Il calo demografico e la crisi penalizzano soprattutto le scuole paritarie

L’anno scorso persi 12.830 alunni (-3,7%) e negli ultimi due anni chiusi 415 istituti, soprattutto nel Sud e fra le scuole dell’infanzia Il calo dovuto anche alle difficoltà economiche di molte famiglie
Il calo demografico e la crisi penalizzano soprattutto le scuole paritarie

Con l’inizio del nuovo anno scolastico sono apparse varie notizie su cui vale la pena fare una riflessione. La prima, che ci interessa come genitori di scuola cattolica, riguarda il numero di scuole paritarie chiuse negli ultimi due anni: 415, soprattutto nel Mezzogiorno e fra le scuole dell’infanzia.

Esaminando più a fondo i numeri del Ministero, si nota che lo scorso anno ci sono stati 12.830 alunni in meno (-3,7%) nelle scuole paritarie – escluse quelle dell’infanzia – rispetto all’anno precedente, a fronte di una diminuzione di soli 6.130 alunni (-0,1%) nelle corrispondenti scuole statali. Ciò dimostra che il calo demografico si sta facendo sentire in modo sempre più pesante in tutto il sistema scolastico, infatti le statali del Sud e delle isole hanno perso circa 25mila alunni, in parte recuperati al Nord con l’immissione di ragazzi stranieri. Inoltre le famiglie vivono difficoltà economiche a causa della crisi e questo è un ulteriore motivo del calo nelle paritarie; lo si capisce anche dal fatto che la diminuzione di alunni è decisamente più forte al Sud (-10%) e nelle isole (8,6%) rispetto al resto del Paese che sta risalendo dalla crisi: -1,7% nel Nordovest, -2,2% al Centro e addirittura +0,5% nel Nordest. Questo significa che nel nostro Paese è sempre più negato il diritto costituzionale della libera scelta scolastica dei genitori per i propri figli. I piccoli passi in avanti compiuti dagli ultimi governi non hanno fermato il calo delle paritarie la cui soluzione necessita di interventi più sostanziosi. I dati Ocse resi noti in questi giorni certificano che la spesa pubblica dell’Italia per l’istruzione è la più bassa fra i Paesi membri, ma ha ragione la ministra Fedeli quando afferma che i dati non tengono conto degli investimenti degli ultimi due anni. Questi investimenti sono però andati a favore dell’inserimento dei precari in organico e perciò non hanno migliorato la qualità della scuola che, per Ocse, è posta ancora agli ultimi posti a livello internazionale. Con il nuovo contratto per la scuola sono previsti ulteriori investimenti a favore degli insegnanti, ancora una volta senza riferimento al merito e alle capacità. Queste assunzioni hanno aggravato la crisi delle paritarie che hanno perso molti insegnanti a favore dello Stato.

Si noti che la spesa pubblica per l’istruzione comprende anche la spesa per le scuole non statali, che negli altri Paesi Ocse è in gran parte sostenuta dagli Stati per una popolazione scolastica non statale mediamente pari al doppio di quella italiana. Se la parità fosse adeguatamente finanziata dallo Stato, forse non saremmo gli ultimi per la quota di Pil per l’istruzione.

Nonostante queste criticità e queste ingiustizie, i genitori dell’AGeSC, insieme alle loro scuole cattoliche, non intendono rinunciare a questa presenza educativa importante per la sua tradizione e per il futuro del Paese e tutti insieme lo ribadiremo il 14 ottobre a Verona nel convegno dal titolo «Esserci per educare».

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