«Il grembiule a scuola? I bambini ci chiedono solo scelte di buon senso»
«Sia a casa come in classe l’abbigliamento deve essere sempre adeguato»Negli ultimi giorni ha suscitato un forte dibattito l’ormai ricorrente richiesta per l’introduzione del grembiulino a scuola, che trova sempre genitori e insegnanti su fronti contrapposti. Come spesso capita in questi casi, la risposta giusta non c’è ed è sterile andare a cercarla ad ogni costo perché tutte le iniziative vedono nascere gruppi di persone favorevoli e gruppi di contrari. Premesso che l’uso delle divise scolastiche scomparve dopo la fine della seconda guerra mondiale, negli ultimi anni, le divise scolastiche sono state reintrodotte nelle scuole internazionali o bilingue per seguire lo stile anglosassone ma, generalmente, negli asili e nelle scuole elementari “resistono” i grembiuli. Nel 2008, il ministro Gelmini aveva provato ad introdurne l’uso obbligatorio nelle scuole, ma il suo tentativo fallì perché mancava e manca tuttora una legge o una normativa specifica sull’uso dei grembiuli a scuola. Ogni singola scuola, nel suo regolamento interno, decide se usare come divisa, completo o grembiule. Gli alunni e quindi di riflesso i genitori, sono tenuti a rispettare le regole uniformandosi alle indicazioni della scuola.
Il professor Claudio Caiti dirigente scolastico afferma: «Posto che mi pare un tema di importanza poco centrale nel dibattito sull’educazione è chiaro che le divise nelle scuole hanno un significato legato ad una connotazione storica chiaramente definita anche se all’estero in molte nazioni vengono utilizzate e costituiscono una tradizione vissuta positivamente. Per le scuole italiane – continua il docente – l’utilizzo obbligatorio rappresenterebbe un costo maggiore per le famiglie già in difficoltà con le spese scolastiche. E questo creerebbe maggior conflitto anche nel rapporto scuola e famiglie. Occorre mantenere un rapporto di dialogo e collaborazione con le famiglie mentre una soluzione “impositiva” potrebbe senza dubbio complicarlo. I grembiuli avevano lo scopo di non far sporcare i bambini ma oggigiorno il modo di lavorare nelle scuole primarie non richiede un uso ulteriore di questo strumento. Per quello che riguarda felpe o magliette offerte ed acquistate su base volontaria, per identificarsi con la scuola, ne posso ravvisare l’utilità a patto che il tutto non sia calato dall’alto come imposizione ». Di altro parere la professoressa Vivetta Vezzani che lascerebbe i grembiulini azzurri o rosa o bianchi (e non neri perché sono di una tristezza infinita) fino alla quinta elementare. Nella scuola media, che rappresenta l’accesso all’adolescenza e alla pubertà, ritiene che sia bene una ragionevole manifestazione di individualismo utile a mettere in risalto le differenziazioni maschio-femmina. La divisa o i cosiddetti gadget dovrebbero essere lasciati come attività facoltativa che, una volta scelta diventerebbe d’obbligo perseguire, per cui ogni scuola avrebbe la propria divisa in rappresentanza della propria specifica appartenenza.
Conclude il vicepresidente Agesc e vicepresidente Epa Claudio Masotti, sottolineando che l’uso del grembiule o divisa scolastica per i ragazzi nelle scuole, non influenzerà certo la formazione dei nostri studenti. Ma oltre a non essere questo un tema formativo senz’altro non è, né un tema di ordine e neppure di disciplina. Non è secondo queste categorie passate che un genitore orienta il suo giudizio. Sia a casa come a scuola decidere dell’abbigliamento più adeguato è soprattutto una questione di opportunità e di senso. Ecco allora che mettere o non mettere il grembiule a scuola è prima che una questione di immagine, una questione di senso. I nostri bambini questo ci chiedono, che le nostre scelte, in modo particolare quelle che direttamente impattano la loro libertà, abbiano senso e ci conducano alla “bellezza” degli atteggiamenti, del fare le cose, senza farci strattonare da una parte o dall’altra secondo l’effimero del momento.