Il sogno di Fadi, ragazzo di Betlemme: venire in Italia a trovare i suoi 5 fratelli
Attraverso l’impegno di un gruppo di famiglie di Rimini si realizza il desiderio di un giovane studente cristiano palestinese«Sentiamo il bisogno di qualcosa che riempia di significato lo scorrere del tempo. Qualcosa o, meglio, qualcuno. E questo “qualcuno” è venuto, Dio lo ha mandato: è il suo Figlio, Gesù». (Papa Francesco, omelia del 31 dicembre 2018). E il tempo è stato il vero e proprio alleato di questa storia natalizia che ha come protagonista l’Agesc con un lavoro fatto di pazienza e impegno per realizzare il sogno di Fadi: portare in Italia un concittadino di Gesù per studiare e riabbracciare i cinque fratelli che vivono sparsi nella nostra penisola.
Fadi Philip Hazin è un ragazzo cristiano cattolico nato a Betlemme dove il Natale – come ci ha raccontato – è bellissimo. La festa si vive in tutta Israele e in Palestina e la gente arriva a Betlemme da ogni parte del mondo. In questa occasione oltre 50 scout aiutano i fedeli a percorrere la strada che Gesù ha fatto a piedi. Fadi l’italiano l’ha imparato a scuola – il locale liceo francescano – ma anche grazie alla presenza di padre Pierbattista Pizzaballa arcivescovo cattolico e biblista italiano dell’Ordine dei Frati Minori per 21 anni guardiano del Monte ora sostituito da padre Francesco Patton.
Ha sempre guardato in alto Fadi: lo scientifico che ha frequentato è ubicato appena sotto alla scalinata che porta alla cattedrale dove è custodita la reliquia della mangiatoia. Una scena che per un ragazzino di tredici anni si è ripetuta tutti i giorni. Andare a scuola, sollevare lo sguardo e vedere il luogo dove è nato Gesù non è poca cosa, perché si entra in aula con uno spirito diverso, rinnovato.
L’arrivo in Italia è avvenuto per gradi. Prima da turista, poi per ritrovare gli amici dell’associazione Gelmini, infine accolto da Giacomo Galli un amico dell’Agesc di Rimini che assieme alla fraternità di Comunione e Liberazione si sono fatti carico della sua sistemazione a Rimini. Qui ha trascorso il suo primo Natale e questa famiglia Agesc è diventata la sua. Come racconta Galli l’idea era di ricompattare un gruppo familiare e trasformare un sogno in realtà. L’Italia è un Paese accogliente
e caritatevole. Non occorre costruire muri, qui. La sua tradizione è il cristianesimo. «E noi – continua Giacomo Galli – possiamo mettere in atto gli insegnamenti cristiani proprio con l’accoglienza che deve essere finalizzata». Ritornando all’Agesc, possiamo concludere che siamo riusciti in un compito importante portare uno studente di Betlemme da noi, ma soprattutto abbiamo portato un grande aiuto alla scuola cattolica in Palestina. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che molti dei lavori fatti nel Santo Sepolcro sono stati eseguiti dal papà del ragazzo che è venuto in Italia.
La scuola cattolica nel mondo è un esempio di crescita importante per i ragazzi che non potrebbero avere da altre parti la possibilità di crescere e di essere educati. Ecco due esempi: a Dakka, in Bangladesh, le Maestre Pie hanno un istituto nel quale il 70% degli iscritti è di fede mussulmana, ma le famiglie sanno che per crescere come uomo hanno bisogno di questo tipo di insegnamento. La stessa cosa avviene nella fondazione Baby Charitas gestita da suore che ha l’80% di pazienti mussulmani che si rivolgono a loro per la cura dei propri figli sapendo che in questi luoghi, fondati sul vangelo e sugli insegnamenti di gesù, c’è un’accoglienza di tutte le identità culturali e delle persone più fragili. Il cristianesimo è visto molto bene, nella scuola, negli ospedali, per le strade. Da noi invece è spesso “mediatizzato”. All’estero è vissuto nel senso vero del termine, come diceva Benedetto XVI nel suo libro Luce del mondo.
Questo è per noi genitori dell’Agesc il miglior modo di augurare un buon Natale: raccontare anche piccole storie fatte da grandi cuori.