I genitori delle scuole paritarie all’incontro dell’Osservatorio sulle ludopatie
Si riunisce al ministero l’organismo che contrasta il gioco d’azzardo. Il compito di famiglie e insegnanti: intercettare i disagiMentre lo Stato nella manovra finanziaria sta tassando le vincite dei giochi, l’Agesc è impegnata in prima linea per prevenire una piaga del mondo giovanile: il gioco. Sarà presente infatti lunedì prossimo alla riunione dell’Osservatorio sulle ludopatie, al ministero della Salute. Ma cos’è questa malattia? Ne abbiamo parlato con lo psichiatra Maurizio Colombo, attento osservatore del mondo giovanile.
La ludopatia, nota anche come azzardopatia, è una malattia che indica la dipendenza patologica dal gioco. Il fenomeno è, purtroppo, in continua crescita, con conseguenze spesso devastanti nelle famiglie. Se è vero che entrambi i sessi ne sono colpiti e che la ludopatia può manifestarsi a qualsiasi età (le donne, in generale, sono più numerose fra chi contrae il vizio tra i 40 e i 50 anni), la grande maggioranza dei soggetti che ne risultano malati sono maschi e giovani. Il quadro tipico, anche se non esclusivo, della persona affetta da ludopatia, è quello di un giovane maschio iperattivo, sovraeccitabile, assai competitivo, facile preda della noia. Una personalità umorale, soggetta a frequenti sbalzi d’umore, caratteristica questa destinata ad accentuarsi o esasperarsi a causa dei successi e degli insuccessi al gioco, smaniosa di ottenere gratificazioni immediate. Incapace, cioè, di accettare il fatto che la ricompensa possa essere differita nel tempo. Questi soggetti sono spesse volte assai poco inclini ad elaborare convenientemente le frustrazioni che la vita invariabilmente presenta e, con altrettanta frequenza, alla anamnesi, rivelano problemi pregressi di carattere psichiatrico, problemi che comprendono l’abuso di farmaci o addirittura la dipendenza da droghe, il disagio familiare, turbe maniaco depressive. L’ingigantirsi del fenomeno è anche addebitabile all’offerta delle occasioni di gioco, enormemente più diffusa rispetto al passato. Se un tempo il gioco poteva avere anche una ricaduta positiva in quanto facilitava la socializzazione e stimolava l’attività cerebrale – a condizione però che rimanesse nell’alveo della competizione amicale senza assumere una deriva nevrotica –, oggi assistiamo al prevalere di un approccio al gioco decisamente disumanizzante. La diffusione capillare di internet e l’atteggiamento schizofrenico di uno Stato che da un lato condanna e dall’altro mette a disposizione un numero sempre crescente di giochi, favoriscono l’instaurarsi della patologia. Spesse volte il rapporto non è più quello tradizionale – quando ci si trovava con altri amici seduti a un tavolo – ma con una slot machine, con un “gratta e vinci” o con il web. E questo esaspera il problema dell’incomunicabilità. Inoltre, dato che l’abilità è del tutto bandita, ottunde le capacità critiche.
L’impatto di questa dipendenza – che si caratterizza anche con una tendenza alla negazione – può essere devastante, sia sul piano intrapsichico (perché colui che ne è colpito svilupperà sintomi come l’ansia, l’insonnia, il tabagismo, l’aggressività smodata, la depressione e l’instaurarsi di patologie psicosomatiche), sia sul piano relazionale ed economico.
La ludopatia ha infatti conseguenze economiche di solito ancora maggiori di quella che può essere causata dalla dipendenza della cocaina. Fondamentale è, a partire dai familiari, individuare innanzitutto il problema. Gli sbalzi d’umore, il ricorrere sistematicamente alla menzogna, la richiesta continua di denaro, il dimagrimento del conto in banca, i cookies che pubblicizzano il gioco d’azzardo, sono fra i segnali più frequenti che dovrebbero indurre i parenti a sospettare che si sia instaurata questa insidiosissima patologia. Altrettanto fondamentale è capire che difficilmente la dipendenza può essere risolta senza l’ausilio di un esperto. A livello regionale e comunale sono attivi centri specializzati nella cura di questi pazienti ed è a loro che con fiducia e sollecitudine debbono rivolgersi coloro che avvertono questo insaziabile desiderio potenzialmente autodistruttivo.
Genitori e insegnanti possono prima di ogni altro intercettare quei segnali spesso piccoli e impercettibili ma fondamentali per accorgersi di un disagio, di una noia o di una situazione che può favorire l’inizio di una ludopatia. Come genitori abbiamo il dovere di vigilare. Abbiamo gli strumenti per farcela e la volontà di non lasciare i nostri figli da soli.