Istruzione: Italia fanalino di coda in Europa per libertà di scelta educativa

La lezione di Berlinguer, recentemente scomparso, sulla parità scolastica
Istruzione: Italia fanalino di coda in Europa per libertà di scelta educativa

Proprio oggi a Roma, si apre la due giorni dell’Assemblea generale dell’Epa - European Parents’ Association - la federazione di associazioni di genitori, di cui Agesc fa parte dal suo inizio, che rappresenta più di 150 milioni di genitori di tutta Europa. L’Epa è nata per dare ai genitori più forza per incidere nello sviluppo delle politiche e delle decisioni educative a livello europeo, promuovendo, nel campo dell’istruzione, la partecipazione attiva dei genitori e il riconoscimento del loro ruolo centrale come principali responsabili dell’educazione dei propri figli. Questo evento ci dà occasione per riflettere, ancora una volta, sulla situazione della scuola pubblica paritaria nel nostro paese che resta, e l’assemblea di Epa è lì a dimostrarlo inesorabilmente, fanalino di coda nel vecchio continente per quanto riguarda la libertà di scelta educativa. Abbiamo ribadito più volte e da anni ci battiamo come Agesc perché i valori di “parità scolastica” e “libertà di scelta educativa” non siano solo slogan o parole prive di sostanza. Ma tali rimarranno fino a quando non sarà data concreta e piena attuazione a questi principi, che la stessa Costituzione fonda con chiarezza assoluta.

Sono, questi, elementi costitutivi di una democrazia sostanziale e indicatori essenziali della civiltà di un Paese che voglia essere rispettoso della persona e della sua formazione integrale. Si tratta infatti di principi concettualmente affrancati da ogni appartenenza politica, irrinunciabili per dare piena attuazione a un sistema educativo adeguato alla complessità dei tempi, proprio perché in grado di dare piena attuazione alle pari opportunità e alla concreta fruizione dei diritti da parte di tutti i cittadini.

« La scuola è sempre pubblica, perché alleva delle creature. L’ossessione che nel nostro Paese divide le due realtà è ormai vecchia come il cucco: scuola paritaria e pubblica sono la stessa cosa. Ormai è arrivato il momento di parlare dell’apprendimento, di come sollecitare la curiosità degli studenti, di come lasciare libere tutte le scuole di sviluppare le proprie potenzialità. Dibattere ancora di scuola dell’obbligo, come se l’aula fosse una prigione, non va più bene.» Era l’estate 2015; con queste parole Luigi Berlinguer, ex ministro dell’Istruzione e autore della legge 62/2000 sulla parità scolastica, delineava la sua scuola ideale al Meeting di Rimini. Parole che oggi, all’indomani della sua scomparsa, risuonano ancora nelle menti e nei cuori di tanti genitori di Agesc che l’hanno incontrato ed apprezzato per il suo rigore e la sua onestà intellettuale, e che quella stagione di “novità” per la scuola hanno vissuto direttamente. « L’ho conosciuto personalmente e ci siamo visti e confrontati in tanti momenti a Roma ma anche nelle scuole di tutta Italia – ricorda Maria Grazia Nasazzi Colombo, per anni Presidente nazionale di Agesc –. Ci siamo scontrati, divertiti, appassionati ai temi educativi, noi come genitori e lui come sostenitore convinto della proposta didattica ed educativa scolastica». Il termine “libertà di scelta educativa” non era consueto nel linguaggio di Berlinguer, ricorreva piuttosto l’affer-mazione di un possibile e reale pluralismo educativo e culturale. Quindi un sistema scuola con l’autonomia al centro, motore di un possibile cambiamento vivo e vivace per sperimentare percorsi e processi e non “gabbie” scolastiche. « Abbiamo letto e commentato insieme, in più di una occasione – ricorda ancora Colombo – una sua piccola pubblicazione dal titolo significativo: Apprendere, comprendere, amare. Questa è la vita.

Pubblicazione che abbiamo condiviso anche all’interno di Agesc».

A nostro parere è su questo terreno che si misura la capacità di una classe politica di progettare e pensare il futuro del nostro Paese a partire dai banchi di scuola con provvedimenti e progetti reali, concreti, scevri da freni ideologici, che oltre ad avere il fiato corto ci spingono soltanto indietro. Nella parola “amare”, ripresa più volte anche nel nostro recente Consiglio Nazionale di Roma, sta l’ingrediente fondamentale, il collante di ogni riforma. Berlinguer l’aveva capito. L’augurio è che una stagione nuova si possa aprire con l’apporto di tutti.

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Fonte:Avvenire