Il gender entra nella Tv dei ragazzi: «Così si falsa la realtà dell’uomo e della donna»
Ha suscitato scalpore la “rivisitazione”, in chiave Lgbttiq, di alcune fiabe per bambini. L’esperto: «Si calpesta la loro dignità»Grande scalpore ha suscitato nei genitori il programma televisivo nel quale vengono rivisitate le fiabe classiche in chiave Lgbttiq, trasmesso in fascia pomeridiana - quindi in fascia protetta. Come Associazione Genitori Scuole Cattoliche siamo attenti ai valori che vengono trasmessi ai nostri figli e quindi abbiamo chiesto una valutazione a Stefano Chiapponi (consulente tecnico scientifico biomedicale), professionista che ha girato in lungo e in largo la Penisola per parlare nelle scuole e coi genitori della problematica. «Difficile definire oggi valori come la libertà anche perché è sempre più arduo capire quale sia la verità - esordisce l’esperto -. Certo è che questo modo di concepire il sesso (biologico) come “sesso sociale” (gender) è estraneo ad una corretta antropologia e falsa la realtà dell’uomo e della donna. Inoltre non è supportato scientificamente dal punto di vista medico. Gli attacchi di questa forma di indottrinamento proseguono oltre che a spese dei genitori/educatori (nella scuola) anche a spese dei normali “contribuenti” attraverso la Tv di Stato che presenta in quella fascia oraria definita “protetta” programmi destinati ai bambini come le favole, opportunamente artefatte in salsa Lgbttiq. Dopo averci “insegnato” che l’orientamento sessuale e l’identità sessuale sono assolutamente soggettivi e legati alla sensazione del momento, che i termini padre e madre non devono essere discriminanti e quindi è necessario sostituirli con definizioni tipo “genitore 1, 2 e anche 3”, che l’omofobia è imputabile a ogni persona che non ritiene equivalenti l’eterosessualità e l’omosessualità, discriminando e criminalizzando (reato di opinione) coloro che credono nei valori della famiglia naturale e dell’ordinamento creativo proprio del Cristianesimo (e hanno il coraggio di esprimerlo pubblicamente). Ora per colpire ulteriormente l’istituto familiare - prosegue Chiapponi - si attaccano i bambini confondendo la loro identità sessuale con le favole revisionate secondo concetti gender. Così si calpesta la dignità dei più piccoli, quella dei primi educatori che sono papà e mamma, la verità che non è sentimento e la libertà che non è slegata dalla verità/responsabilità e così viene ridotta a “fai quello che vuoi”, favorendo solo l’affermazione del più forte».
A proposito dei bambini, sottolinea Chiapponi, «per rilevare quanto sia potente ed organizzata questa ideologia (nata storicamente negli anni ’90 e appoggiata ora da tanti benefattori miliardari) basti pensare alle recenti collaborazioni di organizzazioni Onu come l’Alto Commissariato per i diritti umani o del comitato per i diritti del bambino che il 5 febbraio 2014 sollecitava la Santa Sede affinché la Chiesa cattolica rivedesse il proprio atteggiamento nei confronti dell’aborto, della contraccezione, del matrimonio omosessuale e del sesso di adolescenti e preadolescenti! Questa ideologia sta operando al fine di sgretolare la famiglia, collabora alla sostituzione della cultura della vita con una cultura di morte, invece che sostenere realtà creative e generative opta per realtà senza prospettive e senza futuro».
La sfida del gender mette i genitori di fronte a scelte importanti, li rende più responsabili nei confronti dei figli che rappresentano il loro orizzonte e sono parte della loro libertà. A loro debbono offrire il massimo della dignità ed insegnare il valore dell’accoglienza accettando le sfide del mondo di oggi, ricercando sempre la verità, perché loro crescano nella libertà vera del mondo di domani! Anche la Chiesa non ha mancato di pronunciarsi in varie occasioni su questa ideologia, tra questi pronunciamenti uno specifico di papa Benedetto XVI: «Dove la libertà del fare si muta in libertà del fare sé stesso, necessariamente viene negato lo stesso Creatore e con ciò, in ultima analisi, viene avvilito anche l’essere umano come creazione divina, come immagine di Dio nell’originalità del suo essere. Nella lotta per la famiglia la posta in gioco è l’uomo stesso. E diviene evidente che là dove è negato Dio, si dilegua anche la dignità dell’uomo. Chi difende Dio, difende l’uomo».
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Fonte:Avvenire