IL GIORNO DELLA MEMORIA E IL RUOLO DEI GENITORI PER «NON DIMENTICARE»

Spesso non è facile spiegare ai figli l’orrore della Shoah. Ma è un compito, oggi, ancora più necessario
IL GIORNO DELLA MEMORIA E IL RUOLO DEI GENITORI PER «NON DIMENTICARE»

Ogni anno, il 27 gennaio, il mondo si ferma per ricordare una delle pagine più buie della storia umana: la Shoah, lo sterminio di milioni di persone innocenti nei campi di concentramento nazisti. La Giornata della Memoria, che si è svolta lunedì scorso, non è solo un atto di commemorazione, ma un impegno collettivo a non dimenticare, a tenere viva la memoria di chi ha sofferto e a vigilare affinché simili tragedie non si ripetano mai più.

Ci troviamo spesso a riflettere su cosa significhi davvero “ricordare”. La memoria non riguarda solo il passato, ma anche il nostro presente e il futuro che vogliamo costruire. Ricordare la Shoah ci invita a chiederci: siamo davvero consapevoli dei semi di odio che ancora oggi si annidano nella società? Quanto riusciamo a trasmettere ai più giovani l’importanza di riconoscere e combattere ogni forma di discriminazione? Quanto è radicato nelle nostre comunità l’impegno a costruire un mondo più giusto e inclusivo?

Queste domande toccano da vicino anche noi genitori, che abbiamo un ruolo speciale nel trasmettere ai figli i valori di empatia e rispetto. Parlare della Shoah con i bambini e i ragazzi non è mai facile. È un tema che richiede tatto e attenzione, ma anche la capacità di stimolare domande e riflessioni. Non si tratta di fornire risposte definitive, ma di accompagnare i nostri figli a vedere quanto l’indifferenza e i piccoli gesti di esclusione possano crescere fino a diventare qualcosa di distruttivo.

Non c’è un modo unico per avvicinare le nuove generazioni a questo tema, ma ci sono strumenti che possiamo condividere per rendere la memoria accessibile e viva. La lettura, ad esempio, è spesso un primo passo. Esistono libri, anche illustrati, che riescono a spiegare la Shoah ai più piccoli in modo delicato, ma significativo. Altrettanto importanti sono le esperienze concrete, come visitare i luoghi della memoria. Spesso, vedere da vicino i ghetti o i campi di concentramento – luoghi che sembrano appartenere a una realtà lontana – aiuta i giovani a comprendere che l’orrore non è solo “storia”, ma il risultato di scelte, decisioni e atteggiamenti di persone comuni in luoghi molto vicini a noi.

Spiegare ai giovani che l’odio e la discriminazione non nascono all’improvviso, ma si nutrono di indifferenza e di piccoli gesti quotidiani, è un passo essenziale per prevenire il ripetersi di simili tragedie. Riflettere sulla Shoah deve aiutarci anche a leggere con occhi diversi ciò che accade oggi. La memoria storica è un monito contro il negazionismo, ma anche un invito a riconoscere i fenomeni di odio che emergono nella nostra quotidianità: viviamo in un contesto in cui, purtroppo, intolleranza e odio trovano spazio con inquietante frequenza anche nei luoghi che i giovani frequentano di più, come i social media. Spesso ci troviamo a chiederci come affrontare questi temi con loro, e forse un primo passo può essere aiutarli a sviluppare senso critico e a scegliere gesti di rispetto, anche nelle piccole interazioni quotidiane.

Ciò che possiamo fare come famiglie e comunità educative è coltivare uno spazio di dialogo aperto, dove si possa parlare di differenze, pregiudizi e giustizia in modo semplice e adeguato all’età dei più piccoli. A volte non abbiamo risposte pronte, ma anche un confronto sincero è un atto di grande valore. La Giornata della Memoria è un appello a guardare avanti, senza dimenticare il passato e come genitori, possiamo sentirci ispirati da questo compito: non solo per onorare chi non c’è più, ma per guidare chi verrà, perché possa costruire un futuro in cui l’odio e l’indifferenza non abbiano più spazio. Non si tratta, quindi, solo di un dovere morale, ma di un investimento per la costruzione di una società più consapevole e responsabile.

Come diceva Primo Levi: «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».

Forse, il nostro compito più importante come genitori è proprio questo: continuare a conoscere insieme, perché il ricordo non si perda e possa alimentare un futuro di rispetto e solidarietà.

Elsa Ganassini
Segretario nazionale

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Fonte: Avvenire