo e prerogative. Le attività del Terzo settore sono ispirate al principio costituzionale secondo il quale i cittadini hanno diritto ad associarsi liberamente e senza autorizzazione per svolgere attività di interesse generale per fini che non siano vietati ai singoli dalla legge penale. Ci sono associazioni che svolgono attività di alto interesse pubblico. In Italia ce ne sono moltissime e rappresentano una risorsa fondamentale per la tenuta e lo sviluppo del nostro tessuto socio-economico. Questa riforma, come ricorda Michele Dimiddio membro dell’esecutivo Agesc, «modificherà radicalmente l’inquadramento giuridico, amministrativo e fiscale degli Enti no-profit». Tra i principali obiettivi c’è la volontà di dare un quadro normativo moderno, unitario, riordinato e coerente al Terzo Settore e di garantire sistemi di amministrazione e di controllo interno standardizzati. Tale riforma sta entrando nel vivo della sua applicazione: infatti il 27.12.2018 è stata pubblicata la circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che fornisce le indicazioni operative per organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e Onlus, sull’attuazione del Codice del Terzo Settore, confermando il termine del 2 agosto 2019 per l’adeguamento degli statuti.
Anche l’Agesc sarà interessata da tale riforma. Il Consiglio nazionale celebrato a Brescia a febbraio scorso ha manifestato la volontà di aderire a tale passaggio, dando mandato all’esecutivo di studiare le modifiche da apportare allo statuto, utili a consentire il passaggio nel terzo settore. Le variazioni statutarie saranno proposte e votate nel corso del Congresso Straordinario che si terrà a Roma nelle giornate del 15 e 16 giugno, e sono state opportunamente illustrati ai Delegati del Congresso dal Comitato Esecutivo in appositi incontri interregionali organizzati in prossimità di tale evento. Queste alcune principali novità introdotte dalla nuova normativa: l’abrogazione di diverse normative (tra cui due leggi storiche come quella sul volontariato 266/91 e quella sulle associazioni di promozione sociale 383/2000); indicazione delle sette tipologie riconosciute quali Enti del Terzo settore (organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, imprese sociali, enti filantropici, reti associative, società di mutuo soccorso, altri enti di carattere privato diversi dalle società); definizione delle attività di interesse generale “esercitate in via esclusiva o principale per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale” (Articolo 5 del Codice del Terzo Settore); iscrizione al Registro unico nazionale del Terzo settore, in sostituzione dei molteplici registri preesistenti.
Con l’iscrizione al registro, gli enti iscritti saranno tenuti ad assicurare la pubblicità dei propri atti e una maggiore trasparenza nei bilanci, nei rapporti di lavoro e relativi stipendi e nell’assicurazione dei volontari. In particolare, saranno obbligatori la redazione e il deposito del bilancio annuale (con modalità semplificate per gli enti con entrate inferiori a 220.000 euro annui che potranno redigere e depositare un rendiconto di cassa) e la pubblicazione sul sito web di tutti i compensi o corrispettivi attribuiti a dirigenti, associati e membri degli organi di amministrazione. Ai doveri suddetti fanno da contraltare una serie di esenzioni e vantaggi economici di cui gli enti no-profit potranno beneficiare. Quanto finora detto avrà piena attuazione con la piena operatività del registro, non prima che vengano pubblicati i circa venti decreti attuativi necessari affinché funzioni nella pratica quanto previsto. Nell’attesa, è necessario che l’Agesc adegui il proprio statuto ai contenuti del nuovo Codice e applicarlo così fin da subito, in attesa di potersi iscrivere al Registro unico nazionale del Terzo settore.