«GIORNO DEL RICORDO: IL DOVERE DELLA MEMORIA PER LE NUOVE GENERAZIONI»

«GIORNO DEL RICORDO: IL DOVERE DELLA MEMORIA PER LE NUOVE GENERAZIONI»

Lunedì 10 febbraio si è commemorato il Giorno del Ricordo per «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale italiano».

Questo pezzo di storia italiana, però, spesso non si trova descritto nei testi scolastici e, peggio ancora, nella memoria collettiva. È la storia di tanti italiani fuggiti dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia al termine della Seconda guerra mondiale a causa della pulizia etnica delle milizie titine.

Sono passati quasi 80 anni da quei momenti terribili e tanti sono stati gli sforzi degli Esuli istriani, fiumani e dalmati per far riaffiorare questa pagina di storia italiana7 negata per decenni per motivi di politica internazionale.

Senza dubbio la Legge 92/2004 di istituzione del Giorno del Ricordo ha agevolato che ogni 10 febbraio si possa riportare sotto i riflettori i dolorosi eventi del confine orientale ma anche i valori di identità nazionale a cui gli Esuli istriani, fiumani e dalmati sono legati.

La denominazione “Giorno del Ricordo” porta con sé la possibilità, se non il dovere, di consultare il passato, di interrogarlo e di non dimenticarlo.

È fondamentale, quindi, che le foibe e l’esodo Giuliano Dalmata debbano essere spiegate e raccontate ai ragazzi e ai giovani perché possano comprendere una storia geopolitica ed etnica complessa.

I giovani sono il futuro del nostro Paese e hanno il dovere e l’obbligo di conoscere gli eventi e le tante pagine della storia d’Italia anche quelle forse considerate più scomode e di confine che videro, però, più di circa 350mila esuli come protagonisti.

Atteggiamenti negazionisti, infatti, ancora oggi avvengono come l’atto intollerabile accaduto sul sito della foiba di Basovizza proprio alla vigilia del Giorno del Ricordo. È fondamentale che quindi i ragazzi conoscano e ricordino.

Potranno, però, farlo solo con l’ausilio, anche nelle scuole, di chi è rimasto, degli esuli che, con le loro testimonianze, ravvivino la memoria di molti e narrino, con l’aiuto della comunità educante, ai più giovani ciò che è accaduto perché possano creare un futuro migliore.

E a livello nazionale? Quale iniziative sono state promosse? Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha incoraggiato le scuole a organizzare eventi commemorativi il 10 febbraio. Tra le iniziative proposte, vi sono state proiezioni di documentari, letture di testimonianze e dibattiti storici, con l’obiettivo di approfondire la conoscenza degli eventi legati al confine orientale.

Inoltre, il concorso nazionale “10 febbraio: nel marmo e nel bronzo. Itinerari storici in luoghi e spazi urbani delle città italiane alla ricerca della memoria delle terre della Frontiera Adriatica” ha promosso e ha invitato gli studenti a esplorare la storia italiana, focalizzandosi sui rapporti storici, geografici e culturali nell’area dell’Adriatico orientale. Questo concorso ha stimolato la produzione di elaborati in grado di valorizzare il patrimonio culturale degli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.

Le scuole paritarie e statali italiane hanno partecipato attivamente alle commemorazioni del Giorno del Ricordo, organizzando eventi per sensibilizzare gli studenti sulla tragedia delle foibe e sull’esodo giuliano-dalmata.

Alcuni comitati Agesc, seguendo le iniziative ministeriali e in collaborazione con i propri Istituti hanno proposto incontri con esuli nelle scuole sia per genitori che alunni.

Un esempio è stato l’incontro svoltosi presso la Scuola secondaria Figlie di Gesù di Verona dove il “nonno Stelio”, classe 1937, ha raccontato, invitato da docenti e comitato Agesc d’istituto, agli alunni delle classi seconda e terza la sua infanzia nella splendida Ragusa di Dalmazia.

Ma non solo, il signor Stelio ha reso partecipi i ragazzi, non senza commuoversi, narrando, in maniera chiara ed estremamente lucida, del viaggio rocambolesco, che lo vide protagonista insieme alla famiglia, da Ragusa a Trieste e poi a Milano per scappare dalla furia titina e poi delle difficoltà che i profughi come lui hanno dovuto superare in un’Italia che spesso, all’epoca, non li ha accettati o li ha additati negativamente.

L’intervento del signor Stelio è terminato con una frase che ha colpito i ragazzi: «Io sono fiero di essere raguseo ma ancora di più di essere italiano».

La possibilità di rendere viva la storia tramite le testimonianze, come quella del signor Stelio per il giorno del Ricordo e tante altre presentate anche per il giorno della Memoria, sono fondamentali perché, come diceva Primo Levi, «conoscere è necessario».

Margherita Siberna Benaglia
Vicepresidente nazionale

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Fonte: Avvenire