“FEDE E CORAGGIO”: LA STORIA DI FRANZ E FRANZISKA JÄGERSTÄTTER IN UNA MOSTRA

Dal 5 al 12 febbraio al Collegio Guastalla di Monza e dal 10 al 15 febbraio all Fondazione Sacro Cuore di Milano è aperta la rassegna sui coniugi austriaci antinazisti
“FEDE E CORAGGIO”: LA STORIA DI FRANZ E FRANZISKA JÄGERSTÄTTER IN UNA MOSTRA

Ci sono storie che restano sconosciute ai più per tanto tempo e poi, d’improvviso, quando il mondo sembra averne più bisogno, ci vengono svelate, come stelle che nel buio intorno fanno più luce.

Ci sono vite nascoste che sono vite di santi e beati, testimoni della propria fede davanti alla forza della Storia, degli uomini. È il caso della vicenda umana di Franz Jägerstätter e di sua moglie Franziska. Due contadini austriaci che ebbero la ventura di vivere in un piccolo villaggio ai confini della Baviera e di sposarsi nel 1936 quando sul loro paese già si allungava l’ombra del predominio nazionalsocialista.

Solo due anni dopo la Germania di Hitler invaderà l’Austria proclamando l’Anschluss, il cosiddetto “ricongiungimento” alla patria tedesca. Franz, dopo aver svolto il servizio militare su ordine del nuovo regime, matura la convinzione che esso è contrario alla sua fede cristiana. Una fede fiorita proprio nell’amore coniugale e in virtù della quale rifiuta di partecipare ad una guerra di aggressione verso altre nazioni. Non accetta pertanto di prestare giuramento al Fürher e di partire per il fronte, facendo obiezione di coscienza.

Verrà per questo arrestato e detenuto in carcere, per essere infine decapitato il 9 agosto del 1943, lasciando la moglie Franziska e le quattro amate figlie.

Questa storia è raccontata da una mostra realizzata per la 45° edizione del Meeting di Rimini e dal titolo “Franz e Franziska. Non c’è amore più grande”.

Il titolo richiama la frase di Gesù riportata nel Vangelo di Giovanni: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici».

E viene da pensare che effettivamente Franz abbia dato la sua vita per quanti possono oggi trovare in lui un esempio concreto di cosa significhi essere liberi perché toccati dalla Verità.

«La verità vi renderà liberi», dice un altro passo evangelico e Franz lo fu fino alla fine, a imitazione del suo Signore. La Chiesa lo ha proclamato beato nel 2007 e in un’omelia dell’anno dopo, per la festa del Corpus Domini, Papa Benedetto XVI disse: «Chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte. Noi cristiani ci inginocchiamo solo davanti al Santissimo Sacramento, perché in esso sappiamo e crediamo essere presente l’unico vero Dio».

Franz non voleva inginocchiarsi al potere di Hitler, convinto che l’obbedienza alle autorità civili non possa significare un tradimento della propria coscienza sulla quale si fonda l’autentico rapporto con Dio. Questo principio verrà proclamato in seguito dal Concilio Vaticano II ma era un’opinione tutt’altro che diffusa all’epoca in cui maturò per Franz.

Al contrario l’obbedienza all’autorità e la difesa della patria erano considerate virtù. Dopo la guerra saranno in molti, in primis gerarchi e ufficiali nazisti responsabili di eccidi e crimini tremendi, ad autoassolversi adducendo la giustificazione di aver obbedito agli ordini dall’alto.

Ma Franz si chiederà: «Davvero queste autorità hanno davanti a Dio una responsabilità così grande e noi siamo incolpevoli?». La sua risposta sarà inequivocabile e lo porterà a rimanere inamovibile fino alla fine.

In tanti si chiedono come un contadino che aveva frequentato pochi anni di scuola ed era stato uno scavezzacollo da giovane, quando girava le fiere in sella a una moto, possa aver maturato uno spirito profetico e un coraggio così saldo. La mostra ce lo spiega accostandogli la figura di sua moglie. Franziska trasmetterà al marito una fede limpida, vissuta nel quotidiano mediante la consuetudine con la preghiera, l’eucaristia, il lavoro come sacrificio offerto a Dio. Franziska, dopo i dubbi iniziali, sosterrà il marito durante la prigionia mediante una corrispondenza in cui sempre lo conforta e lo rende partecipe della vita familiare. Anche dopo la sua morte la sua fedeltà sponsale sarà alimentata da un dialogo quotidiano interiore con il marito, come testimoniano amici e parenti. Sopporterà l’emarginazione di chi mal sopportava la diversità incarnata dal loro sacrificio e cercherà di ridurlo a una follia alimentata proprio dall’amore per la moglie. Tanto dolore sarà ripagato dalla beatificazione e gli anni successivi fino alla morte nel 2013 saranno per lei i più belli.

La mostra sarà al Collegio Guastalla di Monza, in viale Lombardia, 180 dal 5 al 12 febbraio organizzata dall’associazione genitori dell’Istituto mentre a Milano sarà visitabile nei giorni dal 10 al 15 febbraio presso la Fondazione Sacro Cuore in via Rombon 78, promossa dal comitato AGeSC provinciale di Milano; l'incontro pubblico di inaugurazione sarà lunedì 10 febbraio alle ore 21.00 sempre presso la Fondazione Sacro Cuore.
Qui i link per tutte le informazioni:
https://www.guastalla.org
https://sites.google.com/view/ilmestieredivivere-educazione/eventi

Umberto Palaia
Presidente Nazionale

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Fonte: Avvenire