Famiglia, ambiente, accoglienza e pluralismo educativo: quale Europa vogliamo?

La richiesta ai legislatori europei è quella di non lasciare cadere i principi fondamentali, di recuperarli e svilupparli traducendoli più chiaramente in regole comuni da praticare nei singoli paesi
Famiglia, ambiente, accoglienza e pluralismo educativo: quale Europa vogliamo?

Fra 37 giorni gli italiani saranno chiamati ad eleggere i propri rappresentanti europei. Ma quali richieste far loro? Ne abbiamo parlato con Giancarlo Frare, presidente nazionale Agesc. «Molte sfide ci aspettano: dalle prospettive per l’educazione in Europa in relazione al quadro politico che si verrà a configurare nel Continente allo spazio per le aspettative del mondo delle scuole pubbliche paritarie previsto nel 'contratto di governo' nazionale, passando per le difficoltà attraversate dalle scuole cattoliche specie per le secondarie di secondo grado (le vecchie scuole superiori) in crollo verticale e alle difficoltà a coinvolgere nella vita delle scuole le nuove generazioni di genitori».

Ma andiamo con ordine. In vista del rinnovo del Parlamento Ue, la Fafce (Federazione delle associazioni familiari cattoliche presenti nei Paesi dell’Unione europea) ha lanciato la campagna 'Vote for the Family', con la pubblicazione di un manifesto in dieci punti che l’esecutivo nazionale intende sostenere da subito, invitando tutti i livelli associativi a incalzare i candidati di tutti i partiti affinché dichiarino se intendono appoggiare e sostenere con concrete iniziative legislative i temi indicati nel manifesto attraverso politiche favorevoli alle famiglie ('Family mainstreaming'), inclusione, equilibrio tra vita professionale e domestica, ruolo dei genitori nella cura ed educazione dei figli. «Ognuno di noi – prosegue Frare – deve sentirsi impegnato nel sollecitare i candidati locali alle elezioni europee a sottoscrivere il manifesto impegnandosi realmente a favore della famiglia. Infine, serve un rinnovato impegno del mondo cattolico per sensibilizzare la società italiana sull’importanza del pluralismo educativo nel nostro Paese, specie in Italia Meridionale dove la chiusura di un liceo può privare una intera provincia della concreta libertà di scelta educativa.

A noi genitori spetta il compito di essere lievito e sale per favorire il cosciente impegno delle nuove generazioni a favore della proposta educativa fornita dalle scuole cattoliche paritarie». La paura – supportata anche delle analisi e dai sondaggi – è invece secondo monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, che a vincere possa essere il partito dell’astensionismo. «Personalmente, come tanti, credo nell’Europa.
Conosciamo le potenzialità per il futuro che questa Europa può riuscire a sviluppare, con caratteristiche che non sono quelle di Paesi come gli Stati Uniti d’America o quelli dell’Africa, ma sprigionano identità nazionali molto forti che spesso hanno trovato modo di contrapporsi e combattersi, ma proprio per portare sulla scena mondiale un cuore di pace è importante che un’Europa, unita o disunita , possa esserci a testimoniare una presenza fattiva non succube. L’Unione europea deve essere un soggetto non solo economico o militare ma in particolare culturale ». Ci sono fondamenti della cultura europea dai quali non si può prescindere rischiando di far retrocedere l’orologio della storia «e penso – continua Castellucci – ai grandi principi che la storia dell’uomo l’hanno fatta : la dignità della persona umana, la solidarietà, la sussidiarietà, penso anche ai grandi temi come la famiglia, l’ambiente, l’accoglienza. Su questi temi pur avendo opinioni diverse ci sono tante convergenze comuni».

La richiesta ai legislatori europei è allora quella di non lasciare cadere questi principi fondamentali, di recuperarli e svilupparli traducendoli più chiaramente in regole comuni da praticare nei singoli paesi e promuovere nel consesso comune. «Penso al principio della solidarietà che a volte viene lasciato in “proprietà” ad alcuni a scapito di altri per finire in taluni casi per perderlo perfino tra gli stati membri dell’Unione. A questa nuova Europa si chiede in particolare di essere autentica presenza culturale e continuare ad esserlo in coerenza con i suoi principi ispiratori e per tutto il mondo».

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