Genitori della scuola cattolica alleati contro la maternità surrogata
Dopo la Conferenza internazionale di Roma, l’impegno continua. A fianco dei bambini e delle donneLa Conferenza internazionale che si è tenuta a Roma nei giorni del 5 e 6 aprile scorso sull’abolizione universale della maternità surrogata continua a generare echi e riflessioni. Sono stati due giorni intensi che hanno visto a confronto esperti ed attivisti di tutto il mondo insieme a rappresentanti femminili di tutti gli schieramenti politici italiani. Nelle testimonianze di vita come nelle argomentazioni degli esperti e dei politici, unanime è stato l’atteggiamento di condanna di tale pratica a causa delle molteplici violazioni di diritti che genera sul corpo delle donne e sui minori.
È stata una conferenza che ha voluto confrontarsi sia sulle evidenze scientifiche, che giuridiche ed economiche sia anche con delle testimonianze dirette; ascoltare, riflettere domandare chiarimenti, ha aiutato i partecipanti a considerare tutte le implicazioni e gli effetti che la diffusione di tale pratica ha generato e continua a generare.
Tantissime le perplessità e i dubbi emersi nel corso della Conferenza: già la sola proliferazione terminologica che viene usata a seconda delle circostanze per indicare tale pratica pone sospetti sulla bontà delle intenzioni: termini lessicali alternativi - quali “maternità surrogata”, “utero in affitto” o “gestazione per altri”, che evidenziano un aspetto piuttosto che un altro - sembrano voler evidenziare o camuffare azioni eticamente molto discutibili in modo da confondere le persone e anestetizzare le coscienze. Affinché possa essere fermato il ricorso alla maternità surrogata, i firmatari della Convenzione di Casablanca dei vari Paesi aderenti ora hanno davanti l’importante compito di continuare a sensibilizzare, nei singoli Paesi di appartenenza e nei consessi internazionali, sulla necessità di arrivare a stipulare un trattato internazionale di abrogazione della maternità surrogata. Il solo divieto operato dei singoli Stati non risulta efficace in quanto per raggiungere i propri scopi le coppie e gli uomini single possono comunque recarsi in Paesi in cui la maternità surrogata è legale o non regolamentata per avviare tale procedura alimentando il ricorso al turismo procreativo.
È fondamentale inoltre che gli Stati convergano sulla necessità di penalizzare le aziende che fungono da intermediari tra madri surrogate e genitori committenti. Il volume di affari che generano queste pratiche infatti è grosso e fa gola a molti.
È di pochi giorni fa la notizia che il Parlamento Europeo ha votato per il riconoscimento del diritto di aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Due temi differenti, apparentemente molto distanti tra di loro: da una parte l’esigenza di legittimare il diritto al figlio e dall’altra quella di legittimare il diritto a non avere figli anzi a sopprimerli. Entrambe le battaglie invocano il primato della libertà e dell’autonomia nelle scelte riproduttive. In nome della libertà di autodeterminazione peccano di una visione adultocentrica e narcisistica e non tengono in alcun conto del diritto alla vita di un altro essere umano, il concepito e delle conseguenze fisiche e psicologiche che generano tali pratiche sul corpo della donna.
Il primato della libertà non può essere considerato assoluto quando in gioco vengono violati i diritti e le libertà di altre persone. Né può essere assunto come cardine che orienta il diritto degli stati. È necessario rimettere al centro di tutte le scelte il valore e la dignità della persona umana e per questo anche di un etica nell’esercizio delle libertà.
Una dignità infinita, inalienabilmente fondata nel suo stesso essere, spetta a ciascuna persona umana, al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi. Questo principio, che è pienamente riconoscibile anche dalla sola ragione, si pone a fondamento del primato della persona umana e della tutela dei suoi diritti. Cita la dichiarazione Dignitas Infinita, promossa recentemente dal Dicastero per la dottrina della fede.
Una società evoluta è una società che ha una visione etica e della cura a 360° e non solo per determinati ambiti. Se continuiamo a non dare voce a chi non ha voce o a chi è povero non c’è vera libertà.
Emma Ciccarelli
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Fonte:Avvenire