La comunicazione al centro. Quale ruolo per i genitori delle scuole cattoliche

Il Coordinamento delle associazioni per la comunicazione mette al centro del prossimo mandato il servizio alla rete associativa. Intervista al presidente Padula
La comunicazione al centro. Quale ruolo per i genitori delle scuole cattoliche

AGeSC è tra le 29 associazioni che aderiscono al Copercom e si riconoscono in un riferimento culturale e fondativo dei valori cristiani e dei principi della Carta costituzionale. Attente alle problematiche educative ed alla comunicazione sociale, sono chiamate alla realizzazione di una comunità solidale e dialogica, privilegiando la diffusione della cultura e di comportamenti individuali, famigliari e sociali di testimonianza coerente. Al neo eletto presidente Massimiliano Padula, che ha posto al centro del programma del prossimo mandato il servizio alle associazioni, abbiamo chiesto quale ruolo possono svolgere quelle dei genitori presenti al tavolo del Coordinamento delle Associazioni per la Comunicazione. «I genitori sono guide e edificatori di bene comune. Il loro ruolo è anzitutto sociale: l’amore e l’esempio verso i figli contribuiscono, infatti, alla costruzione di buoni cittadini. Questo avviene attraverso la trasmissione di valori e norme. Ma anche tramite opportunità d’incontro, condivisione di progetti e processi mirati alla formazione integrale. Proprio in quest’ottica si posiziona l’AGeSC, che da anni è protagonista del dibattito pubblico con le scuole cattoliche in prima linea per la realizzazione di una vera scuola della società civile. La presenza di AGeSC in Copercom è sempre più importante: costituisce uno dei tasselli per salvaguardare il complesso legame tra famiglie e media». Tra le mission di Copercom c’è la promozione dei diritti degli utenti dei media e dei valori della persona e della famiglia. Come può la famiglia di oggi affrontare la complessità e i conflitti generati dai nuovi modelli di comunicazione senza una condivisione di responsabilità con un 'villaggio educante'? «Facendo proprie due parole: farsi carico. Facendo propri concetti come la contemporaneità digitale, che sta rimodulando tutte le sfumature dell’esistenza; l’interpretazione di contenuti e visioni sempre più difficili da intercettare; non colpevolizzando la tecnologia; passando da un atteggiamento difensivo (che demonizza e rifiuta i media) a uno attivo e propositivo (che rende la famiglia protagonista dello scenario comunicativo)».

Potrà il Copercom avere un ruolo di servizio alle associazioni presenti, sale e lievito, diventando un vero e proprio aggregatore di idee, istanze e proposte? «È questo il nostro auspicio e il centro del nostro progetto. Coordinare vuol dire proprio organizzare insieme azioni per un fine comune. Rispettando la specificità di ognuno con la consapevolezza che lavorare insieme è quanto di più entusiasmante possa esserci». Tra i temi più spinosi dal punto di vista educativo c’è il rapporto media e minori. Quali strade intraprendere per la formazione dei genitori in questo ambito che necessita anche di molta attenzione, competenze e capacità di scelta? «Facendo attenzione a non ridurre la formazione a meri tecnicismi ('come usare uno smartphone', 'quanto tempo bisogna stare connessi'). La formazione deve essere omnicomprensiva e integrata. Deve cioè aiutarci a (ri)scoprire quelle categorie dell’umano spesso trascurate come il bello, il giusto, il rispetto, l’affettività, l’intelligenza».

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