«L’IMPORTANZA DEL VIAGGIO PER I GIOVANI: ASCOLTARE, ASCOLTARSI E APRIRE IL CUORE»

Nel racconto di una studentessa l’esperienza che può cambiare la vita e aiutare a trovare la propria strada
«L’IMPORTANZA DEL VIAGGIO PER I GIOVANI: ASCOLTARE, ASCOLTARSI E APRIRE IL CUORE»

Il viaggio resta una delle esperienze più autentiche per scoprire il mondo ed affinare la sensibilità ampliando i propri orizzonti. Soprattutto per i giovani, partire senza troppe comodità, affidandosi ai mezzi pubblici, agli ostelli, alle famiglie ospitanti o a qualche associazione di volontariato di supporto, significa mettersi alla prova, conoscere culture diverse, imparare a gestire disagi ed imprevisti. Il viaggio, in questo senso, diventa non solo una scoperta del mondo, ma anche una profonda conoscenza di sé.

Per dare una voce ai giovani oggi abbiamo intervistato Matilde Ampezzan, 20 anni, studentessa di Studi Internazionali presso l’Università di Trento: «Sin da piccola ho viaggiato molto con la famiglia, ma appena ho potuto, ho scelto di farlo in modo autonomo, mettendo da parte i soldi necessari e organizzandomi da sola. La mia prima esperienza significativa è stata a 17 anni, quando ho vissuto per sei mesi a Suffolk (Virginia) negli Stati Uniti, in una famiglia americana. Era come vestire i panni di un’adolescente e studentessa americana – racconta – e questa immersione totale mi ha cambiata profondamente. A 18 anni, insieme alla mia migliore amica, ho deciso di affrontare un viaggio on the road in Spagna, spostandomi con zaino in spalla tra autobus, e ospitalità offerte da famiglie locali. Quel viaggio è stato una rivelazione: organizzare tutto da zero, muoverci con pochi soldi, imparare a fidarci delle persone e affrontare imprevisti… ». Viaggiare con pochi mezzi significa osservare con nuovi sguardi, incontrare persone del posto, affinare il dialogo con l’altro, ascoltare con attenzione e condividere esperienze con altri viaggiatori che si portano nello zaino tutte le loro esperienze ed emozioni; un grande scambio culturale che permette di accedere ad un patrimonio umano inestimabile. È un’esperienza che insegna a rispettare le differenze, ad apprezzare la semplicità e a sviluppare una sensibilità verso gli altri, ascoltandosi nel profondo. Anche durante il suo attuale Erasmus a Granada, Matilde ha scelto di vivere in un appartamento condiviso con altri ragazzi invece di optare per la soluzione più sicura della famiglia ospitante. «Impari a convivere con persone di culture diverse, a gestire le difficoltà quotidiane senza l’appoggio di una famiglia. Ti responsabilizzi e scopri nuove abitudini, modi di pensare, di vivere la quotidianità». Ma oltre al presente c’è anche uno sguardo al futuro oltre gli orizzonti europei: «L’anno prossimo sono stata accettata presso l’Università pontificia di Rio de Janeiro (PUC - Rio), in Brasile e partirò per sei mesi di studio », conclude con entusiasmo.

Ma cosa significa davvero viaggiare in questo modo? Per Matilde, ma come per tanti altri giovani, il viaggio insegna ad ascoltarsi di più, ad adattarsi a percepire il disagio senza farsi sopraffare, ad aprire la mente, ascoltando le sensazioni che provengono dall’esterno, riconoscendole e accettandole come parte del percorso di vita. Viaggiare significa incontrare persone di tutte le culture, che attraverso il confronto diventa un arricchimento continuo. È un modo anche per capire meglio il mondo prima di scegliere la propria strada. «Sento di aver bisogno di più concezioni di vita prima di decidere il mio futuro. Uscire dalla mia città e dal mio contesto di studio mi ha aiutato a pensare e a vedere con occhi nuovi. Viaggiare è aprire il cuore, una scatola aperta che si riempie di occhi, incontri, presenze, esperienze, un arricchimento viscerale e necessario».

Ma il viaggio ha anche un profondo valore educativo. Imparare a gestire le difficoltà, adattarsi alle situazioni più disparate, comunicare con persone di lingue e culture diverse è una palestra straordinaria per la vita. Come ricordava San Giovanni Paolo II, grande viaggiatore e promotore dell’incontro tra i popoli: «Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro». Il viaggio, inteso come scoperta e apertura all’altro, è un mezzo potente per costruire sé stessi e contribuire in un futuro al bene comune, perché da ogni viaggio si torna diversi, più empatici, più comprensivi, più coraggiosi, e si ha davvero voglia di fare qualcosa di utile non solo per se stessi ma anche per gli altri.

L’esperienza diretta, il contatto umano e la curiosità restano i mezzi migliori per abbattere barriere, costruire ponti e crescere come cittadini globali. Viaggiare con spirito aperto e con rispetto verso chi si incontra è una delle forme più genuine di educazione alla diversità e alla scoperta della fratellanza universale che abita il nostro meraviglioso mondo.
Alice Manganotti
Responsabile Ufficio Stampa

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Fonte: Avvenire