Genitori ostili e docenti malmenati: così si mette in crisi il carisma di entrambi

AGeSC propone di ricostruire una responsabilità educativa condivisa nell’interesse dei figli-studenti
Genitori ostili e docenti malmenati: così si mette in crisi il carisma di entrambi

AGeSC propone di ricostruire una responsabilità educativa condivisa nell’interesse dei figli-studenti. Sono 729.668 gli insegnanti in Italia, di cui 126.317 uomini e 603.351 donne, oltre l’80%. Hanno un’età media di 54 anni e prendono uno stipendio pari alla metà di quanto prenderebbero in Germania. Si sentono poco considerati, sia economicamente che socialmente. Sono perennemente nel mirino e considerati anche sfaticati a causa delle “lunghe” vacanze estive. Evidentemente nessuno tiene conto di quanto sia importante il loro lavoro, che fondamentalmente è quello di formare il futuro del Paese. La cronaca recente ha evidenziato episodi di violenza contro i docenti da parte di genitori: dalla prof. sfregiata a Napoli all’insegnante ipovedente malmenato a Palermo, dove la vendetta per il ritardo punito ha visto un altro padre spedire due malavitosi a picchiare il docente. Anche senza la cronaca nera, il livello di insofferenza dei genitori verso i docenti ha raggiunto livelli mai visti. Ma dove siamo arrivati? È la domanda che abbiamo posto a Cristina Danieli – psicologa e fondatrice di Domus Familiae Padre Daniele – per sapere innanzitutto cosa pensano gli insegnanti del loro lavoro: «Qualcuno è soddisfatto ma molti lo fanno per necessità. La demotivazione di base è dovuta anche alla convinzione che la formazione venga prima della programmazione, cosa mai prevista da nessuna riforma».

Come nasce il livello di intolleranza tra genitori e docenti? «Il conflitto nasce dal cambiamento culturale. Molti genitori hanno titoli, cioè sono diplomati e laureati e questo li induce a pensare di saper fare meglio del docente. In realtà manca al giorno d’oggi una figura di adulto, capace di assumersi responsabilità nei confronti del giovane. Mancano soggetti educanti capaci di fargli affrontare fatiche e limiti. Alla fine diventa una questione di potere: da una parte il potere di dare voti e dall’altra una sopravvalutazione della capacità genitoriale ». Che ricadute ha su bambini e adolescenti il comportamento di genitori che anziché condividere la responsabilità educativa sono diventati i “sindacalisti” dei figli? «Sicuramente una grande confusione. Il giovane è come un fiume, che tra argini protetti, deve arrivare al mare. In realtà, svalorizzato dal genitore che vuole appropriarsi anche delle competenze scolastiche, il docente sembra incompetente e il genitore diventa una figura confusa. Il ragazzo rimane solo e spesso perde ogni motivazione allo studio». Buona o mala scuola? «Mala scuola è quella che obbliga allo studio senza dare gli strumenti per imparare. Così fioriscono disagi e abbandono scolastico. La buona scuola invece è quella che trasmette allo studente la capacità di conoscere la realtà grazie a strumenti adeguati ». Che fare per ridare a docenti e genitori la dignità di educatori? «Occorre rimettere al centro l’educazione – exducere inteso come formazione della persona – da parte di entrambi, però insieme, per far emergere i talenti e favorire l’acquisizione di capacità anche per pianificare un progetto di vita».

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