«Il nostro impegno per una scuola libera, che educhi al dialogo e alla pace»

«Il nostro impegno per una scuola libera, che educhi al dialogo e alla pace»

Guardando all’anno che si è appena concluso, mi piace pensare alle tante persone, ai tanti genitori, incontrati nelle visite che mi hanno portato in diverse scuole del nostro Paese, animati tutti da un grande e comune desiderio: quello di veder crescere felici, realizzati, i propri figli. Per questo sono convinta che anche in questo 2024 come Agesc siamo chiamati a rilanciare e rinnovare il nostro impegno. Come ho avuto modo di ribadire più volte in varie occasioni anche legate ad episodi di cronaca recenti, nei momenti di discussione e dialogo con i rappresentanti delle istituzioni scolastiche, Agesc sostiene il primato educativo della famiglia, e quindi il diritto dei genitori di scegliere a fini educativi, in piena coscienza e libertà per i propri figli, le istituzioni, le modalità e i momenti più rispondenti ai propri convincimenti morali religiosi e civili. Siamo infatti convinti che oggi più che mai sia necessario colmare il gap con le altre nazioni europee ed arrivare finalmente alla realizzazione della piena parità scolastica e al raggiungimento della effettiva libertà di scelta educativa della famiglia. Soprattutto per coloro che per evidenti e comprensibili ragioni di economia familiare non possono permettersi di valutare una possibile scelta. Credo inoltre che come associazione di genitori attiva nella scuola dobbiamo essere attenti non solo a quello che ci succede accanto ma anche a quello che sta avvenendo al di fuori della nostra Italia. Da questo punto di vista ci sono due sollecitazioni che in questi giorni mi hanno fatto pensare. La prima è il messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace, che si celebra da sempre il 1° Gennaio, dedicato al rapporto tra Pace e Intelligenza Artificiale, messaggio che ha in uno dei suoi capitoli un riferimento specifico al mondo della scuola e all’ingresso di questa presenza tecnologica nel mondo dell’educazione in generale.

Il secondo è l’anniversario di un evento straordinario come il viaggio di papa Paolo VI in Terra Santa nei primi giorni di Gennaio del 1964, memoria che ci riporta in una terra, la Palestina, dove si vive una stagione di dolore atroce.

Papa Francesco nel suo messaggio, parlando delle sfide per l’educazione scrive: «Lo sviluppo di una tecnologia che rispetti e serva la dignità umana ha chiare implicazioni per le istituzioni educative e per il mondo della cultura». E ancora: « I giovani stanno crescendo in ambienti culturali pervasi dalla tecnologia e questo non può non mettere in discussione i metodi di insegnamento e formazione».

Il Papa ci richiama a un impegno, a una sfida, che dobbiamo fare nostri e che, lo possiamo dire senza remore, abbiamo già cominciato a prendere in considerazione. Lo stiamo facendo certamente insieme alle realtà che lavorano nel campo educativo della scuola con le quali siamo “sintonizzati”, ma vogliamo farlo sempre di più anche coinvolgendo chi ha sensibilità diverse, storie diverse dalla nostra, ma condivide i nostri obiettivi.

Dialogo e pace, capacità di elaborare un orizzonte di condivisione e di accoglienza a partire dall’educazione dentro la scuola sono l’altro passaggio che sottolineerei proprio in riferimento all’anniversario che ricordavo: vale a dire quello della visita di Paolo VI in Terra Santa sessant’anni fa. Dall’educazione, dall’umanità, che sapremo far crescere insieme nei nostri giovani e giovanissimi studenti, dipende sempre più il futuro della nostra casa comune.

Tra qualche mese vivremo il nostro Congresso, che è momento fondante e fondamentale della nostra esperienza, della nostra storia. Un’occasione importante per raccogliere e rilanciare insieme la mission per la quale siamo nati e che nel tempo ha assunto anche il carattere di un impegno crescente nella formazione dei genitori per una sinergia intelligente e funzionale a quel Patto Educativo Globale che ci sta molto a cuore.

Quest’anno inizia il nostro 50° anno di vita (siamo nati nel 1975) e per questo vorrei chiudere queste mie riflessioni con le parole di uno dei membri fondatori di Agesc, Lorenzo Cattaneo, che sento quanto mai attuali: «Dobbiamo delineare un orizzonte in cui muoverci con la volontà chiaramente espressa di volerci assumere delle responsabilità non con sufficienza e con un ruolo di supplenza, ma in prima persona, consapevoli che l’impegno culturale, ecclesiale, sociale e politico, non significa qualche attività caritativa, ma una presenza incisiva e significativa nel tessuto sociale».

Catia Zambon
Presidente Nazionale Agesc

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Fonte:Avvenire